Aboliamo
i toni da crociata
Con
il Sì nuova vitalità alla nostra bella Costituzione
I
referendum sono per definizione il momento in cui i cittadini sono
chiamati a scegliere tra due alternative secche, in positivo con il
Sì, in negativo con il No. Entrambe decisioni legittime, entrambe
rispettabili in generale.
Non
è un bene però che sulla Costituzione i toni del confronto siano
così accesi da non consentire ai cittadini di riflettere serenamente
sul contenuto di ciò che viene sottoposto alla loro attenzione. Ecco
perché penso che siano utili in questo periodo momenti di
approfondimento sul merito della riforma costituzionale che il
Parlamento ha votato nelle settimane scorse.
Ed
ecco perché credo che sia necessario riconoscere che le opinioni
diverse non si dividono tra competenti e incompetenti, tra
democratici e antidemocratici, tra chi difende la Costituzione e chi
invece la attacca.
C’è
un punto molto semplice che tutti, proprio tutti, dovrebbero
sottolineare, quale che sia il giudizio sulla revisione
costituzionale che sottoponiamo al referendum: non si tocca la Parte
I della Carta Costituzionale, quella in cui si indicano i principi, i
diritti e le libertà fondamentali dei cittadini e delle formazioni
sociali.
La
riforma interviene invece sulla Parte II che riguarda gli organi, i
contropoteri, le garanzie. Una parte “organizzativa”, che risente
profondamente del particolare momento storico in cui fu elaborata e
sulla quale gli stessi costituenti – a cominciare dal relatore
Meuccio Ruini – si dichiararono insoddisfatti.
C’è
dunque una precondizione per rendere la prossima campagna
referendaria utile alla democrazia italiana. Abolire i toni da
crociata, smettere di brandire i valori della Resistenza come una
bandiera solo degli uni contro gli altri, spaventare gli elettori
anziché chiamarli a leggere i testi, riflettere sulla situazione
attuale e su quella che si produrrebbe se – come io spero –
questa riforma verrà confermata.
Moltiplicare
le occasioni per sollecitare questo tipo di confronto – pacato e di
merito –credo sia interesse di tutti. Certo di chi, come me, è
convinto che si tratti di una buona riforma, tardiva semmai rispetto
alla crisi delle istituzioni rappresentative come le abbiamo
conosciute in questi ultimi decenni.
Chi
contesta la riforma omette spesso di dire che il Parlamento, così
com’è, non va più bene. Omette di ricordare che il bicameralismo
paritario è tutt’altro che perfetto nel modo in cui legifera,
perché le decisioni sono troppo lente rispetto alle aspettative
della società, perché la mancanza di meccanismi che consentano al
Governo (a qualunque Governo) di approvare in tempi certi
provvedimenti strategici porta all’abuso da parte dell’Esecutivo
(di qualunque Esecutivo) del ricorso al Decreto Legge, al
maxiemendamento, al voto di fiducia, perché due Camere entrambe
chiamate a dare la fiducia sono fonte di instabilità con tutte le
conseguenze per la vita reale del Paese.
Il
Fondo Monetario Internazionale ieri ha sottolineato – rivedendo
leggermente al rialzo i numeri pur modesti della nostra crescita –
la mole impressionante di riforme che l’Italia ha approvato in
questi ultimi due anni, evidenziando l’impatto positivo che esse
hanno e avranno sulle condizioni economiche e sociali del nostro
Paese. La revisione costituzionale con la quale rendiamo il
Parlamento più efficiente e creiamo finalmente il Senato delle
Autonomie è un pilastro essenziale di questo sforzo. E non oso
pensare quali potrebbero essere le conseguenze in termini di
credibilità del sistema politico e istituzionale del Paese se questa
riforma dovesse essere rigettata.
E’una
riforma perfetta? Sicuramente no.
Ma
i costituzionalisti che oggi si pronunciano per il Sì – non meno
numerosi e non meno autorevoli e seri di altri che hanno la posizione
contraria – mettono bene in evidenza che la riforma migliora
nettamente le condizioni di funzionamento della democrazia
parlamentare senza compromettere in alcun modo l’equilibrio tra i
poteri e le garanzie per i cittadini. Conterrà qualche
sgrammaticatura, risente certo delle mediazioni che in Parlamento
abbiamo ricercato anche per venir incontro a obiezioni di chi oggi si
schiera per il No, ma è una vera svolta, positiva e necessaria per
dare nuova vitalità alla nostra bella Costituzione.
di
Marina Sereni per L' Unità.TV
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