Complotto
contro Coop Lombardia
Le accuse del pm a Mr Esselunga
Bernardo Caprotti avrebbe acquistato un cd rom con intercettazioni illegali per finanziare una campagna diffamatoria contro il principale concorrente
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il significato del termine: Nel giorno in cui il Tribunale condanna a
3 anni per calunnia ai danni di un manager di Coop Lombardia due
investigatori privati (Fabio Quarta e Gianluca Migliorati) ex
fornitori di Coop con la loro società «Sis», la Procura di Milano
notifica al patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, un avviso di fine
indagini nel quale lo ravvisa «finanziatore d’una campagna
diffamatoria» contro Coop Lombardia tramite una «ricettazione»:
cioè attraverso «l’acquisto di un cd rom (ceduto da Quarta e
Migliorati) di telefonate illecitamente registrate sulla linea del
direttore della Coop di Vigevano, al fine di consentire» al
direttore e cronista di Libero, Maurizio Belpietro e Gianluigi Nuzzi,
«di sfruttarle per realizzare servizi contro Coop Lombardia,
concorrente commerciale di Esselunga».
Per
il pm Gaetano Ruta, infatti, Belpietro nel luglio 2009 chiese a
Caprotti di far lavorare i due investigatori privati che, reduci da
una burrascosa fine di lavoro con Coop Lombardia, a detta del
direttore avevano raccolto materiale (futura base di articoli) su
intercettazioni illecite nel 2004 sul centralino dei dipendenti di un
negozio Coop. E in effetti il 26 agosto 2009 Esselunga stipulò con
la società dei vigilantes due contratti da circa 700.000 euro l’anno
per alcuni supermercati Esselunga: così Caprotti «si intromise
nell’acquisizione del materiale (esaminato peraltro personalmente
nell’autunno 2009)», «comprando il cd di intercettazioni illecite
e permettendo ai giornalisti di ricevere tale materiale e realizzare
i servizi contro Coop Lombardia» con una serie di prime pagine del
13, 14 e 15 gennaio 2010 sulle telefonate (molte strettamente
personali) illecitamente intercettate del direttore della Coop di
Vigevano.
Caprotti
per il pm concorre nella «diffamazione» dell’allora dirigente
affari generali di Coop Lombardia, Daniele Ferrè, indagato dal pm
Francesca Celle dopo gli articoli ma assolto nel 2012 dalla giudice
Anna Zamagni «perché il fatto non sussiste», e poi parte civile
con l’avvocato Giacomo Lunghini nel processo di ieri ai due 007
privati. I giornalisti, difesi dall’avvocato Valentina Ramella
nella «ricettazione» con Caprotti, sono poi accusati di «calunnia»
per aver pubblicato il 14 gennaio 2010 una asserita fattura n.23 del
10 agosto 2009 emessa da una società di sicurezza verso Coop: un
«documento falso riprodotto», che «avrebbe dovuto attestare
l’esistenza di una operazione di ripulitura di un cd rom
commissionata dai vertici di Coop Lombardia e in particolare da
Ferrè», circostanza «in realtà mai avvenuta e funzionale solo ad
incolpare Ferrè di fatti da lui non commessi».
«Ho
studiato gli atti e ritengo l’accusa totalmente destituita di
fondamento», replica il legale di Caprotti, Ermenegildo Costabile,
«in quanto appare assolutamente sganciata dalle dichiarazioni di
tutte le persone ascoltate in indagini».Nel giorno in cui il
Tribunale condanna a 3 anni per calunnia ai danni di un manager di
Coop Lombardia due investigatori privati (Fabio Quarta e Gianluca
Migliorati) ex fornitori di Coop con la loro società «Sis», la
Procura di Milano notifica al patron di Esselunga, Bernardo Caprotti,
un avviso di fine indagini nel quale lo ravvisa «finanziatore d’una
campagna diffamatoria» contro Coop Lombardia tramite una
«ricettazione»: cioè attraverso «l’acquisto di un cd rom
(ceduto da Quarta e Migliorati) di telefonate illecitamente
registrate sulla linea del direttore della Coop di Vigevano, al fine
di consentire» al direttore e cronista di Libero, Maurizio Belpietro
e Gianluigi Nuzzi, «di sfruttarle per realizzare servizi contro Coop
Lombardia, concorrente commerciale di Esselunga».
Per
il pm Gaetano Ruta, infatti, Belpietro nel luglio 2009 chiese a
Caprotti di far lavorare i due investigatori privati che, reduci da
una burrascosa fine di lavoro con Coop Lombardia, a detta del
direttore avevano raccolto materiale (futura base di articoli) su
intercettazioni illecite nel 2004 sul centralino dei dipendenti di un
negozio Coop. E in effetti il 26 agosto 2009 Esselunga stipulò con
la società dei vigilantes due contratti da circa 700.000 euro l’anno
per alcuni supermercati Esselunga: così Caprotti «si intromise
nell’acquisizione del materiale (esaminato peraltro personalmente
nell’autunno 2009)», «comprando il cd di intercettazioni illecite
e permettendo ai giornalisti di ricevere tale materiale e realizzare
i servizi contro Coop Lombardia» con una serie di prime pagine del
13, 14 e 15 gennaio 2010 sulle telefonate (molte strettamente
personali) illecitamente intercettate del direttore della Coop di
Vigevano.
Caprotti
per il pm concorre nella «diffamazione» dell’allora dirigente
affari generali di Coop Lombardia, Daniele Ferrè, indagato dal pm
Francesca Celle dopo gli articoli ma assolto nel 2012 dalla giudice
Anna Zamagni «perché il fatto non sussiste», e poi parte civile
con l’avvocato Giacomo Lunghini nel processo di ieri ai due 007
privati. I giornalisti, difesi dall’avvocato Valentina Ramella
nella «ricettazione» con Caprotti, sono poi accusati di «calunnia»
per aver pubblicato il 14 gennaio 2010 una asserita fattura n.23 del
10 agosto 2009 emessa da una società di sicurezza verso Coop: un
«documento falso riprodotto», che «avrebbe dovuto attestare
l’esistenza di una operazione di ripulitura di un cd rom
commissionata dai vertici di Coop Lombardia e in particolare da
Ferrè», circostanza «in realtà mai avvenuta e funzionale solo ad
incolpare Ferrè di fatti da lui non commessi».
«Ho
studiato gli atti e ritengo l’accusa totalmente destituita di
fondamento», replica il legale di Caprotti, Ermenegildo Costabile,
«in quanto appare assolutamente sganciata dalle dichiarazioni di
tutte le persone ascoltate in indagini».
Da
IL Corriere Della Sera.it

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