Le
5 bugie che hanno convinto gli inglesi
Il
sito infacts.org ha raccolto i 5 miti da sfatare che sono stati
diffusi per convincere il popolo britannico a votare per il Leave
La
campagna per la Brexit è stata costellata da informazioni
fuorvianti. “I sostenitori della Brexit hanno condotto una campagna
di disinformazione per spaventare gli elettori e indurli a votare in
favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue” spiega il sito
il sito infacts.org che ha raccolto i 5 miti da sfatare che sono
stati diffusi per convincere il popolo britannico a votare per il
Leave. Il sito apertamente schierato contro la Brexit ha realizzato
anche dei video sulle tesi più strampalate diffuse dalla stampa
inglese o evocate nei discorsi dei leader.
Dall’esistenza
di un milione e mezzo di immigrati clandestini al collasso in tre
anni dei conti del servizio sanitario nazionale. Dal fatto che il
ripristino di controlli nazionali aumenterebbe di dieci volte la
possibilità di fermare sospetti terroristi, allo spettro di
settecento reati settimanali commessi da immigrati comunitari.
1) “La Turchia diventerà membro dell’Ue nel 2020” Michael Gove, Lord Cancelliere e segretario di Stato della Giustizia del Regno Unito, nonché acceso sostenitore della Brexit, ha detto che la Turchia sta per entrare nell’Ue. Il politico conservatore però evita di ricordare che, per ottenere il via libera di Bruxelles, Ankara dovrà dimostrare di essere una moderna democrazia europea sotto ogni profilo, dai diritti umani all’economia. E se anche ci riuscisse – una prospettiva ad oggi inverosimile –, la Gran Bretagna o qualsiasi altro membro dell’Unione potrebbe opporsi all’ingresso dei turchi, esercitando il diritto di veto.
2)
“Siamo sempre messi in minoranza da Bruxelles” Per suscitare una
sorta di rivalsa nazionalista, il fronte del “Leave” afferma che
nelle votazioni in sede europea la Gran Bretagna si trova spesso in
minoranza. In realtà dal 1999 a oggi il bilancio del Regno Unito
nelle votazioni del Consiglio europeo farebbe impallidire qualsiasi
campione dello sport: 56 sconfitte contro 2.466 vittorie.
3)
“La UE ha bisogno di noi più di quanto noi abbiamo bisogno di
loro”. Boris Johnson sostiene che, una volta abbandonata l’Ue, la
Gran Bretagna potrebbe ottenere un buon accordo commerciale con
Bruxelles: “La Germania vuole continuare a venderci le BMW”,
argomenta l’ex sindaco di Londra. Quello che Johnson non dice è
che le esportazioni britanniche nell’Ue rappresentano il 13%
dell’economia nazionale, mentre l’export dell’Unione nel Regno
Unito vale appena il 3% dell’economia comunitaria. Per cui in una
eventuale guerra commerciale, la Gran Bretagna ha molto più da
perdere dell’Unione europea. Inoltre, diverse multinazionali (come
Nissan) hanno istituito il loro quartier generale europeo nell’UK
perché ritengono che sia la miglior porta d’accesso al mercato
continentale. In caso di Brexit, Germania e Francia potrebbero
cercare di sottrarre questa prerogativa al Regno Unito.
4)
“Ogni settimana la Gran Bretagna invia a Bruxelles ben 350 milioni
di sterline”. Secondo l’ex sindaco di Londra ogni settimana la
Gran Bretagna invia a Bruxelles ben 350 milioni di sterline. Non è
così, dal momento che il Regno Unito beneficia ancora del cospicuo
sconto sui pagamenti all’Ue contrattato nel 1984 da Margaret
Thatcher. È curioso che Johnson, grande fan della Thatcher, non
ricordi questo particolare. Se si considera lo sconto tatcheriano e
il denaro che dall’Unione europea torna nelle casse britanniche, la
permanenza nell’Unione costa a ogni cittadino 30 centesimi di
sterlina al giorno. Ma i vantaggi di cui tutti beneficiano valgono
molto di più.
5)
“Lasciare la Ue per salvare il Sistema Sanitario”.
Boris
Johnson e Michael Gove affermano che la Gran Bretagna potrebbe
salvare il proprio sistema sanitario uscendo dall’Unione europea,
perché ridurrebbe il numero d’immigrati in arrivo ogni anno e
interromperebbe l’emorragia di denaro destinato a Bruxelles. Gli
stessi politici, tuttavia, dimenticano sempre di far notare che, in
caso di uscita dall’Ue, il Regno Unito perderebbe il proprio
accesso preferenziale al mercato europeo, cui è legata circa la metà
del commercio britannico. Ciò provocherebbe uno shock economico
talmente grave che il Paese non si ritroverebbe affatto con più
denaro da spendere: al contrario, le risorse a disposizione
diminuirebbero drasticamente. Boris Johnson e Michael Gove, inoltre,
non dicono che i migranti comunitari, non danneggiano il sistema
sanitario, ma lo sostengono, perché pagano più tasse di quanto non
sfruttino i servizi pubblici, essendo più giovani della media dei
britannici. Inoltre, nel Regno Unito un medico su 10 è un immigrato
comunitario.
da
L' Unità.TV
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