Migranti,
il piano del Viminale: un charter alla settimana per i rimpatri
Ma non ci sono gli accordi bilaterali. Sono 5.902 i minori stranieri soli scomparsi dai centri di accoglienza. Il rischio di arrivi via mare anche dal Montenegro
Di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it
ROMA
È il problema più difficile da risolvere, l’ostacolo che non si
riesce a superare. Perché oltre il 53 per cento dei migranti
irregolari rimangono in Italia, nonostante i provvedimenti di
espulsione e questo vanifica ogni tentativo di rimpatrio. I dati
relativi al 2015 forniscono un quadro confermato anche in questo
primo mese del 2016. E dicono che lo scorso anno su 34.107 stranieri
ben 18.128 sono rimasti nonostante non avessero i requisiti per
ottenere il permesso di soggiorno. E meno della metà, esattamente
15.979, risultano andati fuori dal nostro Paese, anche se pure su
questo numeri non c’è certezza visto che molti di loro riescono a
sottrarsi alla cattura dopo l’ordine emesso dal questore o dal
giudice. Una situazione di caos che riguarda pure i minori. Secondo
quanto denunciato dalla deputata di Alternativa Libera, Eleonora
Bechis, «esaminando le cifre aggiornate al 30 novembre scorso 2015
si scopre che sono 5.902 i minori stranieri non accompagnati
scomparsi dai centri di accoglienza italiani (in prevalenza Sicilia,
Calabria, Puglia e Marche)». Le autorità li definiscono
“irreperibili”. «Tuttavia - sottolinea la parlamentare - non c’è
un dato che certifichi se abbiano o meno varcato nuovamente la
frontiera italiana e non sono stati registrati ricongiungimenti
familiari. Inoltre, dei 63 mila migranti non identificati, secondo la
Commissione europea, 5 mila erano minori non accompagnati. In totale,
dunque, mancano all’appello circa 11 mila minori migranti non
accompagnati, giunti in Italia nel corso dell’anno 2015».
La
missione in Albania
Ieri
una delegazione della polizia è volata in Albania per prendere
contatti con le autorità di Tirana. Dopo la scelta di numerosi Paesi
Ue di sospendere il trattato di Schengen ripristinando i controlli
alle frontiere, il rischio forte è che si apra la rotta balcanica
con arrivi via mare anche dal Montenegro. Qualche passaggio è già
stato registrato, anche dalla Libia si sono intensificate le partenze
e il dipartimento guidato dal prefetto Mario Morcone ricomincia a
fare i conti con le difficoltà legate all’accoglienza, a cercare
strutture dove sistemare chi ha richiesta di ottenere lo status di
rifugiato. Il piano messo a punto dal Viminale per far tornare negli
Stati d’origine i migranti che non hanno diritto all’asilo
prevede la partenza di un charter a settimana con 50 persone a bordo.
Ma è una tabella di marcia difficile da rispettare. Anche perché
gli accordi bilaterali che consentono il rimpatrio sono stati siglati
soltanto con quattro governi: Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco. I
partner europei stanno facendo tornare a casa gli afghani, l’Italia
al momento non ha alcun patto con Kabul e in ogni caso si era deciso
di attendere che la situazione tornasse meno critica ritenendo che in
alcuni casi sia possibile concedere l’asilo agli stranieri
provenienti da un’area tuttora di massimo rischio.
L’Europa
e i rifugiati: i nodi
I
respingimenti
Nelle
prossime settimane si cercherà di siglare nuovi patti, soprattutto
si è deciso di intensificare le partenze verso i quattro Paesi che
già collaborano. Perché le previsioni dicono che l’Italia rischia
di dover affrontare un flusso ben superiore a quello dello scorso
anno e dunque bisogna privilegiare i richiedenti asilo rispetto a chi
non ha titolo per rimanere qui. Secondo i numeri relativi al 2015 dei
15.979 rimpatriati, in realtà 8.736 sono stati respinti alla
frontiera e soltanto 1.738 risultano riammessi nei Paesi di
provenienza. Una tendenza confermata nel gennaio del 2016 stando
almeno agli ultimi dati secondo cui nei primi tre giorni sono stati
rintracciati 925 stranieri irregolari, 325 sono stati rimpatriati
alla frontiera mentre 543 sono ancora in Italia. Anche per questo si
sta valutando se ampliare il numero dei posti nei Centri di
espulsione che sono meno di mille. ROMA È il problema più difficile
da risolvere, l’ostacolo che non si riesce a superare. Perché
oltre il 53 per cento dei migranti irregolari rimangono in Italia,
nonostante i provvedimenti di espulsione e questo vanifica ogni
tentativo di rimpatrio. I dati relativi al 2015 forniscono un quadro
confermato anche in questo primo mese del 2016. E dicono che lo
scorso anno su 34.107 stranieri ben 18.128 sono rimasti nonostante
non avessero i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. E
meno della metà, esattamente 15.979, risultano andati fuori dal
nostro Paese, anche se pure su questo numeri non c’è certezza
visto che molti di loro riescono a sottrarsi alla cattura dopo
l’ordine emesso dal questore o dal giudice. Una situazione di caos
che riguarda pure i minori. Secondo quanto denunciato dalla deputata
di Alternativa Libera, Eleonora Bechis, «esaminando le cifre
aggiornate al 30 novembre scorso 2015 si scopre che sono 5.902 i
minori stranieri non accompagnati scomparsi dai centri di accoglienza
italiani (in prevalenza Sicilia, Calabria, Puglia e Marche)». Le
autorità li definiscono “irreperibili”. «Tuttavia - sottolinea
la parlamentare - non c’è un dato che certifichi se abbiano o meno
varcato nuovamente la frontiera italiana e non sono stati registrati
ricongiungimenti familiari. Inoltre, dei 63 mila migranti non
identificati, secondo la Commissione europea, 5 mila erano minori non
accompagnati. In totale, dunque, mancano all’appello circa 11 mila
minori migranti non accompagnati, giunti in Italia nel corso
dell’anno 2015».
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