Privacy, accesso e diritti della persona. E' la Carta dei diritti di internet
Di
ARTURO
DI CORINTO
per Repubblica.it/tecnologia/sicurezza.it
La
versione definitiva sarà presentata martedì alla Camera. Dovrebbe
rafforzare l'accesso inteso come diritto fondamentale, ampliare il
concetto alla privacy e introdurre un'equilibrata previsione circa i
diritti e i doveri di chi produce e diffonde conoscenze in rete
MARTEDI'
28 luglio è un giorno speciale per la rete in Italia. Alle 11 sarà
ufficialmente approvata la Carta dei diritti di Internet, che subito
dopo sarà illustrata nella Sala del Mappamondo della Camera dei
Deputati, alla presenza del professore Stefano Rodotà, della
presidente Laura Boldrini e dei membri della commissione che l'hanno
elaborata. Il testo, su cui si mantiene riserbo, è il risultato
delle proposte della commissione e delle integrazioni effettuate nel
corso delle audizioni e della consultazione pubblica al testo
iniziale diffuso l'anno scorso. E contiene un insieme di principi
ispiratori per garantire i diritti di chi Internet la usa ogni giorno
e per favorirne sviluppo, efficienza e resilienza (ovvero la capacità
di sostenere un trauma senza cedimenti strutturali).
Rispetto
al testo iniziale offerto alla consultazione pubblica dalla
commissione composta di parlamentari, esperti e stakeholder della
società civile, i 14 punti descritti non sarebbero cambiati troppo.
La prima stesura metteva al centro della Carta i diritti della
persona relativamente ai temi dell'accesso, della privacy,
dell'educazione, dei comportamenti in rete e del corretto rapporto
con le piattaforme che ne erogano i servizi come i social network,
fino al rapporto tra le aziende software e hardware e i consumatori.
Quella che verrà ufficializzata martedì dovrebbe però rafforzare
il diritto all'accesso inteso come diritto fondamentale, ampliare il
concetto alla privacy e introdurre un'equilibrata previsione circa i
diritti e i doveri di chi produce e diffonde conoscenze in rete.
Tutti
temi che acquisiscono una sempre maggiore rilevanza man mano che la
vita di ciascuno si sposta sempre più decisamente nel mondo
immateriale della rete dove il nostro sè digitale ci definisce e
precede rispetto alla realtà corporea e che finisce decisamente per
influenzare convinzioni, valori e opportunità che a lungo abbiamo
dato per scontate.
Sostiene
Rodotà. Secondo il giurista, "una caratteristica della carta è
che non ripete ma integra i principi delle carte generaliste sui
diritti, dell'Onu e della UE e individua quelli che sono i diritti
propri della dimensione della rete dall'accesso incondizionato - in
discussione al Senato - all'inviolabilità del domicilio informatico.
Ma quello che mi pare importante - osserva Stefano Rodotà - è che
la carta chiarisce l'accettazione delle tecnologia e ma la lega alla
necessità di far avanzare con essa i diritti collegati a questa
evoluzione: la filosofia della carta è esattamente l'opposto del
Jobs act che nei suoi decreti attuativi usa l'evoluzione tecnologica
per ridurre i diritti. E tuttavia, opponendosi alla subalternità dei
diritti verso interessi economici e securitari, la Carta non trascura
la dinamiche di mercato volendo sostenere la capacità generative
della rete e salvaguarda la possibilità di nuovi soggetti econommici
di creare ed innovare.
La
storia della Carta. L'idea di una carta dei diritti di Internet viene
dal lontano 2005 e fu proposta al mondo delle telecomunicazioni, ai
governi e all'associazionismo proprio da un gruppo di nostri
connazionali riuniti nella Casa Italia di Tunisi. L'occasione era il
World Summit on Information Society voluto dall'Onu per realizzare i
"Millenium goals", avendo finalmente realizzato che non ci
potevano essere pace, democrazia e sviluppo senza garantire a tutti
l'accesso alle nuove tecnologie dell'informazione che stavano
progressivamente e inserabilmente convergendo in Internet.
L'impulso
dato dagli italiani fu decisivo nella decisione del segretario Onu
che volle da quel momento in poi un Internet Governance Forum
mondiale (IGF) per discutere di come rendere la rete inclusiva e
partecipata per sviluppare il potenziale umano dei cittadini di tutto
il mondo.
Portata
in Brasile dove, modificata, è divenuta una realtà, la "carta
di Tunisi" ha finora ispirato molti governi nel definire le
"regole d'uso" della rete Internet e ad oggi si contano 80
tentativi nel mondo per farne approvare una versione secondo le
specificità nazionali, ma sulla base di un'idea convergente di
diritti che vanno dalla protezione della persona - contro stalking
online, cyberbullismo, hate speech - alla protezione delle
infrastrutture di rete da virus, malware, spamming, attacchi
terroristici, sabotaggio dei cavidotti dove passano i bit della
comunicazione digitale.
Il
futuro della Carta dei Diritti. La "Magna Charta" italiana
dei diritti non sarà vincolante ma offrirà dei principi di alto
livello cui conformarsi, con la speranza che possa contribnuire a
generare leggi di sistema. Uno sforzo necessario vista
l'impossibilità di darsi leggi internazionali per la rete: si pensi
all'autarchia cinese e iraniana che fino a ieri minacciavano di
staccarsi dalla rete globale, oppure alla minaccia di Angela Merkel e
Dilma Roussef di farsi una rete dedicata per sfuggire al controllo
tecnico degli USA dopo l'affaire Snowden. Perciò il tentativo della
commissione è quello di affermare dei principi di alto livello,
ispirati alla grandi dichiarazioni dei diritti dell'uomo e che si
spera possano offire l'occasione di autoregolamentare il proprio
comportamento come singoli, aziende e fornitori di servizi. Secondo
l'on. Giovanni Paglia di Sel "Dopo un anno di lavoro inclusivo e
trasparente, abbiamo prodotto una Carta che riconosce valori
fondamentali come il diritto all'accesso e alla condivisione di
conoscenze, provando a tutelare gli utenti dallo strapotere delle
corporations. Adesso tocca al Parlamento". Il percorso della
Carta in effetti, una volta ufficializzata, dovrebbe proseguire alla
Camera dei deputati come mozione che impegni il Governo italiano a
presentarla come la propria posizione sia nel contesto nazionale che
in quello internazionale. E mentre i relatori di martedì si
preparano l'altra notizia è che la carta dei diritti italiani ha già
un importante sostenitore, è Sir Tim Berners Lee, l'inventore del
Www.
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