Travaglio
rimandato a settembre:
di leggi elettorali non capisce nulla
La
sua requisitoria contro l’Italicum è piena di sciocchezze e
contraddizioni. La sufficienza è ancora lontana
L’Italicum
non è sottoposto a referendum, ma è parte essenziale delle riforme
volute dal governo. Insieme stanno, e insieme cadrebbero. È dunque
ragionevole che, in vista del voto di ottobre, si discuta anche di
legge elettorale. Ma bisognerebbe farlo con un briciolo di serietà,
senza lasciarsi trascinare dalla rabbia e, soprattutto, sforzandosi
di non imbrogliare gli elettori. Del resto, le leggi elettorali
servono se funzionano, e funzionano se producono maggioranze e
governi stabili: non sono cioè un capriccio del leader di turno, e
dunque vanno (andrebbero) giudicate nel merito, non a seconda di chi
le propone.
Purtroppo
per i lettori del Fatto, la strada imboccata da Marco Travaglio va
nella direzione opposta: quella dell’insulto e della scomunica.
Definire Stefano Ceccanti “costituzionalista de noantri” può far
sorridere il tifoso, ma non aiuta chi vorrebbe ragionare. Purtroppo,
da Travaglio è difficile aspettarsi di più: anche perché il Nostro
di sistemi elettorali capisce poco e nulla.
Oggi
per esempio ha scritto che “i premi di maggioranza si chiamano così
perché aiutano a governare chi ha la maggioranza, non chi è
minoranza nel suo Paese”. Il che, evidentemente, è una sciocchezza
sesquipedale: chi ha la maggioranza, come suggerisce la parola
stessa, non ha bisogno di un premio di maggioranza, perché ce l’ha
già; il premio è viceversa necessario per garantire la maggioranza
assoluta dei seggi a chi ha conquistato la maggioranza relativa dei
voti (e dunque è “minoranza nel suo Paese”).
Nella
sua sgangherata requisitoria, Travaglio prima accusa l’Italicum di
consentire al “partito vincente” di “intascarsi la maggioranza
per governare da solo anche se vale un’infima minoranza del Paese”;
poi, con un’elegante piroetta, si lamenta perché i 24 seggi
assegnati dall’Italicum come premio di maggioranza “sono pochi
per garantire stabilità assoluta”, perché “se 24 deputati
lasciano il partito o si mettono di traverso, il governo va a casa”
(dunque il premio va aumentato? O magari bisogna far firmare agli
eletti il regolamento della Casaleggio Associati srl che infligge una
multa di 250mila euro a chi dissente?).
Non
pago, Travaglio si lancia nella difesa della “complessità
dell’elettorato” e poi, senza neppure accorgersene, si lamenta
perché l’Italicum consente la formazione di “listoni artificiali
e artificiosi con tutti dentro” (ma non aveva appena parlato di
partito unico?). Insomma, siamo ancora lontani dalla sufficienza.
Fortunatamente prima del referendum c’è l’estate, e speriamo che
Travaglio la sfrutti per studiare almeno i fondamentali.
Fabrizio
Rondolino per L' Unità.TV
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