A Travaglio non ne va bene una, la sua crociata rischia di finire in una Caporetto
Di
Fabrizio
Rondolino per L' Unità.TV
Parlamento,
Antitrust, Csm: le ipotesi di conflitti d’interesse non sussistono.
E lui strepita
Rischia
di finire in una Caporetto la crociata travagliesca sulla vicenda
Banca Etruria, governo, Boschi figlia, Boschi padre, Renzi figlio,
Renzi padre e quant’altro. Oggi il direttorone del Fatto scrive
sulla decisione del Csm sul pm Rossi ma lo fa con un tale
piglio polemico che la sua penna, solitamente così cristallina,
stavolta s’ingarbuglia e macchia tutto il foglio. Risultato, il
casino.
Fa
così, Travaglio, quando perde. Come i bambini: butta i giocattoli
per aria e va a piagnucolare fino alla prossima comparsata a La7 dove
si darà una rassettata prima di insultare il malcapitato di fronte.
Sì,
la verità è che Travaglio perde. Non gliene va bene una. Prima il
Parlamento ha respinto la mozione di sfiducia contro la Boschi, alla
quale peraltro non credevano nemmeno i firmatari; poi
l’Antitrust ha detto che la medesima Boschi non è in conflitto
d’interessi; e infine ieri il Csm ha stabilito all’unanimità che
il pm Rossi non è nemmeno lui in conflitto d’interessi e quindi
può continuare a svolgere l’attività di consulenza presso palazzo
Chigi.
Ora,
che il direttorone del Fatto dileggi il Parlamento non suscita
emozione perché nella sua cultura intimamente autoritaria il
parlamento non occupa un particolare posto d’eccellenza. Che
se ne infischi dell’Antitrust è già un pochino più strano,
perché egli ha sempre lamentato l’inadeguatezza di strumenti nella
nostra cultura giuridica e quindi dovrebbe averne rispetto. Ma che
irrida il Csm è più che mai sorprendente, data la sua passione per
la magistratura e di conseguenza per l’organo che la governa.
E
dunque, ecco un articolo pieno di lacune – chiamiamole così –
nel quale il Csm viene dipinto come un’accolita di mezzi scemi che
si fanno abbindolare dall’astuto magistrato aretino giudicato
infine “sereno”, come se questa espressione stesse a indicare –
che so – l’espressione del volto e non invece una condizione
indispensabile per esercitare un’attività professionale.
Fra
omissioni, ironie, e vere e proprie villanie, dunque il nostro amico
Travaglio ha trasceso un’altra volta. Annegando i dispiaceri
professionali e politici in un mare di parole, come quei
personaggi soli e abbandonato che la notte di Natale la passano in
una bettola a scolarsi bottiglie su bottiglie. Non resta che sperare
in un migliore – per lui- 2016. Auguri sinceri.
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