Le
frasi simbolo dei politici Ue nel 2015
Le
metafore di Tusk. L'esasperazione di Tsipras. Le strigliate di
Lagarde e Renzi. L'unità d'intenti Merkel-Hollande. Le dichiarazioni
da ricordare secondo L43.
di
Antonietta Demurtas da Bruxelles per L43.it
Dichiarazioni,
discorsi, annunci, presentazioni, interventi, chiarimenti,
interviste. Se c'è una cosa che si fa a Bruxelles è parlare,
comunicare.
Dal
presidente del Consiglio a quello della Commissione Ue passando per
il parlamento europeo, tutti hanno qualcosa da dire.
Euodeputati
e commissari hanno sempre pronto uno statement sul tema del giorno.
Che sia un'emergenza, una direttiva o una risoluzione poco cambia,
l'importante è fare una dichiarazione.
Lettera43.it
ha raccolto le 10 frasi più significative e simboliche pronunciate
dai leader europei in questo 2015.
X
1.
Tusk: «Nell'Ue dobbiamo ballare la makarena, non il tango»
«Nell'Ue
abbiamo bisogno di ballare la makarena, non il tango»: così il 29
novembre, alla fine del primo storico summit europeo tra i 28 e la
Turchia, il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk ha spiegato
l'esigenza di lavorare non in maniera bilaterale, ma tutti insieme
per risolvere l'emergenza rifugiati.
Non
certo l'unica metafora cara a Tusk, che spesso preferisce parlare per
immagini, come quando il 22 giugno, prima di uno dei più importanti
vertici sulla crisi greca che rischiava di finire con una Grexit, a
causa delle posizioni inconciliabili tra i vari leader dopo 4 mesi di
negoziati, disse: «Il gioco del pollo deve finire e così lo
scaricabarile».
2.
Timmermans: «Cambiamo approccio o il pianeta non sopravviverà»
«Il
nostro pianeta e la nostra economia non può sopravvivere se
continuiamo con l'approccio 'Take, make, use and throw away'
(prendere, fare, usare e buttare via)», ha detto il primo
vicepresidente dell'esecutivo Ue, Frans Timmermans responsabile per
lo sviluppo sostenibile, durante la presentazione del pacchetto
sull'economia circolare.
3.
Lagarde: «Ristabiliamo il dialogo tra adulti»
«La
principale emergenza per noi è ristabilire il dialogo con gli adulti
nella stanza». A rimproverare i suoi interlocutori per la scarsa
maturità, dopo l’ennesimo inconcludente Eurgruppo sulla Grecia, è
Christine Lagarde, capo del Fondo monetario internazionale (Fmi).
Il
18 giugno, a due settimane dalla scadenza del prestito di 1,6
miliardi di euro fatto dal Fmi ad Atene, Lagarde ha invitato «gli
adulti a tornare nella stanza» in modo da raggiungere un accordo tra
le istituzioni creditrici e il governo greco.
4.
Tsipras: «Cari creditori, prendetevi anche la mia giacca»
«Prendetevi
anche questa», ha detto il premier greco Alexis Tsipras togliendosi
la giacca per darla ai creditori visto che alla Grecia non era
rimasto nient'altro da offirire.
Un
gesto esasperato che Tsipras ha compiuto durante le lunghe trattative
all'Eurosummit di Bruxelles quando, chiuso in una stanza a negoziare
sino a tarda notte il terzo programma di salvataggio finanziario,
avrebbe fatto capire quanto inaccattabili fossero due proposte
suggerite dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble: il
conferimento, da parte di Atene, a un fondo separato indipendente di
beni pubblici da privatizzare per ben 50 miliardi di euro, e l'uscita
della Grecia dall’euro, seppure temporanea.
Accettarle
sarebbe stato come lasciare la Grecia in mutande.
5.
Juncker a Orban: «Ciao dittatore»
«Ciao
dittatore»: con il suo tipico sense of humor il presidente della
Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il 22 maggio ha accolto il
premier ungherese Viktor Orban al summit Ue sul partenariato
orientale dandogli dell'autocrate.
Tra
i due i rapporti erano già tesi a causa delle dichiarazioni fatte da
Orban contro l'immigrazione e a favore della pena di morte.
La
battuta di Juncker, in ogni caso, non sembra aver destabilizzato più
di tanto il premier ungherese.
6.
Merkel-Hollande: «Solo lavorando insieme possiamo andare lontano»
«Insieme»
è la parola più usata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal
presidente della Francia Hollande nel discorso congiunto davanti alla
plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo il 7 ottobre. L'ultima
volta che i leader di Francia e Germania avevano parlato insieme
all’Europarlamento era il 1989, era caduto il muro di Berlino e
c’erano Helmut Kohl e François Mitterand.
Dopo
25 anni, l'asse franco-tedesco si riunisce simbolicamente nella casa
dell'Ue per affrontare altre sfide, dai rifugiati al terrorismo:
«Solo se lavoreremo insieme l’Ue potrà affrontare le diverse
sfide poste dall’emergenza immigrazione», ha ricordato Merkel. Il
compito dell’Europa «è andare più lontano, perché se ci
fermeremo vorrà dire che torneremo indietro», ha aggiunto Hollande.
7.
Grybauskaitė:
«Il
conto di Atene lo pagheranno i Paesi Baltici»
«Il
governo greco vuole ancora festeggiare ma il conto dovranno pagarlo
gli altri»: ai Paesi Baltici e dell'Est la crisi greca non è mai
andata giù, e a ricordarlo durante tutti i summit organizzati nel
2015 per cercare di trovare una soluzione è stata la presidente
della Repubblica lituana, Dalia Grybauskaitė.
Che
il 22 giugno, il giorno del vertice dell'Eurozona proprio sulla
Grecia, ha esplicitato in un tweet la sua posizione.
8.
Renzi: «Non
siete degni di chiamarvi Europa»
«Se
non siete d'accordo sulla distribuzione dei 40 mila migranti non
siete degni di chiamarvi Europa», ha detto il premier italiano
Matteo Renzi durante il summit del 25-26 giugno sull'immigrazione,
quando i leader dei 28 si sono scontrati sul principio di
ripartizione dei richiedenti asilo proposto dalla Commissione
europea.
Molti
hanno infatti rifiutato lo schema delle quote per la distribuzione
lasciando la Grecia e l'Italia a gestire da sole l'ermegenza
migranti. «Fate pure, se questa è la vostra idea di Europa,
tenetevela. O c’è solidarietà, o non fateci perdere tempo», ha
concluso il premier italiano.
9.
Juncker: «Manca l'unione e manca anche l'Europa»
«In
Europa è arrivato il momento della sincerità e non dei discorsi
vuoti. L'Unione non versa in buone condizioni. Manca l'unione e manca
anche l'Europa», parole severe quelle pronunciate il 9 settembre dal
presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, a Strasburgo.
Davanti
alla plenaria del Parlamento europeo, durante il suo primo 'discorso
sullo stato dell'Unione', Juncker ha spiegato quali sono le grandi
sfide che deve affrontare l'Ue. E la prima è quella con se stessa,
ha ricordato, per diventare una Europa più solidale, capace di
accogliere quanti fuggono dalla guerra e dal terrore dello Stato
islamico.
10.
Mogherini: «La Francia ha chiesto aiuto e l'Europa unita risponde
sì»
«La
Francia ha chiesto aiuto e l'Europa unita risponde sì»: è stato
l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica
di sicurezza, Federica Mogherini, ad annunciare il ricorso
all'articolo 42.7 del Trattato di Lisbona, per la prima volta nella
storia.
Come
richiesto dal presidente francese Hollande a seguito degli attacchi
terroristici , l'articolo citato permetterà a Parigi di trattare
bilateralmente con gli Stati Ue per avere assistenza militare, senza
dover ricorrere all'unanimità.
Un
sostegno «unanime» avuto dal Consiglio di Difesa della Ue che apre
alla cosiddetta «clausola di difesa collettiva».
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