Travaglio furioso con i critici di Renzi: l’opposizione sono io e solo io
Il
direttore del Fatto fa sua la linea del socialfascismo del Comintern
1928
Meglio
pochi che bene accompagnati: l’opposizione al mostruoso regime
renziano è monopolio esclusivo del Fatto, e chi osa alzare la
voce contro le malefatte del governo deve starsene zitto,
chiedere scusa e sperare che Travaglio non infierisca.
La
sorprendente dichiarazione programmatica – paragonabile alla
svolta del VI congresso del Komintern, che nel 1928 coniò il
termine “socialfascismo” per bollare come irriducibile nemico del
popolo chiunque, socialisti inclusi, non fosse comunista – è
contenuta in un editoriale stancamente dedicato alle
“epurazioni” in Rai (di cui a dire il vero non si vede traccia,
un po’ come nella storia di Pierino e del lupo, ma pazienza).
“Troviamo
curiosa e stucchevole l’aria stupefatta di chi insorge contro gli
uzzoli censorii dei giannizzeri governativi”, scrive un
ispiratissimo Travaglio. Sul banco degli imputati nientepopodimenoché
“Roberto Saviano, Ezio Mauro, sinistra Pd e opposizioni
varie”, colpevoli di aver criticato ieri l’intemerata di
Michele Anzaldi contro Ballarò.
“Proteste
che condividiamo in pieno”, precisa il direttore del Fatto: e
tuttavia indelebilmente segnate da un vizio di origine che non
può essere perdonato. “Ma queste anime belle – s’infervora
Travaglio – ci sono o ci fanno?”.
Perché,
questo è il ragionamento del giovane erede del Komintern, il regime
c’è già da un pezzo e nessuno di loro ha imbracciato le armi
quando avrebbe dovuto, cioè quando il Fatto era “il solo
giornale che osava denunciarlo”.
Le
“animucce candide” che hanno diretto Repubblica, scritto Gomorra,
militato contro Renzi nel Pd e contro il suo governo in
Parlamento devono dunque tacere, e per sempre: l’opposizione è
mia e me la gestisco io.
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