Legge
sui partiti, stop a M5S:
ci sarà l’obbligo di democrazia interna
Bocciato
l’emendamento presentato da Toninelli che puntava a diminuire il
livello di trasparenza previsto dalla legge di attuazione
dell’articolo 49 della Costituzione
Ci
risiamo. Il Movimento 5 Stelle, quando si parla di trasparenza,
predica bene ma razzola molto male. E succede così che in un
emendamenti grillino alla legge sui partiti di attuazione
dell’articolo 49 della Costituzione, in discussione in commissione
Affari costituzionali alla Camera, si punti a togliere l’obbligo di
democrazia interna per partiti e movimenti politici. Sembra
incredibile ma è così. La buona notizia è che l’emendamento è
stato bocciato.
Ma
andiamo con ordine. La scorsa settimana il relatore Matteo Richetti
(Pd) ha predisposto un testo unificato dalle diverse proposte di
legge presentate dai vari partiti. Sono stati quindi depositati circa
200 emendamenti dai gruppi parlamentari. Durante la discussione, M5s
si è opposto all’obbligo di statuto previsto dalla proposta di
legge ufficiale del Pd (a prima firma di Lorenzo Guerini) che esclude
dalle elezioni i partiti privi di statuto, in cui siano indicati
anche gli organi di controllo e garanzia. Il testo unificato di
Richetti non ha fatto propria questa sanzione proposta da Guerini,
venendo di fatto incontro alle richieste dei grillini. Ma
evidentemente non è bastato.
In
esso si stabilisce infatti che “la vita interna dei partiti
politici, movimenti e gruppi politici organizzati e la loro
iniziativa politica sono improntate al metodo democratico”. Il
primo emendamento di M5s, a prima firma di Danilo Toninelli, puntava
a sopprimere questo comma con l’obbligo di democrazia interna. Un
secondo emendamento dello stesso Toninelli vorrebbe sostituire
l’obbligo di democrazia interna, con “Il diritto di tutti i
cittadini di associarsi liberamente in partiti per concorrere con
metodo democratico a determinare la politica nazionale”;
formulazione che si riferisce alla democrazia del sistema politico
italiano e non a quella interna ai partiti.
Il
testo di Richetti prevede più obblighi per i partiti che vogliono
usufruire del 2 per mille e dei benefici fiscali, mentre per i
movimenti che non vogliono ricorrervi – come M5s – gli oneri sono
minori. Tuttavia anche per essi è obbligatorio (articolo 5 comma 2)
avere un sito internet in cui istituire una sezione denominata
“Trasparenza in materia di risorse, decisioni e procedure“. In
essa dovranno essere pubblicate “le procedure richieste per
l’approvazione degli atti che impegnano il partito, movimento o
gruppo politico organizzato, e il numero, la composizione e le
attribuzioni degli organi deliberativi, esecutivi e di controllo, le
modalità della loro elezione e la durata dei relativi incarichi”.
Si tratta cioè delle procedure e degli organi che assicurano la
democrazia interna (oltre agli organi esecutivi). Ma anche di questo
comma M5s chiede l’abrogazione con un emendamento a prima firma di
Federica Dieni.
Immediata
la pioggia di critiche dei vertici del Partito Democratico. “I 5
stelle presentano emendamenti al ddl sui partiti per impedire una
maggiore democrazia e trasparenza al loro interno. Grillo e
Casaleggio junior dopo il caso Pizzarotti stringono la morsa sul
movimento. Nulla di nuovo, sono allergici alla democrazia“. Così
David Ermini componente della segreteria del Pd.
Andrea
Romano ✔
@AndreaRomano9
Noi
vogliamo più democrazia e più trasparenza dentro i partiti. M5S
presenta emendamenti per dire no. Chissà perché... #M5Spectre
19:19
- 16 Maggio 2016
di
Stefano Cagelli per L' Unità.TV
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