Allarme scabbia al campo nomadi: corsa contro il tempo per evitare che l'epidemia esca da Castel Romano
di
Davide Desario per IL Messaggero.it
Una
corsa contro il tempo per evitare che scoppi un’epidemia di
scabbia. È quella che è scattata da quando l’ospedale San
Gallicano ha diagnostico nel giro di pochissimi giorni la malattia
infettiva a sette persone tutte residenti nel campo nomadi di Castel
Romano, uno dei grandi business della cupola romana di Carminati e
Buzzi, e ridotto in condizioni igienico sanitarie devastanti. A
lanciare l’allarme il servizio di Igiene e Sanità pubblica della
Asl Roma C che ha subito scritto al sindaco e all’assessore alle
politiche Sociali ma anche al prefetto e alla polizia municipale.
La
questione è tutt’altro che da sottovalutare. E per capirlo basta
leggere l’oggetto della lettera firmata dal direttore generale
della Asl Roma C, Carlo Saitto: «informativa sulle gravi condizioni
igienico-sanitarie riscontrate del Campo nomadi di Castel Romano».
La
lettera è datata 28 settembre e racconta di un villaggio per nomadi
certamente non degno di una Capitale europea dove in ogni momento c’è
il rischio che si inneschi un contagio difficilmente arginabile
soprattutto con malattie invettive come la scabbia che hanno bisogno
davvero di poco per essere trasmesse.
I
responsabili della Asl hanno avviato un’indagine epidemiologica e
una volta verificati i risultati hanno subito avviato tutte le
procedure per cercare di interrompere la catena di trasmissione della
malattia.
La
situazione del villaggio di Castel Romano, che ospita quasi mille rom
di cui la metà sono minori in età scolare che la mattina prendono
il bus del Comune che li porta negli istituti della Capitale, non
aiuta. Anzi. E la conferma arriva dal rapporto degli ispettori che
hanno visitato il campo scortati dai vigili urbani.
Una
lista di disservizi, inefficienze, degrado da far venire i brividi. I
residenti del campo, da quanto scrive la Asl, non hanno l’acqua
potabile poichè l’erogazione sarebbe stata sospesa dal 18
settembre. Gli scarichi fognari non funzionano. All’interno del
campo è presente una notevole quantità di ridiuti di diversa
natura. Nell’area è massiccia la presenza di topi e branchi di
cani randagi.
Ma
non solo. Il racconto degli ispettori rivela situazioni oltre
l’immaginazione: «E’ avvertibile - scrivono nero su bianco - un
odore nauseabondo riferibile alla possibile presenza di materiale
organico in decomposizione. Molti container sono in uno stato di
grave degrado al loro interno, esternamente si presentano in una
condizione di estrema fatiscienza, e non appaiono in possesso dei
minimi requisiti igienico-sanitari indispensabili per l’umana
dimora. Soprattutto considerando la presenza di bambini».
E
pensare che proprio qui, qualche mese fa, sono stati trovati trenta
finti-poveri: nomadi, con conti in banca da capogiro, che erano
riusciti a impossessarsi lo stesso di alcuni degli alloggi-container
realizzati dal Comune di Roma con una spesa di milioni di euro.

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