Addio Movimento Grillo vara il partito xenofobo e di destra
Il comico scippa alla Lega il tema stranieri e scomunica Buccarella che firmò l’emendamento che aboliva il reato di immigrazione clandestina
In
un batti e ribatti di zitto-tu-che-nonsai-di-cosa-parli Grillo
sconfessa la sua base. La base Cinquestelle prende tempo ma non si fa
sconfessare dal fondatore. La Lega insiste nelle sue invettive contro
tutti e tutto e Calderoli arriva ad attaccare il Vaticano dopo che il
governatore Zaia provoca la Cei e quindi la curia veneta e dice:
aprite agli immigrati i vostri seminari che restano chiusi. Forza
Italia si smarca dalla linea del Carroccio, definisce «sterili le
polemiche con il Papa» e ricorda a Salvini che il loro «comune
nemico dovrebbe essere il governo e non certo la Chiesa». I continui
sbarchi fanno diventare di burro alleanze politiche che l’emergenza
immigrazione taglia con la lama facendo fettine di patti e strategie
vere e presunte. A destra. Perchè a sinistra, nel Pd e oltre, almeno
su questo, c’è e resta una comune visione del problema:
l’immigrazione è un problema che però va affrontato e gestito
nella consapevolezza della sua ineluttabilità e possibilmente con il
massimo coinvolgimento dell’Europa.
Il
leader 5 Stelle ha annusato, non da oggi, che il nodo immigrazione è
buono per cercare facili consensi. Gli stessi che ha tirato su la
Lega con l’abilissimo Salvini a forza di ruspe e fantomatici muri
alzati in mare. E in vista della campagna elettorale 2016 – quando
in primavera andranno al voto le più grande città Torino, Milano,
Bologna, Napoli, Cagliari sempre che non si aggiunga anche Roma –
prova a mettere le mani sul dossier che più di tutti è in grado di
spostare facilmente consensi. E dire che nel 2013, nella campagna
elettorale, tenne lontano la questione dal programma sapendo quanto
avrebbe potuto dividere anche nel giovane movimento. «Se ci
schieriamo sull’immigrazione prendiamo voti con percentuali da
prefisso telefonico» disse Grillo. Tre anni dopo la questione è
ineludibile perchè il dossier è in prima fila sui tavoli dei
sindaci e su quelli del governo. Lasciarlo tutto alla Lega sarebbe
imperdonabile. Ma il Movimento si spappola. La sequenza degli ultimi
giorni è chiarissima: il monito di Papa Francesco («non accogliere
i profughi è un atto di guerra»); il post del giorno dopo di
Bertola, consigliere comunale M5S di Torino, con proposte di giro di
vite su permessi e sorveglianza più stretta dei profughi; Salvini
nell’inatteso ruolo dell’inseguitore («Grillo ci copia»);
l’affondo della Cei e di monsignor Galantino («Basta con questi
quattro piazzisti che non sanno cosa dicono»).
Dopo
tre giorni di affondi, il senatore Cinque stelle Maurizio Buccarella,
membro della Commissione Giustizia e, soprattutto, autore
dell’emendamento che il 18 dicembre 2014 abolì il reato di
immigrazione clandestina (reato che ancora vive perchè il governo
non ha mai scritto la delega per l’abolizione) replica al collega
di movimento Bertola e lo consiglia di tacere. Perchè «non conosce
a fondo la materia». Per riparare alla mancanza, gli suggerisce il
documento che sintetizza la politica del movimento in materia di
immigrazione e politiche di accoglimento: accoglienza diffusa gestita
dai sindaci e farla finita con Cara e Cie altri centri; permessi di
soggiorno temporanei per consentire alla persone di circolare nello
spazio Schengen; accorciare al massimo i tempi delle procedure per il
rilascio dei permessi. Insomma, inclusione e non certo giri di vite
nè muraglie di navi in mare. Un presunto protagonismo che Grillo ha
immediatamente gelato e sconfessato ricordando a Buccarella di stare
praticamente al suo posto. «Va ricordato al cittadino Buccarella –
scrive il leader M5S – che nel Movimento non esistono gerarchie,
tipiche invece dei partiti. Non c’è differenza fra un portavoce
consigliere comunale e un portavoce senatore». Poi l’ex comico
rivendica il fatto che la loro posizione è frutto di «un approccio
pragmatico, lontano da sciacalli (così li aveva definiti Orfini,
ndr) , commenti da bar, salvinate e boldrinate». Buccarella, «per
il bene del Movimento e di tutti i compagni di viaggio» preferisce
non replicare e non fare dichiarazioni. Fino a sera, quando si affida
anche lui al blog. Come fa il sindaco di Parma Federico Pizzarotti,
uno che da tempo prende le misure a Grillo. «Non ho certezze -scrive
il sindaco – so però che quando ci sono di mezzo esseri umani
bisogna essere seri e non usare slogan». La base pentastellata
discute e si divide. Scorrendo i circa novanta commenti sembra
prevalere la linea dell’accoglienza. E Grillo sembra finire sotto
accusa. Aldo chiede che si torni a votare. Era già successo nel 2014
ai tempi dell’abolizione del reato di clandestinità e vinse il
partito dell’abrogazione. «Se sarà necessario anche questa volta
torneremo alla consultazione della base» dice Buccarella.
Ma
Grillo, che pure annuncia il ritiro politico e il ritorno in tv, ha
ottenuto quello che voleva: intestarsi il dibattito sull’immigrazione
che non è più un’esclusiva Lega. Lo ha messo sul tavolo e in
agenda per il dibattito estivo visto che quello sulle riforme rischia
di essere troppo tecnico e con scarso appeal. Gli sbarchi, invece,
saranno il pane quotidiano delle prossime settimane. Se il Movimento
sbanda, il leader pentastellato sta però abilmente negli ultimi
giorni occupando la scena politica come mosse impreviste. Ha
accettato di votare con Sel Carlo Freccero nel cda Rai. Ha rilasciato
ben due interviste, una al Corriere della Sera e ieri sera a La7
quando ha attaccato il Capo dello Stato. «Mattarella? Non so neppure
chi sia» ha detto ai microfoni di In Onda. «Ho sperato tanto che
battesse un pugno sul tavolo con tutti questi decreti che con una
parola capovolgono il senso originario. Invece nulla». E su questo è
arrivato prima Grillo del Carroccio.
Da
http://www.unita.tv
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