Non aprite quel link in allegato: allerta della polizia sui ricatti informatici
di
ALESSANDRA BORELLA per Repubblica.it
Un
avvertimento che arriva direttamente dalle forze dell'ordine: i file
allegati nelle email possono contenere virus che criptano quello che
c'è dentro il nostro computer così siamo poi ricattabili dai
criminali informatici che ci chiedono in cambio una somma di denaro
in bitcoin
TENERE
SEMPRE aggiornato il software del proprio pc, munirsi di un buon
antivirus, fare periodici backup dei propri file e, soprattutto, fare
attenzione alle mail che ci arrivano, specialmente se non attese,
evitando di cliccare sui link o di aprire gli allegati. Sono i
consigli che la polizia dà a tutti gli utenti della rete per
impedire l'infezione del "Cryptolocker",
il nuovo virus che da qualche tempo imperversa sul web. E che ha
indotto la stessa Polizia postale e delle comunicazioni ad aumentare
le misure di prevenzione e contrasto: è di ieri l'operazione che ha
permesso di sgominare un'organizzazione criminale per associazione
per delinquere finalizzata all'accesso abusivo informatico,
estorsione on line e riciclaggio dei proventi realizzati proprio
mediante la diffusione di questo virus, di cui sono rimaste vittima
privati cittadini ma anche aziende, private e
pubbliche.
"Cryptolocker" viaggia via email. Secondo uno scenario ormai collaudato, l'ignaro utente riceve sulla propria casella di posta elettronica un messaggio che fornisce indicazioni su presunte spedizioni a suo favore oppure contenente un link relativo ad un acquisto effettuato on line a anche da altri servizi. Cliccando sul link oppure aprendo l'allegato, solitamente un documento in formato pdf, viene iniettato il virus che immediatamente cripta il contenuto delle memorie dei computer, anche di quelli eventualmente collegati in rete.
Una volta che il virus è dentro il computer, scatta il ricatto dei criminali informatici che richiedono agli utenti, per riaprire i file e rientrare in possesso dei propri documenti, il pagamento di una somma di alcune centinaia di euro in "bitcoin" (una moneta virtuale, il cui valore è stabilito dal mercato) a fronte del quale ricevere via email un programma per la decriptazione. "È importante non cedere al ricatto - raccomanda la Polizia - anche perché non è certo che dopo il pagamento vengano restituiti i file criptati".
Per maggiori informazioni e assicurare un contatto diretto con il cittadino, si può fare riferimento anche al commissariato di polizia online. Il portale è stato appena integrato con una app scaricabile gratuitamente sul proprio smartphone o tablet per venire incontro alle crescenti richieste di assistenza e di aiuto degli utenti della rete, in tempo reale.
E sul tema della cybersicurezza la polizia collabora con il mondo della accademico: è stato presentato questa mattina al Viminale il Centro di studi e ricerche sul cyber crime (Crcc), un progetto di collaborazione tra il Dipartimento di Pubblica Sicurezza e il mondo accademico e della ricerca per promuovere attività di formazione, specializzazione e perfezionamento del personale della polizia e dall'altro dare impulso ad attività di ricerca di strumenti tecnologicamente più avanzati per essere al passo delle nuove frontiere della criminalità informatica. Del Crcc faranno parte diversi ricercatori del Cnr e delle università La Sapienza di Roma, dell'università Statale di Milano, del Politecnico di Torino di Trento e di Modena-Reggio Emilia.
"Cryptolocker" viaggia via email. Secondo uno scenario ormai collaudato, l'ignaro utente riceve sulla propria casella di posta elettronica un messaggio che fornisce indicazioni su presunte spedizioni a suo favore oppure contenente un link relativo ad un acquisto effettuato on line a anche da altri servizi. Cliccando sul link oppure aprendo l'allegato, solitamente un documento in formato pdf, viene iniettato il virus che immediatamente cripta il contenuto delle memorie dei computer, anche di quelli eventualmente collegati in rete.
Una volta che il virus è dentro il computer, scatta il ricatto dei criminali informatici che richiedono agli utenti, per riaprire i file e rientrare in possesso dei propri documenti, il pagamento di una somma di alcune centinaia di euro in "bitcoin" (una moneta virtuale, il cui valore è stabilito dal mercato) a fronte del quale ricevere via email un programma per la decriptazione. "È importante non cedere al ricatto - raccomanda la Polizia - anche perché non è certo che dopo il pagamento vengano restituiti i file criptati".
Per maggiori informazioni e assicurare un contatto diretto con il cittadino, si può fare riferimento anche al commissariato di polizia online. Il portale è stato appena integrato con una app scaricabile gratuitamente sul proprio smartphone o tablet per venire incontro alle crescenti richieste di assistenza e di aiuto degli utenti della rete, in tempo reale.
E sul tema della cybersicurezza la polizia collabora con il mondo della accademico: è stato presentato questa mattina al Viminale il Centro di studi e ricerche sul cyber crime (Crcc), un progetto di collaborazione tra il Dipartimento di Pubblica Sicurezza e il mondo accademico e della ricerca per promuovere attività di formazione, specializzazione e perfezionamento del personale della polizia e dall'altro dare impulso ad attività di ricerca di strumenti tecnologicamente più avanzati per essere al passo delle nuove frontiere della criminalità informatica. Del Crcc faranno parte diversi ricercatori del Cnr e delle università La Sapienza di Roma, dell'università Statale di Milano, del Politecnico di Torino di Trento e di Modena-Reggio Emilia.
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