Borsa cinese nel panico, a Shanghai
sospeso il 50% dei titoli quotati malgrado
annuncio della Banca centrale
La
bolla della borsa cinese, che in 12 mesi è cresciuta di oltre il
150% fino al 12 giugno scorso, è ormai ufficialmente scoppiata e
sfociata in un clima di panico.
La
Borsa di Shanghai sta vivendo la sua seduta più drammatica. Già in
apertura le contrattazioni segnavano un crollo di quasi il 7%,
portando la perdita complessiva oltre il 35% in un mese. Questo
malgrado le autorità cinesi abbiano cercato di porre rimedio,
sospendendo dalle contrattazioni oltre 1.200 titoli, circa un terzo
della capitalizzazione del mercato cinese. La crisi finanziaria in
Cina è, secondo un'analisi del Daily Telegraph, il vero problema,
rispetto "pantomima greca". Secondo Jeremy Warner,
vicedirettore del Telegraph, "mentre gli occidentali si stanno
concentrando sulla Grecia, una crisi finanziaria potenzialmente molto
più significativa si sta sviluppando dall'altra parte del mondo.
Quella che alcuni stanno iniziando a chiamare il 1929 cinese",
da nome della più celebre crisi economica del secolo scorso, "che
innescò la grande depressione".
L'autorità
cinese che regola il mercato borsistico (China Securities Regulatory
Commission) ritiene che sui mercati sta prevalendo "il panico
irrazionale". La Banca Centrale cinese, riferisce l'agenzia
ufficiale Xinhua, ha annunciato che garantirà la liquidità
necessaria per stabilizzare i mercati borsistici cinesi e per
scongiurare rischi sistemici. Da Pechino giunge un ulteriore segnale:
la Commissione che controlla i 112 colossi imprenditoriali di
proprietà dello Stato ha ordinato loro di non vendere azioni loro o
delle loro controllate "durante questa inusuale volatilità"
del mercato. Anzi, ha ordinato loro di acquistare azioni delle
società che controllano per stabilizzare il valore delle loro
azioni.
Malgrado
questi annunci, la Borsa di Shanghai ha solo leggermente limato le
perdite, attestandosi attorno a -4%, per poi invertire nuovamente la
rotta e chiudere in calo in calo del 5,90%.
da
http://www.huffingtonpost.it
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