Senato, la task force sugli emendamenti: stamparli tutti costerebbe un milione di euro
IL segretario generale Serafin mobilita 150 addetti. I tomi peserebbero 80 tonnellate
Di
Dino Martirano per IL Corriere Della Sera.it
Elisabetta
Serafin è il segretario generale del Senato dal 2011 e per la prima
volta ha dovuto chiedere a funzionari, ingegneri, impiegati, addetti
alle segreterie delle commissioni, tipografi e informatici di Palazzo
Madama di modificare in corso d’opera il piano ferie di agosto per
selezionare e catalogare i 513.449 emendamenti presentati al testo
della riforma costituzionale del bicameralismo paritario: «In realtà
- si lascia sfuggire la dottoressa Serafin prima di ribadire che
preferirebbe non commentare in prima persona - si poteva rimandare il
lavoro ai primi di settembre ma i nostri funzionari hanno inteso
prendere il toro per le corna. E devo dire che c’è stata molta
disponibilità da parte di tutti».
Così,
se il senatore Roberto Calderoli (Lega) ha assoldato un esperto
informatico per sfornare dal computer oltre 500 mila emendamenti
(altri 6,5 milioni in preparazione per l’aula), gli uffici del
Senato hanno allestito una task force in 48 ore composta dal
vicesegretario generale Federico Toniato, dal funzionario della I
commissione Affari costituzionali Alessandro Goracci e dall’ingegnere
del servizio informatico Giampaolo Araco. Sono state allestite nuove
postazioni speciali di lavoro per chi ha ricevuto l’ingrato compito
di catalogare e selezionare 513.449 emendamenti: due schermi
collegati a un solo computer per trascinare «a pettine», da un file
all’altro, gli emendamenti di tutti i gruppi (circa 3 mila)
nell’indice naturale costituito da 15 cd consegnati alla
commissione da Calderoli con mezzo milione di proposte emendative.
Il
presidente del Senato Pietro Grasso, che ha voluto ringraziare per lo
sforzo tutti gli uffici coinvolti, è stato tenuto al corrente
dell’operazione «ferie di agosto» con una serie di dati
impressionanti. Una sola copia cartacea degli emendamenti (100 tomi
da 1.000 pagine ciascuno) pesa 2,5 tonnellate e costerebbe solo di
stampa 2.900 euro. Bene, a norma di regolamento (del 1971) il Senato
dovrebbe «di regola» stampare almeno 321 fascicoli degli
emendamenti, uno per ogni senatore. Così ragionando, però, i tomi
da stampare diventerebbero 32.100, le pagine impiegate 32 milioni e
100 mila per un peso complessivo di 80.290 chili (insopportabili dai
solai antichissimi di Palazzo Madama) e un costo stratosferico di
930.900 euro.
Il
segretario generale Elisabetta Serafin ha dunque preso i dati sul
budget annuale concesso per la stampa degli atti (681 mila euro già
largamente corrosi dai 50 mila emendamenti presentati da Calderoli e
dagli altri gruppi al testo dell’Italicum) e si è fatta due conti.
Per cui la linea più probabile sarà quella di offrire il massimo
dell’informazione a tutti i senatori utilizzando però il supporto
informatico mentre alla commissione presieduta dalla senatrice Anna
Finocchiaro verranno riservate le uniche copie cartacee. Il punto
sullo stato dell’arte verrà fatto domani quando la task force si
riunirà al Senato: l’obiettivo di produzione dei 150 addetti
coinvolti è quello di arrivare 50 mila emendamenti catalogati. Se
sarà raggiunto c’è un certo ottimismo nel rispettare la tabella
di marcia e arrivare così preparati all’appuntamento dell’8
settembre. Ma potrebbe essere tutto inutile se la mancanza di un
accordo politico facesse slittare il ddl direttamente in aula.
Perché non addebitare il costo a Calderoli visto
che lo prende come gioco con i soldi del popolo
italiano ?
Nessun commento:
Posta un commento