Proviamo a fare politica con le buone maniere
Tobia
Zevi
per L' Unità.TV
Il
successo dell’iniziativa
“180
secondi per Roma” è dovuto anche all’attenzione rivolta a chi ha
voluto partecipare e dare il proprio contributo
La
politica si cambia con le idee, sicuramente. Ma senza comportamenti
nuovi e diversi le idee rimangono le stesse, spesso stantie. Vale
come regola generale, vale tanto più in un contesto complicato come
Roma, dove le persone hanno perso giustamente la fiducia nelle
istituzioni e nelle forze politiche. Senza contare i disagi a cui
siamo tristemente abituati mentre passeggiamo su strade sporche,
aspettiamo autobus troppo a lungo o fatichiamo per avere ragione di
uffici pubblici ostili, dai meandri incomprensibili.
È
pensando a questo che giovedì scorso l’associazione “Roma! Puoi
dirlo forte” ha organizzato “180 secondi per Roma”,
un’iniziativa che ha avuto un successo davvero straordinario. Non è
mai elegante parlare del proprio lavoro, eppure è possibile trarne
alcune indicazioni interessanti. Scelte che abbiamo vagliato con
attenzione nelle settimane precedenti insieme al gruppo di ragazze e
ragazzi che fanno parte dell’associazione: professionisti,
imprenditori, ricercatori, attivisti in gran parte del tutto digiuni
di politica ma interessati a fare qualcosa per la propria città.
Innanzitutto
il luogo. Abbiamo optato per la Galleria Alberto Sordi, un luogo
centralissimo dove turisti e romani vanno a fare shopping. Dalla
periferia e dal centro. Il messaggio era semplice: la politica si fa
nei luoghi dove si vive, non nelle anonime sale convegni o negli
alberghi. In secondo luogo l’orario: non la mattina o il
pomeriggio, quando le persone, e tanti giovani, lavorano. Dalle 19
alle 24, quando si esce dall’ufficio e si può scegliere di
dedicare una serata alla propria comunità. Con tanto di bambini al
seguito, visto che un’apposita area babysitting era stata
approntata dalla startup romana “Le cicogne”.
Infine,
il format: davanti a centinaia di romani che sono venuti ad
ascoltare, a bere una birra e a curiosare si sono alternati oltre
sessanta relatori, alcuni selezionati da noi, altri scelti tra chi ci
aveva scritto sulla mail, altri ancora che hanno chiesto di parlare
lì per lì. Tutti per tre minuti, senza favoritismi. Big della
politica hanno aspettato il loro turno per fare il loro intervento,
salire sul piccolo palco e poi continuare ad ascoltare illustri
sconosciuti. Così ha fatto, ad esempio, il candidato a sindaco
Roberto Giachetti, dando un esempio di ciò che i politici dovrebbero
fare.
E
così si è parlato della difficoltà di impiantare un ristorante,
della vita di una giovane con disabilità, di ragazzi coraggiosi che
si inventano startup sui motorini o sulle babysitter, di chi dedica
la sua vita ai bambini malati o di chi sceglie di combattere
pubblicamente la mafia a scapito della serenità propria e dei propri
figli. Ma anche di bagni pubblici, dell’arte sui muraglioni del
Tevere, di come si arriva a gareggiare in un’Olimpiade.
E
per una sera – come recitava il nostro video di lancio
dell’iniziativa – Roma è cambiata. E le persone non riuscivano
tanto a crederci. E, a dire la verità, neanche noi credevamo che
saremmo stati capaci di intercettare tutta questa voglia di
partecipare, parlare, ascoltare.
Il
giorno dopo, ancora stanchi, abbiamo aperto la mail e abbiamo
risposto a tutti quelli che ci avevano scritto, e poi ringraziato chi
era venuto e gli oratori. E anche questo è stato notato. Perché –
è proprio questa la lezione – le buone idee possono camminare solo
sulle gambe delle buone maniere. Quelle che la politica spesso
dimentica. Siamo solo all’inizio.
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