Piante
con il Dna modificato per
illuminare gli ambienti
Le
sperimentazioni della startup israelo-americana Glowing Plant: le
modifiche sono progettate al computer, il Dna viene prodotto con una
speciale stampante laser 3D, e poi inserito nella pianta con una
«pistola genetica»
di
Maria Rosa Pavia per Corriere Della Sera Innovazione.it
Omri
Amirav Drory vede il Dna delle piante come un codice informatico. Da
manipolare per ottenere performance migliori. Sul parallelismo tra
biologia e informatica, ha fondato la Genome Compiler, azienda che
ruota attorno a un software - un compilatore del genoma - che
consente di progettare prima sul pc gli interventi da effettuare sui
geni. Un visionario che ama la biologia dai tempi della scuola.
Amirav Drory è consulente di una società che potrebbe cambiare
radicalmente il modo in cui intendiamo l’illuminazione: Glowing
Plant. La startup, finanziata su Kickstarter, realizza vegetali
bioluminescenti in modo hi-tech: le modifiche sono progettate al
computer, il Dna viene prodotto con una speciale stampante laser 3D,
e poi inserito nella pianta con una «pistola genetica» (Gene Gun).
Omri Amirav Drory - che vive a San Francisco ed è nato in Israele -
ci ha spiegato perché la gente, e l’Europa, non dovrebbe avere
paura degli organismi geneticamente modificati.
Esplora
il significato del termine: Cosa direbbe a chi ha paura delle
manipolazioni genetiche? «Gli uomini hanno manipolato le cose
viventi per migliaia di anni. In passato con la selezione, adesso si
può fare in modi più accurati e sicuri. Abbiamo bisogno di
migliorare la rendita del raccolto per nutrire più di nove miliardi
di persone e fronteggiare i cambiamenti ambientali. La natura è il
più grande ingegnere genetico – molte specie modificano il codice
genetico delle altre – quindi perché non dovremmo farlo noi?».
Quali
potrebbero essere i vantaggi ambientali? «L’abilità di creare
piante che possono crescere con meno acqua e in condizioni più
difficili sarà cruciale per il nostro futuro e la nostra abilità di
nutrire tutte le persone del mondo. Attualmente, la nostra civiltà
si poggia su risorse finite di petrolio, carbone e gas naturale per
produrre molte cose (sostanze chimiche, farmaceutiche, plastiche,
energia, combustibili). Programmando meglio le cose viventi possiamo
creare tutti questi prodotti in maniera sostenibile attraverso la
biologia».
Quali
nazioni sono più aperte all’ingegnerizzazione genetica? «Gli
Stati Uniti sono la nazione più aperta a questa tecnologia – come
regolamenti e mentalità. L’Europa ha leggi molto severe che
impediscono, per esempio, di inviarvi le Glowing Plant. In generale,
queste norme danneggiano l’innovazione della biotecnologia nel
Vecchio Continente. Questo secolo sarà tutto incentrato sul creare
cose nei sistemi viventi e l’Europa rimarrà al palo a causa delle
regole e della percezione pubblica dell’ingegnerizzazione
genetica».
In
che modo l’informatica può aiutare la biologia? «La biologia è
solo un’altra tecnologia dell’informazione. Anziché essere
codificata in uno e zero, lo è con a, t, g e c (adenina, timina,
guanina, citosina, n.d.r.): le basi azotate del codice genetico. I
passi avanti nell’informatica e nella robotica stanno rendendo
possibile e accelerando la lettura, la scrittura e la codificazione
nel Dna».
Quali
sono le nuove frontiere nella manipolazione umana delle piante?
«L’ingegnerizzazione genetica con il nuovo sistema CRISPR/CAS9
consentirà agli scienziati di fare cambiamenti specifici ai genomi
delle piante. In particolare, permettendo di aggiungere interi
percorsi metabolici e non un gene alla volta com’è stato fatto in
passato».
Riguardo
a Glowing Plant, un giorno sarà possibile illuminare le strade con
alberi bioluminscenti? «Sì! Abbiamo già una prima generazione di
glowing plants che brillano in una stanza oscura. Il team sta
lavorando duramente per migliorare la luminosità e consentire il
sistema in più specie».Cosa direbbe a chi ha paura delle
manipolazioni genetiche? «Gli uomini hanno manipolato le cose
viventi per migliaia di anni. In passato con la selezione, adesso si
può fare in modi più accurati e sicuri. Abbiamo bisogno di
migliorare la rendita del raccolto per nutrire più di nove miliardi
di persone e fronteggiare i cambiamenti ambientali. La natura è il
più grande ingegnere genetico – molte specie modificano il codice
genetico delle altre – quindi perché non dovremmo farlo noi?».
Quali
potrebbero essere i vantaggi ambientali? «L’abilità di creare
piante che possono crescere con meno acqua e in condizioni più
difficili sarà cruciale per il nostro futuro e la nostra abilità di
nutrire tutte le persone del mondo. Attualmente, la nostra civiltà
si poggia su risorse finite di petrolio, carbone e gas naturale per
produrre molte cose (sostanze chimiche, farmaceutiche, plastiche,
energia, combustibili). Programmando meglio le cose viventi possiamo
creare tutti questi prodotti in maniera sostenibile attraverso la
biologia».
Quali
nazioni sono più aperte all’ingegnerizzazione genetica? «Gli
Stati Uniti sono la nazione più aperta a questa tecnologia – come
regolamenti e mentalità. L’Europa ha leggi molto severe che
impediscono, per esempio, di inviarvi le Glowing Plant. In generale,
queste norme danneggiano l’innovazione della biotecnologia nel
Vecchio Continente. Questo secolo sarà tutto incentrato sul creare
cose nei sistemi viventi e l’Europa rimarrà al palo a causa delle
regole e della percezione pubblica dell’ingegnerizzazione
genetica».
In
che modo l’informatica può aiutare la biologia? «La biologia è
solo un’altra tecnologia dell’informazione. Anziché essere
codificata in uno e zero, lo è con a, t, g e c (adenina, timina,
guanina, citosina, n.d.r.): le basi azotate del codice genetico. I
passi avanti nell’informatica e nella robotica stanno rendendo
possibile e accelerando la lettura, la scrittura e la codificazione
nel Dna».
Quali
sono le nuove frontiere nella manipolazione umana delle piante?
«L’ingegnerizzazione genetica con il nuovo sistema CRISPR/CAS9
consentirà agli scienziati di fare cambiamenti specifici ai genomi
delle piante. In particolare, permettendo di aggiungere interi
percorsi metabolici e non un gene alla volta com’è stato fatto in
passato».
Riguardo
a Glowing Plant, un giorno sarà possibile illuminare le strade con
alberi bioluminscenti? «Sì! Abbiamo già una prima generazione di
glowing plants che brillano in una stanza oscura. Il team sta
lavorando duramente per migliorare la luminosità e consentire il
sistema in più specie».
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