2 feb 2016

Proviamo a fare politica con le buone maniere

Proviamo a fare politica con le buone maniere

Tobia Zevi per L' Unità.TV

Il successo dell’iniziativa “180 secondi per Roma” è dovuto anche all’attenzione rivolta a chi ha voluto partecipare e dare il proprio contributo

La politica si cambia con le idee, sicuramente. Ma senza comportamenti nuovi e diversi le idee rimangono le stesse, spesso stantie. Vale come regola generale, vale tanto più in un contesto complicato come Roma, dove le persone hanno perso giustamente la fiducia nelle istituzioni e nelle forze politiche. Senza contare i disagi a cui siamo tristemente abituati mentre passeggiamo su strade sporche, aspettiamo autobus troppo a lungo o fatichiamo per avere ragione di uffici pubblici ostili, dai meandri incomprensibili.


È pensando a questo che giovedì scorso l’associazione “Roma! Puoi dirlo forte” ha organizzato “180 secondi per Roma”, un’iniziativa che ha avuto un successo davvero straordinario. Non è mai elegante parlare del proprio lavoro, eppure è possibile trarne alcune indicazioni interessanti. Scelte che abbiamo vagliato con attenzione nelle settimane precedenti insieme al gruppo di ragazze e ragazzi che fanno parte dell’associazione: professionisti, imprenditori, ricercatori, attivisti in gran parte del tutto digiuni di politica ma interessati a fare qualcosa per la propria città.


Innanzitutto il luogo. Abbiamo optato per la Galleria Alberto Sordi, un luogo centralissimo dove turisti e romani vanno a fare shopping. Dalla periferia e dal centro. Il messaggio era semplice: la politica si fa nei luoghi dove si vive, non nelle anonime sale convegni o negli alberghi. In secondo luogo l’orario: non la mattina o il pomeriggio, quando le persone, e tanti giovani, lavorano. Dalle 19 alle 24, quando si esce dall’ufficio e si può scegliere di dedicare una serata alla propria comunità. Con tanto di bambini al seguito, visto che un’apposita area babysitting era stata approntata dalla startup romana “Le cicogne”.


Infine, il format: davanti a centinaia di romani che sono venuti ad ascoltare, a bere una birra e a curiosare si sono alternati oltre sessanta relatori, alcuni selezionati da noi, altri scelti tra chi ci aveva scritto sulla mail, altri ancora che hanno chiesto di parlare lì per lì. Tutti per tre minuti, senza favoritismi. Big della politica hanno aspettato il loro turno per fare il loro intervento, salire sul piccolo palco e poi continuare ad ascoltare illustri sconosciuti. Così ha fatto, ad esempio, il candidato a sindaco Roberto Giachetti, dando un esempio di ciò che i politici dovrebbero fare.


E così si è parlato della difficoltà di impiantare un ristorante, della vita di una giovane con disabilità, di ragazzi coraggiosi che si inventano startup sui motorini o sulle babysitter, di chi dedica la sua vita ai bambini malati o di chi sceglie di combattere pubblicamente la mafia a scapito della serenità propria e dei propri figli. Ma anche di bagni pubblici, dell’arte sui muraglioni del Tevere, di come si arriva a gareggiare in un’Olimpiade.
E per una sera – come recitava il nostro video di lancio dell’iniziativa – Roma è cambiata. E le persone non riuscivano tanto a crederci. E, a dire la verità, neanche noi credevamo che saremmo stati capaci di intercettare tutta questa voglia di partecipare, parlare, ascoltare.
Il giorno dopo, ancora stanchi, abbiamo aperto la mail e abbiamo risposto a tutti quelli che ci avevano scritto, e poi ringraziato chi era venuto e gli oratori. E anche questo è stato notato. Perché – è proprio questa la lezione – le buone idee possono camminare solo sulle gambe delle buone maniere. Quelle che la politica spesso dimentica. Siamo solo all’inizio.


Nessun commento:

Posta un commento