Maxi stipendi ed extra nelle Regioni: così gli enti aggirano i tetti
Cosa
possono avere in comune Martha Stocker, assessore Svp della provincia
di Bolzano e Rosario Crocetta, presidente di area Pd della Regione
Sicilia? Niente. A parte il vizietto tutto italiano di strapagare i
propri dirigenti amministrativi o delle società partecipate
aggirando alla grande, in nome degli statuti speciali, la legge che
dal 2014 impone il tetto di 240.000 euro lordi ai compensi annuali
dei burocrati più importanti oltre ad altri due tetti di 192.000 e
120.000 euro per i dirigenti di prima e seconda fascia. La gabbatura
più clamorosa della legge arriva da dove non te l’aspetti, ovvero
dal Nord più profondo. La provincia di Bolzano, infatti, nelle
scorse settimane ha cercato di imporre il tetto di 240.000 euro a
partire dal 2016. Ma la proposta ha suscitato una sorprendete rivolta
di massa. Già perché si è scoperto che nel settore sanitario della
Provincia più a Nord d’Italia vengono pagati ben 51 stipendi
superiori a 240.000 euro che - va ricordato - è il compenso previsto
per il capo dello Stato. Possibile che in una Provincia con appena
510.000 abitanti la Asl paghi così tanto i suoi manager? Possibile.
Perché a loro si affiancano fior di primari che hanno minacciato di
fare in massa le valigie. Risultato: la Provincia di Bolzano ha
deciso, sì, di imporre un tetto ai suoi dirigenti pubblici ma
rialzandolo del 20% rispetto a quello ”italiano”. Siamo a quota
288.000 euro. Nella stratosfera dell’innocuità.
UN FILM TRAGICOMICO Il secondo episodio della commedia all’italiana chiamata ”tetto agli stipendi pubblici”, si svolge mille chilometri più a Sud, nella Sicilia guidata da Rosaio Crocetta. Qui la sceneggiatura tocca ineguagliabili vette tragicomiche che si incrociano con le raffinatissime menti della tradizione sicula. Ecco quanto è accaduto la settimana scorsa: il governo Crocetta propone di imporre un tetto di 118.000 euro agli stipendi dei manager dell’esercito di aziende partecipate dalla Regione. In Commissione, però, e sfruttando il voto segreto, gli astutissimi parlamentari regionali approvano un emendamento dei 5Stelle che taglia il tetto a meno di 75.000 euro, totalmente fuori mercato. Anche qui scoppia un’iradiddio di polemiche. E così Crocetta cancella tutti i tetti, il suo e quello approvato a voto segreto. Nulla cambia, dunque. Ma sono tutti contenti: Crocetta e il Pd possono dire d’averci provato; i 5Stelle esultano per la propria purezza rivoluzionaria; l’opposizione di centro-destra può criticare il governo regionale per la mancanza di risultati; i manager della partecipate della Trinacria continuano a guadagnare come prima.
UN FILM TRAGICOMICO Il secondo episodio della commedia all’italiana chiamata ”tetto agli stipendi pubblici”, si svolge mille chilometri più a Sud, nella Sicilia guidata da Rosaio Crocetta. Qui la sceneggiatura tocca ineguagliabili vette tragicomiche che si incrociano con le raffinatissime menti della tradizione sicula. Ecco quanto è accaduto la settimana scorsa: il governo Crocetta propone di imporre un tetto di 118.000 euro agli stipendi dei manager dell’esercito di aziende partecipate dalla Regione. In Commissione, però, e sfruttando il voto segreto, gli astutissimi parlamentari regionali approvano un emendamento dei 5Stelle che taglia il tetto a meno di 75.000 euro, totalmente fuori mercato. Anche qui scoppia un’iradiddio di polemiche. E così Crocetta cancella tutti i tetti, il suo e quello approvato a voto segreto. Nulla cambia, dunque. Ma sono tutti contenti: Crocetta e il Pd possono dire d’averci provato; i 5Stelle esultano per la propria purezza rivoluzionaria; l’opposizione di centro-destra può criticare il governo regionale per la mancanza di risultati; i manager della partecipate della Trinacria continuano a guadagnare come prima.
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