1 gen 2016

Le frasi simbolo dei politici Ue nel 2015


Le frasi simbolo dei politici Ue nel 2015
Le metafore di Tusk. L'esasperazione di Tsipras. Le strigliate di Lagarde e Renzi. L'unità d'intenti Merkel-Hollande. Le dichiarazioni da ricordare secondo L43.
di Antonietta Demurtas da Bruxelles per L43.it
Dichiarazioni, discorsi, annunci, presentazioni, interventi, chiarimenti, interviste. Se c'è una cosa che si fa a Bruxelles è parlare, comunicare.
Dal presidente del Consiglio a quello della Commissione Ue passando per il parlamento europeo, tutti hanno qualcosa da dire.
Euodeputati e commissari hanno sempre pronto uno statement sul tema del giorno. Che sia un'emergenza, una direttiva o una risoluzione poco cambia, l'importante è fare una dichiarazione.
Lettera43.it ha raccolto le 10 frasi più significative e simboliche pronunciate dai leader europei in questo 2015.
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1. Tusk: «Nell'Ue dobbiamo ballare la makarena, non il tango»


«Nell'Ue abbiamo bisogno di ballare la makarena, non il tango»: così il 29 novembre, alla fine del primo storico summit europeo tra i 28 e la Turchia, il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk ha spiegato l'esigenza di lavorare non in maniera bilaterale, ma tutti insieme per risolvere l'emergenza rifugiati.
Non certo l'unica metafora cara a Tusk, che spesso preferisce parlare per immagini, come quando il 22 giugno, prima di uno dei più importanti vertici sulla crisi greca che rischiava di finire con una Grexit, a causa delle posizioni inconciliabili tra i vari leader dopo 4 mesi di negoziati, disse: «Il gioco del pollo deve finire e così lo scaricabarile».


2. Timmermans: «Cambiamo approccio o il pianeta non sopravviverà»


«Il nostro pianeta e la nostra economia non può sopravvivere se continuiamo con l'approccio 'Take, make, use and throw away' (prendere, fare, usare e buttare via)», ha detto il primo vicepresidente dell'esecutivo Ue, Frans Timmermans responsabile per lo sviluppo sostenibile, durante la presentazione del pacchetto sull'economia circolare.


3. Lagarde: «Ristabiliamo il dialogo tra adulti»


«La principale emergenza per noi è ristabilire il dialogo con gli adulti nella stanza». A rimproverare i suoi interlocutori per la scarsa maturità, dopo l’ennesimo inconcludente Eurgruppo sulla Grecia, è Christine Lagarde, capo del Fondo monetario internazionale (Fmi).
Il 18 giugno, a due settimane dalla scadenza del prestito di 1,6 miliardi di euro fatto dal Fmi ad Atene, Lagarde ha invitato «gli adulti a tornare nella stanza» in modo da raggiungere un accordo tra le istituzioni creditrici e il governo greco.


4. Tsipras: «Cari creditori, prendetevi anche la mia giacca»


«Prendetevi anche questa», ha detto il premier greco Alexis Tsipras togliendosi la giacca per darla ai creditori visto che alla Grecia non era rimasto nient'altro da offirire.
Un gesto esasperato che Tsipras ha compiuto durante le lunghe trattative all'Eurosummit di Bruxelles quando, chiuso in una stanza a negoziare sino a tarda notte il terzo programma di salvataggio finanziario, avrebbe fatto capire quanto inaccattabili fossero due proposte suggerite dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble: il conferimento, da parte di Atene, a un fondo separato indipendente di beni pubblici da privatizzare per ben 50 miliardi di euro, e l'uscita della Grecia dall’euro, seppure temporanea.
Accettarle sarebbe stato come lasciare la Grecia in mutande.


5. Juncker a Orban: «Ciao dittatore»


«Ciao dittatore»: con il suo tipico sense of humor il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il 22 maggio ha accolto il premier ungherese Viktor Orban al summit Ue sul partenariato orientale dandogli dell'autocrate.
Tra i due i rapporti erano già tesi a causa delle dichiarazioni fatte da Orban contro l'immigrazione e a favore della pena di morte.
La battuta di Juncker, in ogni caso, non sembra aver destabilizzato più di tanto il premier ungherese.


6. Merkel-Hollande: «Solo lavorando insieme possiamo andare lontano»


«Insieme» è la parola più usata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente della Francia Hollande nel discorso congiunto davanti alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo il 7 ottobre. L'ultima volta che i leader di Francia e Germania avevano parlato insieme all’Europarlamento era il 1989, era caduto il muro di Berlino e c’erano Helmut Kohl e François Mitterand.
Dopo 25 anni, l'asse franco-tedesco si riunisce simbolicamente nella casa dell'Ue per affrontare altre sfide, dai rifugiati al terrorismo: «Solo se lavoreremo insieme l’Ue potrà affrontare le diverse sfide poste dall’emergenza immigrazione», ha ricordato Merkel. Il compito dell’Europa «è andare più lontano, perché se ci fermeremo vorrà dire che torneremo indietro», ha aggiunto Hollande.


7. Grybauskaitė: «Il conto di Atene lo pagheranno i Paesi Baltici»


«Il governo greco vuole ancora festeggiare ma il conto dovranno pagarlo gli altri»: ai Paesi Baltici e dell'Est la crisi greca non è mai andata giù, e a ricordarlo durante tutti i summit organizzati nel 2015 per cercare di trovare una soluzione è stata la presidente della Repubblica lituana, Dalia Grybauskaitė.
Che il 22 giugno, il giorno del vertice dell'Eurozona proprio sulla Grecia, ha esplicitato in un tweet la sua posizione.


8. Renzi: «Non siete degni di chiamarvi Europa»


«Se non siete d'accordo sulla distribuzione dei 40 mila migranti non siete degni di chiamarvi Europa», ha detto il premier italiano Matteo Renzi durante il summit del 25-26 giugno sull'immigrazione, quando i leader dei 28 si sono scontrati sul principio di ripartizione dei richiedenti asilo proposto dalla Commissione europea.
Molti hanno infatti rifiutato lo schema delle quote per la distribuzione lasciando la Grecia e l'Italia a gestire da sole l'ermegenza migranti. «Fate pure, se questa è la vostra idea di Europa, tenetevela. O c’è solidarietà, o non fateci perdere tempo», ha concluso il premier italiano.
9. Juncker: «Manca l'unione e manca anche l'Europa»


«In Europa è arrivato il momento della sincerità e non dei discorsi vuoti. L'Unione non versa in buone condizioni. Manca l'unione e manca anche l'Europa», parole severe quelle pronunciate il 9 settembre dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, a Strasburgo.
Davanti alla plenaria del Parlamento europeo, durante il suo primo 'discorso sullo stato dell'Unione', Juncker ha spiegato quali sono le grandi sfide che deve affrontare l'Ue. E la prima è quella con se stessa, ha ricordato, per diventare una Europa più solidale, capace di accogliere quanti fuggono dalla guerra e dal terrore dello Stato islamico.
10. Mogherini: «La Francia ha chiesto aiuto e l'Europa unita risponde sì»


«La Francia ha chiesto aiuto e l'Europa unita risponde sì»: è stato l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ad annunciare il ricorso all'articolo 42.7 del Trattato di Lisbona, per la prima volta nella storia.
Come richiesto dal presidente francese Hollande a seguito degli attacchi terroristici , l'articolo citato permetterà a Parigi di trattare bilateralmente con gli Stati Ue per avere assistenza militare, senza dover ricorrere all'unanimità.
Un sostegno «unanime» avuto dal Consiglio di Difesa della Ue che apre alla cosiddetta «clausola di difesa collettiva».




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