28 nov 2015

Renzi chiama, il Pd risponde: una mobilitazione per dimostrare che il partito c’è

Renzi chiama, il Pd risponde: una mobilitazione per dimostrare che il partito c’è

Dai banchetti del 5-6 dicembre alla risposta alle opposizioni: “Non insultate gli italiani”. L’analisi dell’eNews inviata ieri sera dal premier


Mille banchetti per dire “Italia, coraggio!”. La mobilitazione del Pd del 5 e 6 dicembre prende sempre più forma: al Nazareno le riunioni operative sono all’ordine del giorno, mentre i territori si stanno già muovendo. Ecco allora che lo slogan annunciato ieri da Matteo Renzi nella sua eNews di ieri sera assume un significato politico chiaro: “Non ci faremo rinchiudere dalla paura. Tutti fuori, con mille banchetti nelle piazze di tutta Italia per ascoltare i commenti dei cittadini, raccogliere idee e mostrare i tanti risultati dell’azione di governo”.
In queste parole c’è tutto l’orgoglio del Pd, la volontà di mostrare plasticamente la forza di un partito che – nonostante le difficoltà emerse negli ultimi tempi – è vivo e appare ancora come l’unica forza politica del Paese in grado di organizzare un’iniziativa di questa portata. Renzi parla di 659 banchetti pronti a essere allestiti, ma fonti dell’organizzazione del Pd riportano numeri più aggiornati, con cifre che superano quota 800. Nel dettaglio, Milano, Napoli e Torino hanno già superato il centinaio di postazioni preallertate, Firenze sta oltre le 70, mentre a Genova sono arrivati a una cinquantina. E in Emilia-Romagna è gara tra Bologna, Modena e Reggio. I Democratici provano a essere d’esempio a tutti gli italiani, a rompere il muro della paura dettata dal terrorismo e quello della sfiducia, provocata da una crisi economica dalla quale finalmente si è imboccata la via d’uscita. “A testa alta, senza paura”, scrive Renzi.
È un segretario che riprende in mano le redini del partito, lo invita a confrontarsi con gli italiani “con centinaia di parlamentari, consiglieri regionali e sindaci che staranno in mezzo alla gente”, mentre sia l’Unità che Unità.tv prepareranno iniziative apposite per seguire la mobilitazione. Che, ovviamente, vedrà unito tutto il Pd. Un altro segnale cui Renzi tiene particolarmente, visto anche che il fine settimana successivo sarà segnato dalle due manifestazioni parallele della Leopolda e della minoranza interna.
Renzi coglie l’occasione dell’eNews – diventata molto più frequente negli ultimi tempi, con appuntamenti tornati a essere settimanali – per fare il punto sulla crisi internazionale e la posizione dell’Italia. “Lucidità e nervi saldi” sono i principi utilizzati dal governo, per provare a mettere in campo “una visione che vada oltre la quotidianità”. Il premier ribadisce che “prima di decidere interventi militari, occorre avere una chiara strategia sul dopo. Ecco perché noi manteniamo i nostri impegni cercando di rafforzare il coordinamento di tutti gli alleati della coalizione internazionale”. Più che alle armi, insomma, è alla diplomazia che il presidente del Consiglio guarda, senza comunque tirarsi indietro rispetto agli impegni presi con la Francia e con gli altri Paesi alleati: “Dal Libano all’Afghanistan, dall’Iraq alla Somalia, fino ai Balcani, l’Itaila – ricorda – è uno dei Paesi con il maggior numero di soldati all’estero. Ma questa nostra presenza non può essere scollegata da una strategia”.
E se all’estero Renzi rilancia le armi del dialogo, per quanto riguarda il fronte interno ricorda gli impegni presi nei giorni scorsi dalla sala degli Orazi e dei Curiazi a Roma: “Per ogni euro speso in sicurezza, occorre investire un euro in cultura. Per ogni euro speso in polizia, occorre investire un euro in educazione. Per ogni nuova telecamera che ci controlla, occorre un campo di calcetto in periferia. Per ogni ristrutturazione di una caserma, vogliamo ristrutturare un teatro”.
Infine, il consueto “pensierino della sera” dedicato questa volta alle opposizioni. A chi l’accusa di varare provvedimenti “per comprarsi il voto degli italiani” (dall’abolizione delle tasse sulla prima casa al bonus ai diciottenni, tanto per fare degli esempi), il presidente del Consiglio replica: “Gli italiani non si fanno comprare. Votano sulla base delle proprie speranze e delle proprie emozioni, non sulla base di un bonus. Chi ritiene che gli italiani si facciano comprare, non insulta me, ma insulta gli italiani”.


Da http://www.unita.tv

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