Bersani:
“Mi batto per un Pd ulivista
mentre c’è chi si diverte a
dividere”
L’ex
segretario: “Ho fatto campagna elettorale per le amministrative più
di ogni altro. L’Italicum? Inaccettabile perché non dà sovranità
ai cittadini”
A
marezza, preoccupazione, ma nessuna intenzione di arretrare di un
millimetro sulle questioni «squisitamente politiche» che ha messo
sul tavolo della discussione. L’ex segretario del Pd Pier Luigi
Bersani, dopo aver letto quanto ha detto il premier Matteo Renzi dal
Giappone sull’Italicum – «non si cambia» -, dice che non si
stupisce. «Sono stato sostituito in Commissione, insieme ad altri,
perché avevo obiezioni sulla legge elettorale, quindi nulla di
nuovo…». E alla fine di questa lunga intervista le distanze dalla
maggioranza del Pd restano intatte.
Ammetterà
che l’ultima critica che lei ha mosso – sulle 10-15 persone che
contano che si stanno aggiustando le cose con il governo e in cambio
fanno applausi attraverso i giornali – è pesante. Le sembra poco?
«È
l’osservazione del paesaggio. Essendo sul campo da molti anni mi
accorgo quando questo capitalismo italiano ha bisogno di
riorganizzare le sue cose e di non essere disturbato. È un istinto a
tenersi affiancati fra sistema politico e sistema economico con il
risultato di non guardare spesso la realtà e dirsi reciprocamente
che tutto va bene quando invece i problemi sono acuti. Nel tempo
questo atteggiamento può diventare elemento di pericolo. C’è
troppo conformismo nei confronti della situazione, non lo dico per
polemica, ma come un avviso ai naviganti».
Bersani,
c’è qualcosa che va bene? Il quadro che traccia è sempre fosco…
«L’Italia
ha ancora dei problemi, di natura economica e sociale, relativi al
tema del lavoro e dei redditi, della protezione sociale e a una
dinamica dell’allargamento della forbice della diseguaglianza. Se
la si vive come una polemica, vuol dire non si vuole prendere atto di
un problema che c’è».
Che
risponde al senatore Andrea Marcucci che, riferendosi alle sue
dichiarazioni, parla di una insana tendenza all’autogol?
«Sono
esterrefatto. Marcucci e compagnia dovrebbero ringraziarmi, cerco di
tenere nel Pd anche chi percepisce il disagio. Se interpretano anche
questo come autogol vuol dire che non vedono la realtà».
Non
le sembra che le critiche più dure al Pd arrivino dal Pd più che
dagli altri partiti?
«Ma
è l’Unità che vede questo?»
È
quello che raccontano gli altri giornali ogni giorno.
«Credo
di aver fatto campagna elettorale per queste amministrative più di
ogni altro, vado a chiedere i voti per il Pd, con i miei argomenti e
mi sembra che i miei argomenti riescano a convincere buona parte di
questo partito. Ogni volta ripeto che si deve restare nel Pd con una
buona dialettica. Sono io quello che fa polemica? Quando c’è
polemica nel Pd non sarà che c’è un gruppo dirigente che se la
prende con un pezzo di Pd? Chi dirige deve tenere assieme, non deve
non dividere. Io faccio lo sforzo di tenere assieme, di fronte a un
gruppo dirigente che si diverte a dividere».
Renzi
dal Giappone risponde: l’Italicum non si tocca. Quindi, che
succede, visto che per lei è una condizione per votare Sì al
referendum?
«Non
mi meraviglio della risposta. Insieme ad altri sono stato sostituito
in commissione perché avevo obiezioni sull’Italicum. So bene come
la pensa Renzi, ma sono convinto che procedere così per quattro mesi
significhi fare una riforma a prezzo di un solco difficilmente
colmabile nell’area democratica. Se vogliamo dividere l’Italia
tra l’Italia del “Sì”e l’Italia del “No”, rischiamo di
prendere una strada che provocherà un mare di problemi e non aiuterà
il Paese. Io ho suggerito un modo diverso con il quale il “Sì”
può rivolgersi al “No”. Le norme che sono state votate, con
tutti i difetti che hanno, sono comunque un passo avanti se
accompagnate con l’elezione diretta dei senatori, ma sono in
dissenso radicale con la conduzione politica di questa battaglia.
Sommare i destini di un governo a quelli di una Costituzione crea un
precedente non accettabile, fuori dal nostro sistema e con l’aria
che tira in Europa può, in prospettiva, creare guai seri al Paese».
Le
chiedo: c’è un modo per accorciare le distanze?
«Quello
che sto dicendo lo dico per trovare una strada che unisca. L’Italicum
è una legge inaccettabile per il fatto che non dà sovranità ai
cittadini e si propone di garantire la governabilità sacrificando la
rappresentanza in un momento in cui in Europa e in Italia c’è
bisogno di essere flessibili. Dopo di che, se mi si viene a dire che
è ora di smetterla perché abbiamo avuto 63 governi io rispondo: è
colpa delle leggi elettorali? L’ultimo governo è caduto per le
leggi elettorali?».
Cacciari
dice che nel fronte del No ci sono quelli che hanno fallito per 40
anni…
«Il
fallimento di 40 anni? Ma questa retorica di 40 anni buttati via da
dove nasce? Noi, che siamo eredi del buono che c’è stato in questo
Paese, adesso facciamo in coro la condanna di quello che questo Paese
ha fatto? Come si può dire che 63 governi non hanno fatto nulla? Ci
sono stati limiti, errori, ma questo è un Paese che ha fatto passi
avanti, progressi. È tutto fallimento in attesa del Messia? Noi
stessi, per esempio, abbiamo cambiato già la Costituzione col Titolo
V facendo qualche errore. Un vero fallimento, ad esempio, è che non
siamo riusciti a cambiare i regolamenti di Camera e Senato. In due
anni, alla Camera, abbiamo fatto 70mila votazioni e al Bundestag 80.
Cerchiamo di essere meno sbrigativi e di non fare “ante Christum
natum, post Christum natum”. Per favore…».
La
moratoria delle polemiche interne sembra una chimera…
«Io
terrò testardamente la linea di un Pd ulivista con l’idea che il
nostro Paese non può sopportare divisioni. Per me questa è una
moratoria quotidiana. Se invece si continua con atteggiamenti
muscolari e divisivi e non si accetta di discutere con le ragioni
degli altri, continuando sulla strada dell’ambiguità, non si va da
nessuna parte. Le faccio un esempio pratico: a Bologna, dove
vinceremo le elezioni e le vinceremo bene, c’è in lista una
giovane che si è fatta le ossa con l’antimafia: come sta assieme
con la circostanza che abbiamo fatto un matrimonio con Verdini e
quindi con D’Anna che insulta Saviano e Capacchione? Pongo questa
domanda e aspetto risposte».
La
scelta, quindi, sarebbe Bersani o Verdini?
«Qui
non è questione di nomi, stiamo parlando del profilo di un partito.
Quel che mi colpisce non è Verdini, è il fatto che ogni 48 ore il
nostro segretario giustifichi l’alleanza con Verdini. Fa
impressione. Forse ha intenzione di fare un’altra cosa?».
Lei
sa quanti annunciano che sta pensando di andare via dal Pd. Questo
voleva dire con quel “Io non ci sto”?
«Prima
di me se ne vanno altri. Io parlo in nome del Pd per come lo
concepisco io. “Non ci sto” vuol dire che non ci sto, non ho
niente da chiedere, si aspettino però che non mollerò, continuerò
la mia battaglia in nome di un Pd ulivista».
È
stato un errore far partire la campagna referendaria adesso?
«Assolutamente
sì, in piena campagna per le amministrative si creano più problemi
che opportunità. Stiamo confondendo la nostra gente, tra i nostri
elettori ci sono sensibilità diverse».
Sarà
anticipato il congresso, è questo che rende ancora più aspra la
polemica interna?
«Un
congresso è necessario, se si vuole fare in autunno dovremmo già
essere all’opera. Dovremmo cioè garantire che sia un congresso
serio perché per come vedo messo il partito, non vorrei che si
finisse su tutte le gazzette locali per questo o quell’episodio».
Stefano
Fassina e Alfredo D’Attorre la invitano a sfilarsi e lavorare a una
nuova sinistra.
«L’Italia
ha bisogno di un centrosinistra, il centrosinistra di un Pd che
sappia organizzare un campo. Se non ci fosse speranza nel Pd non ci
sarebbe speranza per il centrosinistra. A queste sollecitazioni
rispondo “no”. Quelli che danno per perso il Pd danno per perso
il centrosinistra, che invece resta la sola chiave politica per il
futuro democratico del Paese».
di
Maria Zegarelli per L' Unità.TV
Caro Bersani ora ci vieni a raccontare
la barzelletta dell' Ulivo ?
che tu vuoi unire ? Ma credi sul serio che la base sia davvero rincretinita e di non aver capito che il tuo unico scopo è avere una rivalsa su Renzi , il tuo astio giornaliero contro questo governo con uscite dementi tutte indirizzate a ostacolare sia il governo che la segreteria di Renzi . Credi che non abbiamo capito quali consigli dai al buon Speranza per uscire con comunicati sempre più duri e posso ormai dirlo vigliacchi contro la maggioranza del PD, ora che ti rendi conto che anche la base ti abbandona , cerchi di rivoltare la frittata dicendo che
“Mi batto per un Pd ulivista
mentre c’è chi si diverte a dividere”
Ma
voglio dire ,pensi proprio che noi della base siamo esseri
che
sono senza comprendonio o degli stolti ?
Guarda
che abbiamo capito benissimo il tuo unico scopo, ossia
distruggere
la Segreteria e con essa il governo
Renzi
che in questo momento ti sta
dando
lezioni di come si deve portare avanti un
partito
e in una situazione lasciata da te e da i tuoi compari
veramente
difficile ....nonostante tutto questo tu e altri
come
te ( pochi) remate contro con odio e voglia di rivalsa
Questo governo sta dimostrando che con meno personalismo e
voglia di potere infinita come la tua porta sicuramente
nella
cesta inesorabile del dimenticatoio e vi assicuro sarete
ricordati
solo per il male che avete fatto e che ancora cercherete
di
fare a questo PD che sta riportando l' Italia al suo posto
privilegiato
in questo pianeta.
Saluti
da Dino Monti