15 mag 2015

Venditti tifa Renzi: «Finalmente uno veloce. Sulla scuola fa bene, ma deve coinvolgere di più»

Venditti tifa Renzi: «Finalmente uno veloce. Sulla scuola fa bene, ma deve coinvolgere di più»

di Mario Ajello per IL Messaggero.it

Non solo «Compagno di scuola» e tante altre canzoni famosissime. Anche «Tortuga», l'ultimo disco di Antonello Venditti, parla della scuola, del suo liceo - il Giulio Cesare di Roma - e del bar lì di fronte dove «Nietzsche e Marx si davano la mano, e parlavano insieme dell'ultima festa e del vestito nuovo».
Antonello, le piace questa riforma della scuola?
«Non l'ho letta tutta. Comunque gli anni del mio liceo erano un inferno rispetto a questi. C'era la classe docente, lontana e staccata da tutto, un mondo a sè. C'erano gli studenti, soli davanti agli insegnanti. E le famiglie completamente fuori dalla scuola. Adesso, mettere in comunicazione queste tre componenti fondamentali, più i bidelli e tutti gli altri che vivono nella comunità scolastica, mi sembra una cosa confortante. Ci siamo finalmente posti il problema che la situazione di un Paese si vede da poche cose: e una di queste è la scuola».
Si può cambiare la scuola?
«Qualora ci fosse una scuola come edificio, direi di sì».

La ristrutturazione e l'adeguamento dell'edilizia scolastica infatti sono una priorità.
«A me, sembrano cose importantissime. Dobbiamo cominciare dai luoghi della scuola, poi da come si sta nella scuola e poi da quello che ci si aspetta dalla scuola. Io penso ancora che il fine della scuola sia culturale. E che quindi, fino a una certa età, si debba studiare senza pensare a ciò che si farà da grandi. Io il liceo lo intendo così. Le specializzazioni verranno dopo».


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