L’umanità
nascosta dietro la
guerra, su un’isola del Trasimeno
“La
scelta”, il romanzo di Giovanni Dozzini, racconta una storia
realmente accaduta nel 1944
Tutta
la Seconda guerra mondiale in poco più di una settimana, con le sue
paure, i suoi morti, i suoi misteri, le sue rappresaglie, i suoi
occupatori, i suoi perseguitati, la sua liberazione. Perfino i suoi
amori. È quello che hanno vissuto gli abitanti di un’isola nel
lago Trasimeno dal 13 al 21 giugno 1944 e che Giovanni Dozzini
racconta magistralmente in un romanzo, La scelta (edito da
Nutrimenti), nel quale le scelte narrative avvolgono senza travolgere
la realtà del tempo. Martedì il libro sarà presentato dall’autore
a Roma.
Dozzini
non nasconde le ambiguità tipiche della guerra e – soprattutto –
delle piccole comunità, dove i ruoli si confondono e finiscono per
essere travolti da un senso di condivisione e di familiarità che
prevale. Non amplifica oltremodo il dolore, rendendolo piuttosto in
maniera realistica e quasi disincantata, quando lo lascia osservare
agli occhi dei bambini, i più efficaci narratori di questo romanzo
corale. Non esalta gli eroi e non giudica i ‘cattivi’, nonostante
siano ben chiari i pregi degli uni e le terribili colpe degli altri.
Ma è l’umanità che prevale, con le sue inevitabili
contraddizioni.
dozziniLa
storia, come detto, si sviluppa in pochi giorni. Il fronte alleato si
avvicina e le truppe tedesche, spaventate e incattivite, non si
limitano più a sbarcare nell’isola per requisire i pesci tirati su
dalle reti durante le nottate di lavoro degli abitanti, ma diventano
aggressivi, nervosi, finché ci scappano i primi morti, da una parte
e dall’altra. E allora inizia la paura, quella vera. Quella che
fino ad allora era rimasta dall’altra parte del lago. E si inizia a
guardare in maniera diversa a quel gruppo di ebrei nascosti al
Castello, montano i dubbi: continuare a proteggerli costituisce senza
dubbio un pericolo, ma è anche l’ultimo appiglio per mantenere un
legame fraterno con un mondo ‘esterno’ che sembra impazzito. Ecco
allora che arriva la scelta, che può tormentare, ma che non può che
essere quella giusta.
È
un romanzo carico di realismo, di una coralità all’interno della
quale emergono i punti di riferimento della comunità. Su tutti
“don”, il sacerdote che regola la vita dell’isola ancora più
dei rappresentanti ufficiali del fascismo (che in realtà in nulla si
mostrano in linea con il regime) e che rappresenta la trasposizione
romanzata di don Ottavio Posta, il parroco di Isola Maggiore nominato
nel 2011 Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem, l’ente nazionale
per la memoria della Shoah di Israele.
Su
tutto c’è l’acqua, che per un villaggio isolano non può che
essere protagonista di ogni aspetto della vita. Quello stesso lago
che ha consentito fino a quel momento di vedere la guerra con
distacco, diventa improvvisamente insieme immagine di morte e fonte
di paura (del ritorno dei tedeschi), di rifugio (per gli uomini che
fuggono), di speranza (per l’arrivo degli Alleati), di ritorno alla
normalità (il lattaio che porta i rifornimenti, la pesca).
di
Rudy Francesco Calvo per L' Unità.TV
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