Hanno hackerato l'Hacking Team: "Ha lavorato per regimi illiberali"
Bucato
il profilo Twitter dell'azienda milanese specializzata in software
per spiare computer e dispositivi mobili per indagini del tutto
legali. Ma anche accusata dagli attivisti di fornire i propri servizi
a governi tutt'altro che democratici. Mail e documenti postati su
Twitter
UN
CORTO circuito tra i classici del mondo hi-tech: hanno hackerato gli
hacker. Il profilo twitter di Hacking Team - azienda privata milanese
che lavora per committenti istituzionali, tra forze dell'ordine
italiane e straniere - è stato bucato e si è ritrovato il nome
cambiato in Hacked Team. Ma non solo: nel breve il profilo Twitter ha
cominciato a postare link a file di documenti riservati della stessa
società, mail private e immagini. Il tutto per circa 400 GB. Tutto
materiale che crea ulteriore imbarazzo alla società.
Conosciuta
dalle autorità di mezzo mondo e guidata da David Vincenzetti, HT ha
una grande reputazione negli ambienti governativi: i software
prodotti per fare spionaggio sono tra i più sofisticati in
circolazione e possono infettare sia sistemi Windows che Mac, ma
anche smartphone con Android, iOS e BlackBerry. Anni e anni di lavoro
di ricerca, analisi e sviluppo per permettere alle forze di polizia e
all'antiterrorismo di mettere sotto controllo soprattutto terroristi
e criminalità organizzata. I documenti rubati e pubblicati online
mettono alla luce ogni aspetto della società, che molto investiva
nella propria sicurezza: la sede di Milano è un fortino, le porte
degli uffici sono blindate per la paura di intrusioni. I documenti
pubblicati dagli hacker testimoniano le conversazioni via email tra i
dipendenti, i rapporti con i Governi che hanno acquistato il
software, le relazioni esterne, ma anche i dettagli tecnici dei
prodotti. Ovvero, come questi software riescono a penetrare nei
sistemi che oggi noi tutti utilizziamo.
Spiare,
che business. Ci troviamo di fronte a una spy-story in piena regola.
Ma per capirci di più bisogna fare qualche passo indietro. Ad oggi
la maggior parte delle comunicazioni avvengono attraverso
apparecchiature elettroniche connesse alla rete: i nostri pc,
smartphone, tablet. Le forze di Polizia, così come le agenzie di
intelligence hanno necessità di spiare per avere un vantaggio sui
criminali. Intercettare due trafficanti di droga che si scambiano le
email, recuperare la conversazione Skype tra due terroristi,
ascoltare i messaggi vocali scambiati su Whatsapp, intercettare la
posizione gps del cellulare di un pedofilo. Per fare tutto questo
servono dei software, chiamati in genere trojan, che penetrano nei
dispositivi dei target per acquisire informazioni utili. Le società
come Hacking Team forniscono soluzioni di questo genere, utilizzate
poi dagli agenti di polizia o uomini dell'intelligence per il proprio
lavoro. Tutto questo è perfettamente legale ed è anche un buon
business: nel corso degli anni sono nate diverse società che offrono
questo tipo di servizi, ma solo poche di queste sono conosciute al di
fuori dagli ambienti governativi.
Le
accuse di Wikileaks. Nel 2011 HackingTeam è venuta alla luce per la
prima volta a livello pubblico quando Wikileaks ha rilasciato dei
documenti che parlavano dell'azienda italiana. Da quel giorno in poi
sia attivisti che giornalisti di mezzo mondo hanno cercato di capire
di più riguardo la società di Vincenzetti. Dal 2011 ad oggi
HackingTeam è finita più volte sotto la lente di ingrandimento dei
media internazionali - anche Reporter senza Frontiere aveva inserito
l'azienda nella sua lista di "nemici della rete" per le sue
attività sospette - ma anche da parte di gruppi di attivisti che
hanno documentato quello che HT in realtà aveva sempre giurato di
non fare: ovvero vendere i propri software non a governi (e quindi
forze di polizia ed intelligence) democratici, ma a regimi e governi
repressivi. Ecco, dai documenti pubblicati dagli hacker sembra che
HackingTeam abbia invece venduto i suoi software a Kazakistan, Arabia
Saudita, Oman, Libano, Mongolia, Sudan, Russia, Tunisia, Turchia,
Nigeria, Bahrain, Emirati Arabi e che, come scrive il CitizenLab, un
laboratorio di attivisti, alcuni di questi paesi abbiano utilizzato
questi potenti strumenti non per sconfiggere la criminalità o il
terrorismo ma per spiare giornalisti ed attivisti politici.
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