Poletti: "Reddito minimo di 320 euro al mese per un milione di poveri con minori"
di
ROBERTO MANIA
per Repubblica.it
Il
ministro del Lavoro spiega il piano per gli indigenti e conferma
l'impegno del governo a dare flessibilità all'uscita pensionistica
entro quest'anno
ROMA.
Un sostegno al reddito pari a circa 320 euro al mese per un milione
di poveri accompagnato da un piano per la loro inclusione sociale. È
la via italiana al reddito minimo che il ministro del Lavoro,
Giuliano Poletti, illustra in questa intervista. Il governo ha
approvato la scorsa settimana il disegno di legge delega, entro sei
mesi dal via libera del Parlamento arriveranno i decreti attuativi.
Nel 2017 la riforma dovrebbe partire, ma già da quest'anno potranno
essere utilizzati i 600 milioni stanziati nella legge di Stabilità.
L'obiettivo è di fare crescere nel tempo sia l'indennità sia la
platea di beneficiari (si comincerà dalla famiglie con minori) fino
a coinvolgere tutti i quattro milioni di italiani in condizioni di
povertà assoluta.
"È
un cambiamento radicale - dice Poletti - perché nel nostro Paese non
c'è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per
sostenere le persone in condizione di povertà. Vogliamo dare a tutti
la possibilità di vivere dignitosamente. È una riforma che vale
almeno quanto il Jobs act".
Di
fatto si tratta dell'introduzione anche in Italia, che insieme alla
Grecia è l'unico in Europa a non averlo, del reddito minimo. È
così?
"Noi
veniamo da una storia e da esperienze diverse in termini di politiche
di contrasto alla povertà. Abbiamo sempre concentrato gli interventi
sul versante dell'assistenza, sul trasferimento passivo. Ora facciamo
di più: parallelamente al trasferimento monetario, le istituzioni
prenderanno in carico ciascuna persona in condizioni di povertà per
la sua inclusione sociale. Dietro questa misura c'è un'idea di
società".
È
difficile pensare che possa funzionare con la pubblica
amministrazione italiana e affidando all'Isee (l'indicatore della
situazione economica) l'accertamento delle condizioni patrimoniali in
un Paese come il nostro ad altissimo tasso di evasione fiscale.
Insomma non c'è il rischio che il sostegno vada a chi non ne ha
bisogno?
"Guardi,
spetta al governo e al Parlamento fare le riforme ma poi "a
bordo" ci sono le persone, ciascuno deve prendersi una parte di
responsabilità. Le faccio un esempio: chi riceverà l'assegno dovrà
impegnarsi contestualmente, come già accade nelle città che stanno
sperimentando il sostegno per l'inclusione attiva, a mandare i figli
a scuola e ad accettare possibilità di lavoro. Pensiamo a un
coinvolgimento anche delle associazioni del volontariato. Quanto
all'Isee le ricordo che l'abbiamo cambiato e che oggi fotografa molto
più efficacemente le situazioni: se prima il 78 per cento dichiarava
di non avere conti correnti bancari o postali oggi questa percentuale
è calata al 18".
Avete
annunciato un riordino degli istituti assistenziali. Non è che il
nuovo sostegno sarà finanziato con i tagli ad altri trattamenti?
Insomma una partita di giro.
"I
trattamenti in essere non sono in discussione, non saranno toccati.
Faremo un'analisi e puntiamo a una riorganizzazione anche delle
prestazioni non per fare cassa ma per equità".
Passiamo
alle pensioni. Conferma che questo sarà l'anno per un ritorno al
pensionamento flessibile?
"Il
tema delle pensioni è molto delicato e sensibile. Il governo ha
assunto l'impegno di verificare e ragionare sul capitolo delle
flessibilità in uscita. Manteniamo questo impegno. Ma nel merito
parleremo solo quando avremo proposte precise".
Il
governo presenterà una legge sul salario minimo legale? Avevate dato
un po' di mesi di tempo a sindacati e Confindustria che sono
lontanissimi da un accordo. Il tempo è scaduto?
"I
contratti sono materia prioritariamente di competenza delle parti
sociali. La Confindustria ha avviato l'iter per il rinnovo del suo
presidente, è ovvio che ci sarà un rallentamento, noi però ci
auguriamo che trovino un'intesa. Intanto guardiamo con interesse quel
che accade sui tavoli negoziali sia degli alimentaristi sia dei
metalmeccanici".
Avete
varato lo Statuto del lavoro autonomo e insieme il cosiddetto "lavoro
agile". Ha una stima di quante persone saranno coinvolte nel
lavoro svolto da casa?
"Non
abbiamo stime e non so se ce ne siano. So che i cambiamenti
tecnologici sono molto più veloci dei cambianti sociali. E penso
anche che le innovazioni tecnologiche possono da una parte bruciare
posti di lavoro, ma dall'altra renderci più liberi nel lavoro. È un
mix che il legislatore non può ignorare".
Pensate
di introdurre anche sgravi fiscali per incentivare il lavoro da casa?
"Non
ora, anche se gli sgravi per il welfare aziendale previsti nella
legge di Stabilità si muovono in quella direzione. Non mi pare di
poco conto, tuttavia, che l'assicurazione Inail un tempo legata alla
fabbrica o all'ufficio si estenderà alle attività svolte da casa
con il tablet".
Si
sente un ministro dimezzato dopo la nomina di Tommaso Nannicini a
sottosegretario
a
Palazzo Chigi con un'attenzione particolare alle questioni del
lavoro?
"Assolutamente
no. Con Tommaso ho un meraviglioso rapporto di collaborazione. Mi fa
piacere lavorare con i giovani bocconiani "dal volto umano",
come li ha definiti Tiziano Treu".
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