Renzi chiama, il Pd risponde: una mobilitazione per dimostrare che il partito c’è
Dai
banchetti del 5-6 dicembre alla risposta alle opposizioni: “Non
insultate gli italiani”. L’analisi dell’eNews inviata ieri sera
dal premier
Mille
banchetti per dire “Italia, coraggio!”. La mobilitazione del Pd
del 5 e 6 dicembre prende sempre più forma: al Nazareno le riunioni
operative sono all’ordine del giorno, mentre i territori si stanno
già muovendo. Ecco allora che lo slogan annunciato ieri da Matteo
Renzi nella sua eNews di
ieri sera assume un significato politico chiaro: “Non ci
faremo rinchiudere dalla paura. Tutti fuori, con mille banchetti
nelle piazze di tutta Italia per ascoltare i commenti dei cittadini,
raccogliere idee e mostrare i tanti risultati dell’azione di
governo”.
In
queste parole c’è tutto l’orgoglio del Pd, la volontà di
mostrare plasticamente la forza di un partito che – nonostante le
difficoltà emerse negli ultimi tempi – è vivo e appare ancora
come l’unica forza politica del Paese in grado di organizzare
un’iniziativa di questa portata. Renzi parla di 659 banchetti
pronti a essere allestiti, ma fonti dell’organizzazione del Pd
riportano numeri più aggiornati, con cifre che superano quota 800.
Nel dettaglio, Milano, Napoli e Torino hanno già superato il
centinaio di postazioni preallertate, Firenze sta oltre le 70, mentre
a Genova sono arrivati a una cinquantina. E in Emilia-Romagna è gara
tra Bologna, Modena e Reggio. I Democratici provano a essere
d’esempio a tutti gli italiani, a rompere il muro della paura
dettata dal terrorismo e quello della sfiducia, provocata da una
crisi economica dalla quale finalmente si è imboccata la via
d’uscita. “A testa alta, senza paura”, scrive Renzi.
È
un segretario che riprende in mano le redini del partito, lo invita a
confrontarsi con gli italiani “con centinaia di parlamentari,
consiglieri regionali e sindaci che staranno in mezzo alla gente”,
mentre sia l’Unità che Unità.tv prepareranno
iniziative apposite per seguire la mobilitazione. Che, ovviamente,
vedrà unito tutto il Pd. Un altro segnale cui Renzi tiene
particolarmente, visto anche che il fine settimana successivo sarà
segnato dalle due manifestazioni parallele della Leopolda e della
minoranza interna.
Renzi
coglie l’occasione dell’eNews –
diventata molto più frequente negli ultimi tempi, con appuntamenti
tornati a essere settimanali – per fare il punto sulla crisi
internazionale e la posizione dell’Italia. “Lucidità e nervi
saldi” sono i principi utilizzati dal governo, per provare a
mettere in campo “una visione che vada oltre la quotidianità”.
Il premier ribadisce che “prima di decidere interventi militari,
occorre avere una chiara strategia sul dopo. Ecco perché noi
manteniamo i nostri impegni cercando di rafforzare il coordinamento
di tutti gli alleati della coalizione internazionale”. Più che
alle armi, insomma, è alla diplomazia che il presidente del
Consiglio guarda, senza comunque tirarsi indietro rispetto agli
impegni presi con la Francia e con gli altri Paesi alleati: “Dal
Libano all’Afghanistan, dall’Iraq alla Somalia, fino ai Balcani,
l’Itaila – ricorda – è uno dei Paesi con il maggior numero di
soldati all’estero. Ma questa nostra presenza non può essere
scollegata da una strategia”.
E
se all’estero Renzi rilancia le armi del dialogo, per quanto
riguarda il fronte interno ricorda gli impegni presi nei giorni
scorsi dalla sala degli Orazi e dei Curiazi a Roma: “Per ogni euro
speso in sicurezza, occorre investire un euro in cultura. Per ogni
euro speso in polizia, occorre investire un euro in educazione. Per
ogni nuova telecamera che ci controlla, occorre un campo di calcetto
in periferia. Per ogni ristrutturazione di una caserma, vogliamo
ristrutturare un teatro”.
Infine,
il consueto “pensierino della sera” dedicato questa volta alle
opposizioni. A chi l’accusa di varare provvedimenti “per
comprarsi il voto degli italiani” (dall’abolizione delle tasse
sulla prima casa al bonus ai diciottenni, tanto per fare degli
esempi), il presidente del Consiglio replica: “Gli italiani non si
fanno comprare. Votano sulla base delle proprie speranze e delle
proprie emozioni, non sulla base di un bonus. Chi ritiene che gli
italiani si facciano comprare, non insulta me, ma insulta gli
italiani”.
Da
http://www.unita.tv

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