Roma, tangenti al centro estetico: vigile e ispettore Asl condannati
di
Adelaide Pierucci
Mini
tangenti per evitare la chiusura. Non era stato un periodo fortunato
quello tra il 2008 e il 2011 per un centro benessere del centro, il
Myrea di via Salandra, nel quartiere Sallustiano. Nonostante il
cambio di gestione pare fosse bersagliato da richieste di bustarelle.
All'inizio a bussare si sarebbe presentato un ispettore della Asl, e
poi, dopo la vendita, un vigile urbano del I gruppo. Tariffe diverse,
350 il primo e 100 euro il secondo, stessa minaccia: «Altrimenti si
sequestra per le irregolarità». Inesistenti, a quanto pare. Ieri,
per il vigile e per l'ispettore, è arrivata la condanna: tre anni
ciascuno di reclusione per concussione.
Il quadro che aveva ricostruito in aula il sostituto procuratore Erminio Amelio, dopo aver spedito a giudizio sia il vigile urbano Giuseppe Grifalchi che l'ispettore Asl Antonio Colavecchi, ha retto davanti alla corte dell'ottava sezione collegiale del tribunale.
«E' stato il mio primo business» aveva raccontato in aula l'imprenditore portoghese che aveva comprato l'attività nel 2008 «Pensavo fosse tutto regolare, visto che avevo cambiato solo la vetrina. E invece ricevevamo pressioni». Le indagini erano iniziate con una denuncia del febbraio 2011 presentata in procura dalle titolari subentranti. In una udienza precedente erano state loro a raccontare l'odissea: «Nel giugno del 2010 abbiamo rilevato l'attività: una settimana dopo l'apertura si è presentato un vigile in borghese, il Grifalchi, dicendo che il centro non era in regola». Il vigile avrebbe lasciato il suo numero di telefono e, pochi giorni dopo, avrebbe concordato un incontro per la «consegna di un'agenda contenente una banconota da 100 euro».
Il quadro che aveva ricostruito in aula il sostituto procuratore Erminio Amelio, dopo aver spedito a giudizio sia il vigile urbano Giuseppe Grifalchi che l'ispettore Asl Antonio Colavecchi, ha retto davanti alla corte dell'ottava sezione collegiale del tribunale.
«E' stato il mio primo business» aveva raccontato in aula l'imprenditore portoghese che aveva comprato l'attività nel 2008 «Pensavo fosse tutto regolare, visto che avevo cambiato solo la vetrina. E invece ricevevamo pressioni». Le indagini erano iniziate con una denuncia del febbraio 2011 presentata in procura dalle titolari subentranti. In una udienza precedente erano state loro a raccontare l'odissea: «Nel giugno del 2010 abbiamo rilevato l'attività: una settimana dopo l'apertura si è presentato un vigile in borghese, il Grifalchi, dicendo che il centro non era in regola». Il vigile avrebbe lasciato il suo numero di telefono e, pochi giorni dopo, avrebbe concordato un incontro per la «consegna di un'agenda contenente una banconota da 100 euro».
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