Roma, la destra resta nella palude. E scatta la sindrome ‘liberi tutti’
Quattro
candidati ancora in campo, gli appelli all’unità continuano a
cadere nel vuoto. E c’è chi parla di spartiacque dopo il quale
“nulla sarà più come prima”
“Faccio
appello a tutti gli alleati della coalizione di centrodestra, c’è
ancora tempo e spazio per costruire qualcosa insieme”. Così,
qualche settimana fa, in
piazza del Pantheon dove annunciava la sua candidatura, Giorgia
Meloni provava
a ricucire le lacerazioni che dividevano il centrodestra. Lacerazioni
che sono tutt’altro che rientrate e che, anzi, sembrano oggi sempre
più profonde. Almeno a giudicare dalle mosse e dalle dichiarazioni
dei quattro candidati ancora in campo.
La
leader dei Fratelli d’Italia, convinta di essere l’unico
candidato che da destra possa affrontare con qualche possibilità di
successo Roberto
Giachetti del Pd e Virginia Raggi del M5S,
continua a credere che ad un certo punto possa arrivare l’agognata
convergenza sul suo nome.
Ma
i fatti sembrano, per il momento, smentirla. In campo rimangono, più
convinti che mai,Francesco
Storace, Guido Bertolaso e Alfio Marchini.
“Nel
centrodestra giocano sporco – afferma l’ex presidente della
Regione Lazio – niente primarie, no a un incontro tra
candidati, un giorno si va su Marchini, quello successivo sulla
Meloni. Ovviamente, mai su di me e già stanno buttando a mare il
povero Bertolaso. Non c’è davvero alcun motivo per non continuare
la mia corsa. Ho provato a chiedere il da farsi ai miei sostenitori
della rete nella giornata di sabato e la risposta è stata ‘vai
avanti’. Fatevene
una ragione, entro lunedì 5 aprile raccoglieremo le 48 candidature
al Comune per la lista Storace sindaco“.
D’altro
canto, tra
Bertolaso e Marchini proseguono gli ammiccamenti ma al momento
l’accordo tra i due rimane solo una possibilità. “Marchini
non l’ho mai incontrato – dice l’ex capo della Protezione
Civile – ma constato che tra i candidati in corsa a Roma, siamo gli
unici che parlano dei problemi dei romani e di come risolverli. Se
uno vuole diventare sindaco e dare una mano a questa città ridotta
in condizioni drammatiche, è bene guardarsi intorno ed in questo
caso vedere se con Marchini sono possibili sinergie”. Ora tocca
capire se l’imprenditore (che ha cominciato una campagna di
affissioni denotata dallo slogan ‘Libera dai partiti’) accetti di
farsi da parte o di correre per uno dei partiti che hanno affossato
Roma nei cinque
anni dell’amministrazione Alemanno.
La
partita, comunque, rimane nelle mani dei leader nazionali e l’esito
di quanto accadrà nei prossimi giorni a Roma avrà sicuramente una
valenza che andrà al di là della Capitale. A farlo notare, tra gli
altri, è il senatore di Forza Italia Vincenzo Gibiino, secondo il
quale “le elezioni amministrative di Roma risulteranno un vero e
proprio spartiacque. Se i leader non riusciranno a trovare una
sintesi, dopo il voto nascerà per forza di cose un nuovo schema
politico a livello nazionale”. Insomma, un
“liberi tutti” che relegherebbe la destra (non solo nella
Capitale) a un ruolo da comprimaria nella politica italiana.
Di
Stefano Cagelli per L' Unità.TV
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