Vicini sull’immigrazione, meno sulla flessibilità. Cosa hanno detto Renzi e Merkel
In
sintesi, le parole pronunciate dal premier italiano e dalla
cancelliera tedesca nella conferenza stampa dopo il pranzo di lavoro
Angela
Merkel: Abbiamo
parlato del fatto che abbiamo bisogno di più Europa. Abbiamo
parlato di come poter sviluppare la nostra cooperazione, che è già
buona ma vogliamo potenziarla.
La
creazione di nuovi posti di lavoro è un’altra sfida importante.
Renzi ha iniziato un’agenda di riforme molto ambiziosa e la sta
portando avanti passo dopo passo. Sta andando nella giusta direzione
e gli auguro che la riforma del lavoro possa avere buoni risultati
per il futuro dell’Italia e dell’Europa.
Organizzeremo
prima in Germania e poi in Italia una conferenza economica che si
occupi della digitalizzazione delle infrastrutture industriali, ci
saranno sinergie italo-tedesche che saranno sviluppate.
Per
quanto riguarda l’genda dell’Ue e della Turchia sui profughi,
abbiamo bisogno di progressi e dobbiamo concentrarci sulla rotta dei
Balcani e combattere l’immigrazione clandestina. Stiamo lottando
contro i responsabili di questa tratta di esseri umani, soprattutto
via mare.
Giovedì
prossimo saremo insieme a una conferenza per sostenere i profughi che
provengono da Libano e Giordania e vogliamo intraprendere misure
di stabilizzazione in vista della conferenza sulla Siria. Italia e
Germania possono fare di più insieme in questo senso, ad esempio
sull’addestramento delle forze libiche in Tunisia. Abbiamo tutto
l’interesse che i Paesi del Mediterraneo che si trovano più vicini
possano contribuire a fermare l’immigrazione clandestina. Nel 2017,
l’Italia ospiterà una conferenza su Balcani.
Sul
rischio di Brexit, abbiamo detto che faremo tutto ciò che è in
nostro potere perché la GB resti nell’Ue.
Matteo
Renzi: È
la quarta volta che ho il piacere di visitare questo bellissimo
palazzo, la terza da premier. Grazie agli sforzi del governo italiano
e la collaborazione dell’Ue e degli amici tedeschi sono qui non più
con un elenco di impegni, ma di riforme realizzate. Siamo in un
momento delicato della storia dell’Europa, personalmente ne avverto
tutta la responsabilità. L’Italia è unita alla Germania dal
desiderio che noi vogliamo un’Europa più forte.
Il
fatto che in Italia ci sia un inizio di ripresa è positivo. Nei
primi mesi del 2015 l’import di prodotti tedeschi in Italia è
aumentato del 7%, non è buono per il Pil ma è il segno che la
nostra ripresa adesso è toccabile anche per le imprese tedesche.
La
scommessa sui rifugiati vede Italia e Germania dalla stessa parte:
pensiamo che ci sia bisogno di regole certe, che vengano rispettate.
Sono persone che schiavizzano gli altri, siamo pronti a fare di tutto
e a superare le incomprensioni che ci sono state.
Non
su tutto siamo d’accordo, anche per le opinioni che derivano
dall’appartenenza a diverse famiglie europee.
Il
nostro avversario è lo stesso, è il populismo che cerca di minare
l’idea stessa dell’Europa. Per me è necessaria una crescita
economica che combatta la disoccupazione e quindi il populismo.
Nel
rispetto dei diversi consessi vogliamo che si possa fare un’agenda
comune tra G7 (che quest’anno ha la presidenza italiana) e G20 (con
la presidenza tedesca), a partire dai Balcani.
Non
su tutto potremo pensarla allo stesso modo, ma rispetto alle sfide
che abbiamo davanti c’è la consapevolezza di due grandi Paesi che
oggi hanno il desiderio di esprimere parole forti per un’Europa che
viaggi in maniera molto diversa da come ha fatto finora. Domani da
europeista convinto sarò a Ventotene: oggi gli Stati Uniti d’Europa
non sono all’ordine del giorno, ma l’ideale europeo sì e Ita e
Ger saranno insieme a difenderlo.
Merkel: Abbiamo
parlato della Libia e del Mediterraneo e della rotta verso Turchia e
Grecia. All’ordine del giorno adesso c’è per prima cosa un
controllo dei confini per porre fine all’immigrazione illegale.
Dobbiamo prima parlare di come attuare un processo di pace in Siria e
poi controllare anche i confini di mare e lavorare in questo caso con
la Turchia. Siamo d’accordo sul fatto che il finanziamento alla
Turchia di tre miliardi debba essere sbloccato, anche perché il
contributo della Turchia è migliorato. Giovedì ci occuperemo di
nuovo di questo. Coloro che vengono qui solo per motivi economici
devono essere rimandati nel loro Paese.
Renzi: Siamo
disponibili e volenterosi a fare la nostra parte. Non abbiamo nessun
problema né con la Turchia né con la Germania per il finanziamento
dei tre miliardi. L’Italia è disponibile, stiamo aspettando che le
istituzioni europee ci diano delle risposte sul modo di intendere e
concepire questo contributo e gli altri. Per mesi il problema
dell’immigrazione sembrava essere solo italiano, adesso sappiamo
che è un problema europeo. Speriamo che le risposte che abbiamo
chiesto a Bruxelles sulla computazione di questi denari possano
arrivare prima possibile. Se l’Europa perde Schengen, a mio
giudizio perde se stessa. Lo sforzo che possiamo fare per salvarlo
deve essere fatto insieme, vale per rimpatri, per i confini, per le
procedure di identificazione. L’Italia ormai è al 100% non solo
sulle impronte digitali, ma anche per il riconoscimento ufficiale,
che sarà molto importante per la sicurezza.
Renzi: Noi
facciamo parte di una coalizione di volenterosi (o di obbligati,
visto il problema) da quando ancora l’immigrazione non era sui
giornali europei. Voglio ringraziare Angela perché nel Consiglio
europeo di giugno fu decisiva per affermare il principio che fosse un
problema europeo, lo ha fatto prima che ci fosse il problema in
Germania. Adesso vogliamo far parte di un lavoro comune sull’area
balcanica, a condizione che non dimentichiamo mai qual è l’ideale
che ci muove, cioè che l’Europa è nata abbattendo i muri, non
costruendo i muri.
Merkel: Italia
sin dall’inizio è stata in prima linea sulla crisi migratoria.
Abbiamo bisogno di un sistema nuovo, di una migliore supervisione dei
confini e con la missione nel Mediterraneo stiamo lavorando insieme
per salvare le vite e combattere gli scafisti, soprattutto dalla
rotta libica.
Renzi: La
Commissione europea ha adottato il 13 gennaio 2015 una comunicazione
sulla flessibilità, per noi è il punto di riferimento. L’Italia
non sta chiedendo di cambiare le regole, ma che siano applicate. Non
ci sono equivoci sul fatto che per noi la flessibilità è stata
una condizione per l’elezione di Juncker. Io non ho cambiato idea,
spero non l’abbia fatto anche Juncker. Ci sono idee diverse tra di
noi, su alcune dinamiche di gestione delle politiche economiche non
la pensiamo allo stesso modo, non è una novità. Ma l’Italia ha
messo mano a riforme, senza sforare i parametri di Maastricht. Questo
permette all’Italia di tornare ad avere il segno più. Nessuno ha
dubbi sul fatto che il debito italiano, che pure è sostenibile,
debba scendere. Non lo dico per fare un piacere ad Angela, ma per
fare un piacere ai miei figli, ai miei nipoti. Per me le politiche di
austerity da sole non funzionano, portano alla sconfitta dei governi,
portano l’Europa a fallire. Non so se su questo la pensiamo allo
stesso modo su tutto, ma ciò non toglie che possiamo dirci le cose
con il sorriso.
Merkel: Una
comunicazione sulla flessibilità può essere interpretata sempre in
modo diverso. Ogni Paese può aprire un confronto con la Commissione
e noi ne prendiamo atto.
Renzi: L’Italia
ha detto sì al contributo in Turchia il 29 novembre e non abbiamo
cambiato idea, stiamo aspettando che la Commissione ci dia alcune
risposte, che per me sono dettagli. Alla Commissione sono molto
impegnati, ma trovano spesso il tempo per fare conferenze stampa,
quindi mi auguro che possano anche affrontare questo punto.
Da
L' Unità.TV
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