Sviluppo digitale in Europa, Italia in coda ma cresce più di altri
Il Digital economy & society indexv dell’Ue pone l’Italia al 25esimo posto. Ecco tutti gli indici
Nel
settore dell’innovazione digitale ci stiamo impegnando, ma il
rendimento è ancora basso. È questo quello che emerge
dalla classifica
Digital economy & society index (Desi),
che misura i progressi degli Stati Ue nel settore del digitale.
Un’analisi fatta sulla base di circa trenta indicatori nelle
seguenti aree: connettività, capitale umano, uso di internet,
integrazione delle tecnologie digitali nel sistema produttivo,
e-government. Nella
classifica dei 28 Paesi membri dell’Unione europea, l’Italia
occupa il 25esimo posto.
Un gradino più basso rispetto al 2015, ma facciamo parte del gruppo
di Paesi (insieme a Croazia, Lettonia, Romania, Slovenia e Spagna)
cosiddettocatching
up,
ovvero quelli che registrano i tassi di crescita più alti.
Come
si vede dal grafico ci troviamo sotto la media europea dello 0.52,
indicata nel diagramma con il colore blu. Il punteggio raggiunto
dall’Italia è dello 0.40, il colore verde indica che la situazione
indubbiamente migliora. Rispetto allo scorso anno, quindi, siamo
cresciuti. Il trend è positivo, tuttavia quello che è stato fatto
non ci consente di recuperare terreno e fare un bel balzo in avanti.
C’è ancora tanta strada da fare in ognuno dei settori presi in
esame, ma andiamo ad analizzarli nel dettaglio.
Per
quanto riguarda la connettività siamo messi malissimo, al
27esimo posto in Europa. La banda larga c’è, ma si diffonde molto
lentamente. Soltanto il 53% della popolazione è raggiunto dalla
connessione ad alta velocità. Qui la distanza dalla media Ue è
massima, 0.42 contro 0.59. Di contro utilizziamo molto di più la
rete mobile attraverso gli smartphone, con 75 abbonamenti ogni 100
persone.
Sul capitale
umano siamo 24esimi. Un terzo degli italiani non è mai andato o
non va quasi mai su internet, mentre meno della metà della
popolazione possiede le competenze digitali indispensabili. Il
punteggio raggiunto dall’Italia in questo ambito passa dallo 0.38
del 2015 allo 0.42 di quest’anno, ma è ancora lontano dallo 0.59
della media Ue.
Sull’uso
di internet registriamo il risultato peggiore, occupando
l’ultima posizione. La nostra abitudine a cercare notizie ed
informazioni sulla rete o ad usufruire dei servizi digitali è
scarsa. Anche in questo ambito la distanza dalla media Ue (0.45) è
elevata. Il punteggio del nostro Paese è dello 0.33.
Le
cose vanno meglio nel campo dell’integrazione di tecnologie
digitali nel sistema di produzione, 20esimi. Qui il punteggio passa
dallo 0.29 del 2015 allo 0.31 del 2016, contro una media europea
dello 0.36.
La
performance più soddisfacente è nel campo dei servizi pubblici
digitali, ovvero dell’e-government, dove l’Italia ottiene uno
score dello 0.54, occupando il 17esimo posto in classifica. Non a
caso la distanza dalla media Ue (0.55) è solo dello 0.1.
Bicchiere
mezzo pieno o mezzo vuoto? Di sicuro non c’è da compiacersi,
né è il momento di fare bilanci. Dopo un 2015 scandito da una serie
di ostacoli e ritardi di varia natura, che hanno rallentato il
cammino dell’innovazione, il 2016 è l’anno in cui l’Italia può
cambiare passo su tutti i fronti e ottenere buoni risultati.
Il
piano di 3 miliardi di euro per la realizzazione della banda
ultralarga, presentato esattamente un anno fa, ha ricevuto da poco il
via libera da parte della Conferenza Stato-Regioni e a breve passerà
l’ultimo vaglio di Bruxelles. Nel frattempo, tra tante difficoltà,
sono state avviate le sperimentazioni del Sistema pubblico
dell’identità digitale (Spid) e dell’Anagrafe unica digitale.
Sono partiti anche i progetti sulla fatturazione elettronica e i
pagamenti digitali nella Pubblica amministrazione. Mentre è in corso
l’iter parlamentare per l’approvazione del Codice
dell’amministrazione digitale (Cad), la riforma digitale della PA,
e del Freedom of information act (Foia), la legge per rendere più
trasparente e accessibile la nostra burocrazia.
Insomma,
il cantiere dell’innovazione è aperto. Adesso è arrivato il
momento di capitalizzare quanto fatto fino ad oggi. Pertanto bisogna
lavorare a testa bassa per rispettare il piano di lavoro e
raggiungere gli obiettivi.
Di
Matteo
Scirè per L' Unità.TV
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