Via libera dei senatori dem alla linea Renzi. Giovedì si vota la fiducia
All’assemblea
del gruppo Pd solo la minoranza interviene contro l’emendamento del
governo. E il premier mette in conto qualche defezione tra i
centristi
Sarà
presentato domani a palazzo Madama il testo dell’emendamento del
governo che modifica il ddl Cirinnà sulle unioni civili, sul quale
con ogni probabilità già giovedì si voterà la fiducia. Dopo il
via libera ottenuto dall’assemblea dei senatori Pd, toccherà alle
19.30 ai colleghi del gruppo di Area Popolare (Udc e Ncd)
riunirsi alla presenza di Angelino Alfano per approvare questa linea.
Quella
che si è svolta tra i dem è stata una discussione “tosta e vera”,
“alta e non banale”, come l’ha definita Matteo Renzi nelle sue
conclusioni, nelle quali ha notato che “la necessità
dell’intervento del governo mi sembra condivisa”, di fronte a un
“voltafaccia del M5s riconosciuto da tutti” e alla
“consapevolezza che l’iter parlamentare è molto rischioso”.
Ai
senatori dem nel suo intervento introduttivo Renzi ha rivolto parole
chiare: “Sul maxi-emendamento
con fiducia possiamo
approvare la legge al Senato in massimo una settimana e due mesi alla
Camera”. Il contenuto del nuovo testo che il governo proporrà a
palazzo Madama saràquello
anticipato ieri da Unità.tv:
sì alle correzioni che erano contenute negli emendamenti Lumia, no
alla stepchild adoption, con conseguente stralcio dell’articolo 5 e
dell’ultimo comma dell’articolo 3 che ad essa fanno riferimento.
Di
fronte a questa soluzione, l’unico intervento contrario è stato
quello di Cecilia
Guerra,
esponente della minoranza post-bersaniana: “Piuttosto che soluzioni
pasticciate è meglio la via parlamentare”, ha detto intervenendo
alla riunione. Da tutti gli altri, invece è venuto un sostanziale
via libera, anche se con qualche puntualizzazione. Da Francesco
Verducci,
coordinatore dei Giovani turchi, è venuto un richiamo forte (anche
se senza citarla) all’ala catto-dem, proponendo un “patto forte
che vincoli il Pd al rispetto delle decisioni” soprattutto per
quanto riguarda la tenuta sull’articolo 3 della legge e, inoltre,
un ordine del giorno “vincolante” da presentare in aula per
disciplinare la stepchild adoption all’interno di un nuovo ddl
sulle adozioni da approvare al più presto. Anna
Finocchiaro,
accettando suo malgrado la necessità di stralciare la stepchild
adoption, mette le mani avanti: “Non possiamo correre il rischio di
un arretramento rispetto alla situazione attuale”. Gli altri
diritti, insomma, non si toccano.
Intanto
il presidente del Senato Pietro Grasso ha annunciato la propria
decisione di non ammettere il voto su tutti gli emendamenti-canguro
proposti dai diversi gruppo. Una decisione che appare però giunta in
ritardo rispetto al dibattito politico. “Se lo avessimo saputo con
maggior anticipo – ha chiosato infatti il capogruppo dem, Luigi
Zanda – lo svolgimento della discussione sarebbe stato diverso”.
Il
premier lascia ai senatori del suo partito la scelta politica, ma
motiva in maniera chiara la propria posizione: “Errare è umano,
perseverare è diabolico. La colpa di aver cercato un accordo con i
Cinquestelle è mia. Il loro impegno sulle unioni civili
c’era, Monica
Cirinna e tanti altri lo sanno.
Ma l’obiettivo
del M5S è stato sintetizzato dal sindaco di Livorno: ‘Il Pd deve
morire’.
A loro delle unioni civili non interessa”. In poche parole, “ci
hanno fregato” e ora non possiamo rischiare di affondare una legge
fondamentale per milioni di italiani”.
Per
Renzi, quindi, l’impegno diretto del governo, con la fiducia da
porre sul maxi-emendamento, è da preferire rispetto a un cammino
parlamentare senza rete, che rischia di finire vittima di
“unastrategia
precisa, eterodiretta,
il cui obiettivo non è approvare una legge un pochino diversa, ma
l’obiettivo è non approvare la legge facendo ricadere la
responsabilità sul Pd”.
Il
presidente del Consiglio riconosce che la necessità di “qualche
mediazione” sul testo con Ncd e mette anche in conto che “qualcuno
dei senatori dei partiti alleati non voterà la fiducia al governo“.
Tra
i parlamentari dem d’accordo con la linea del premier, è
intervenuta anche Monica
Cirinnà,
che ha lanciato un appello a votare sì anche a Sel, perché questa
“è una fiducia al Paese e non al governo”. Critico,
invece, Luigi
Manconi,
secondo il quale le modifiche al testo proposte dal governo
“introdurrebbero nuove discriminazioni per i bambini”.
Da
L' Unità.TV
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