Farage-M5S
e gli altri: la strana accozzaglia
del No alla risoluzione sulla
Brexit
Il
Parlamento europeo vota la risoluzione sull’uscita del Regno Unito.
Tra i 200 No anche quelli di Lega e Cinquestelle, sempre più legati
al fronte anti-europeo
Nigel
Farage, Marine Le Pen e con loro i rispettivi alleati di casa nostra:
Cinquestelle e Lega. L’asse euroscettico che avrebbe dovuto
festeggiare il successo del Leave al referendum britannico oggi ha
invece votato No alla risoluzione del Parlamento europeo approvata
con 395 Sì, 200 No e 71 astenuti, che chiede tempi rapidi per la
Brexit, auspicando un avvio delle procedure già nel Consiglio
europeo che parte oggi. Perché?
Gli
oppositori italiani lamentano la bocciatura dei rispettivi
emendamenti presentati in aula. Ma a leggere i testi, è difficile
credere a questa motivazione. Quelli del gruppo dell’Europa della
libertà e della democrazia diretta (Efdd), sottoscritti anche dal
grillino Pedicini, contenevano correzioni poco più che formali,
oltre a invitare il Consiglio europeo ad “adottare un mandato
negoziale per la conclusione di un accordo con il Regno Unito”,
provando così a estromettere dall’incarico di mediatore la
Commissione europea, indicata invece esplicitamente nella risoluzione
approvata. Più pittoreschi quelli del leghista Fontana (gruppo Enf),
che chiedeva di inserire diciture quali “il progetto europeo è un
drammatico fallimento” o “chiede le dimissioni del Presidente
della Commissione Jean-Claude Juncker, sulla base della sua
inettitudine […]”, o di rallentare il procedimento di Brexit e di
relativa riorganizzazione delle istituzioni comunitarie.
Al
fronte del No si sono iscritti anche gli europarlamentari della
Sinistra europea (da citare l’emendamento sottoscritto anche
dall’italiana Spinelli, che chiedeva di “trovare un compromesso,
mediante ogni accordo, affinché l’Irlanda del Nord possa restare
membro dell’Ue”) e il gruppo dei Conservatori e riformisti, che
comprende i Tories britannici ma anche l’italiano Raffaele Fitto.
Il
risultato è quello di un’accozzaglia politicamente poco definita,
intenzionata solo ad opporsi alla maggioranza che esprime la
Commissione europea. E fin qui, è il gioco delle parti della
politica. Un dato più rilevante è invece quello che vede il M5S
rimanere saldamente a braccetto con Farage, nonostante in Italia gli
stessi Cinquestelle neghino di condividerne la linea anti-europea,
anche a costo di rallentare un processo voluto e votato dai cittadini
britannici: se i loro partner inglesi possono avere interessi a
trattare un’uscita dignitosa per evitare che il processo si ritorca
contro loro stessi, perché il M5S a parole campione della democrazia
diretta, nei fatti frena sugli effetti del referendum?
Rudy
Francesco Calvo per L' Unità.TV
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