30 ago 2015

Gas, scoperta da record: Eni trova in Egitto il più grande giacimento del Mediterraneo

Gas, scoperta da record: Eni trova in Egitto il più grande giacimento del Mediterraneo

Da Repubblica Economia & Finanza.it


Il colosso italiano individua una sorgente da 850 miliardi di metri cubi. L'ad Descalzi: "Scoperta storica, trasforma lo scenario energetico". Renzi si complimenta: "Risultato straordinario"



ROMA - Se i rilievi saranno confermati, Eni potrebbe festeggiare la più grande scoperta di gas mai effettuata in Egitto e nel mar Mediterraneo, che potrebbe diventare una delle maggiori scoperte di gas a livello mondiale. Il colosso italiano dell'energia ha individuato infatti un giacimento nell'offshore egiziano del Mar Mediterraneo, presso il prospetto esplorativo denominato Zohr. Dalle informazioni geologiche e geofisiche disponibili, e dai dati acquisiti nel pozzo di scoperta, ci sarebbe un potenziale di risorse fino a 850 miliardi di metri cubi di gas in posto (5,5 miliardi di barili di olio equivalente) e un'estensione di circa 100 chilometri quadrati. Un successo esplorativo che offrirà un contributo fondamentale nel soddisfare la domanda egiziana di gas naturale per decenni.
Il pozzo Zohr 1X, attraverso il quale è stata effettuata la scoperta, è situato a 1.450 metri di profondità d'acqua, nel blocco Shorouk, siglato nel gennaio 2014 con il Ministero del Petrolio egiziano e con la Egyptian Natural Gas Holding Company (Egas) a seguito di una gara internazionale competitiva.
L'Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, si è recato nelle scorse ore al Cairo per aggiornare il presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi, su questo successo, e per parlare della nuova scoperta con il Primo Ministro del paese, Ibrahim Mahlab, e con il Ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie, Sherif Ismail. Descalzi ha commentato: "È un giorno davvero importante per la nostra società e le persone di Eni. Questo importante risultato è la conferma delle nostre competenze e delle nostre capacità di innovazione tecnologica con immediata applicazione operativa, e dimostra soprattutto lo spirito di forte collaborazione tra tutte le componenti aziendali che sono alla base di questi grandi successi. La strategia che ci ha portato a insistere nella ricerca nelle aree mature di paesi che conosciamo da decenni si è dimostrata vincente, a riprova che l'Egitto presenta ancora un grande potenziale. Questa scoperta storica sarà in grado di trasformare lo scenario energetico di un intero paese, che ci accoglie da oltre 60 anni. L'esplorazione si conferma al centro della nostra strategia di crescita: negli ultimi 7 anni abbiamo scoperto 10 miliardi di barili di risorse e 300 milioni negli ultimi sei mesi, confermando così la posizione di Eni al top dell'industria. Questa scoperta assume un valore ancora maggiore poichè fatta in Egitto, paese strategico per Eni, dove possono essere sfruttate importanti sinergie con le istallazioni esistenti permettendoci una rapida messa in produzione".
Al manager sono arrivate anche le congratulazioni del premier, Matteo Renzi: "Complimenti a Eni per questo straordinario risultato di un lavoro di ricerca che si inserisce nell'ambito dei rapporti tra Italia ed Egitto, in un'ottica di partnership economica strategica che riguarda il nostro Paese e più in generale l'intero continente africano", ha sottolineato Renzi, che ha sentito il Presidente egiziano Al-Sisi per commentare insieme l'impatto di questa scoperta sulla stabilità energetica del Mediterraneo e più in generale sulle prospettive di sviluppo della regione.
Eni, che è presente in Egitto dal 1954 ed è stata precursore nell'esplorazione e sfruttamento delle risorse gas nel Paese fin dalla scoperta del Campo di Abu Maadi nel 1967, svolgerà ora le attività di delineazione del giacimento per assicurare lo sviluppo accelerato della scoperta che sfrutti al meglio le infrastrutture già esistenti, a mare e a terra. Il pozzo Zohr 1X, che è stato perforato a 4.131 metri di profondità complessiva, ha incontrato circa 630 metri di colonna di idrocarburi in una sequenza carbonatica di età Miocenica con ottime proprietà della roccia serbatoio. La struttura di Zohr presenta anche un potenziale a maggiore profondità, che sarà investigato in futuro attraverso un pozzo dedicato.

29 ago 2015

Influenza H1N1, Novartis: ipotesi di truffa sui vaccini

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Influenza H1N1, Novartis: ipotesi di truffa sui vaccini

Perquisizioni nella casa farmaceutica.

20 Giugno 2014 da Lettera43.it






Perquisizioni nelle sedi del gruppo farmaceutico Novartis, a Siena e a Origgio in provincia di Varese.

È iniziata così la mattinata di venerdì 20 giugno per la casa farmaceutica che s'è vista piombare in casa, per disposizione del pubblico ministero Aldo Natalini, i carabinieri del Nas di Firenze.

INDAGINI SULLA «SUINA».

 I militari sono intervenuti nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla procura di Siena che ipotizza una truffa nella fornitura al ministero della Salute del vaccino Focetria contro l'influenza A (H1N1) del 2009, conosciuta come «influenza suina». Inoltre le perquisizioni puntano ad appurare se ci siano state irregolarità pure nella determinazione del prezzo per il vaccino influenzale stagionale, il Fluad.

DOSI FORNITE AL MINISTERO. 

Da quanto emerge dalle indagini, nel 2009, in 'allarme' pandemia H1N1, su impulso dell'Oms lo Stato italiano stipulò infatti con Novartis un contratto per la fornitura di 24 milioni di dosi di vaccino, per un costo di oltre 184 milioni di euro.

19,8 MLN DI RISARCIMENTO.

 Nel 2010, dopo il cessato allarme, il ministero chiese di interrompere la fornitura: per le dosi acquistate, oltre 12 milioni, erano stati spesi 97,6 milioni. E per il risarcimento legato allo stop della produzione, la Novartis ricevette 19,8 milioni di euro. Una cifra, è scritto nel decreto, quantificata dal comitato ministeriale «sulla base dei costi aziendali documentati dall'azienda farmaceutica».

IPOTESI DI UNA TRUFFA.

 In base a quanto si è appreso, gli investigatori ipotizzano una truffa per l'interruzione delle forniture del vaccino H1N1, in quanto Novartis avrebbe gonfiato il prezzo di un componente essenziale del vaccino - l'adiuvante Mf59 - con un ricarico del 500% (3.964 euro al litro invece che 660) grazie a sovrafatturazioni infragruppo fra le consociate italiana, americana e tedesca.

FARE LUCE PURE SUL FLAUD.

 Secondo l'accusa, tale sistema avrebbe indotto in errore i componenti della commissione del ministero della salute per il risarcimento del danno legato al Focetria. Gli investigatori del Nas sospettano che ciò possa essere avvenuto anche con l'Aifa, che determinò il prezzo del Fluad.

ACCUSE PER L'AD GULLI.

 Inoltre, è stato comunicato che l'amministratore delegato della divisione vaccini della casa farmaceutica Novartis, Francesco Gulli, è indagato con l'accusa di truffa aggravata: gli investigatori ipotizzano un danno all'erario di 2,7 milioni di euro. Anche se la cifra, sempre secondo gli inquirenti, potrebbe salire a 16 milioni di euro.

REATO NON PREVENUTO.

 Le accuse per illecito amministrativo riguardano anche la società Novartis Vaccines Diagnostics, per non aver adottato quei modelli organizzativi che avrebbero dovuto prevenire il reato di truffa contestato al suo amministratore delegato.

L'AZIENDA VUOLE CHIARIRE.

 In merito alla vicenda, Novartis ha fatto sapere attraverso una nota che il suo operato «è ed è sempre stato, improntato al pieno rispetto della legge e delle disposizioni vigenti».
Inoltre l'azienda ha sottolineato di «rinnovare la sua disponibilità a collaborare pienamente con le autorità competenti, verso le quali nutre la massima fiducia».

Quando una voce e una canzone si combinano perfettamente.


27 ago 2015

'Ritrovato un treno nazista carico d'oro'. La scoperta scuote la Polonia

'Ritrovato un treno nazista carico d'oro'. La scoperta scuote la Polonia

DI LUCA STEINMANN per L' Espresso.it

Due uomini, un tedesco e un polacco, nei giorni scorsi hanno comunicato alle autorità di Wroclaw, in Polonia, di aver ritrovato un treno carico di beni preziosi. Da decenni si vociferava dell'esistenza del convoglio, che i soldati della Wehrmacht avrebbero tentato di salvare dall'avanzata dell'Armata Rossa. Secondo i due ricercatori è stato rinvenuto in un tunnel ferroviario in disuso.


Un treno carico di armi, gioielli, oro e materiale industriale è stato ritrovato a Wałbrzych, cittadina nell'ovest del Paese ai confini con la Repubblica ceca e vicino all'antica città tedesca di Breslavia. Ad annunciarlo è il sindaco , che in una conferenza stampa ha confermato le notizie che erano già emerse nei giorni scorsi quando due persone, un polacco e un tedesco, avevano contattato le autorità locali comunicando la scoperta e chiedendo il 10 per cento dei proventi.


Il ritrovamento confermebbe la veridicità di molte dicerie che negli ultimi decenni si erano diffusi nella regione . Il treno sarebbe appartenuto alla Wehrmacht (l'esercito regolare tedesco) e sarebbe stato in fuga dall'avanzata sovietica sul finire della seconda guerra mondiale. Entrato in una galleria vicino al castello di Książ, tra le montagne, non sarebbe più emerso. Secondo la stampa locale il tunnel sarebbe poi stato chiuso dimenticando il convoglio al suo interno.


Lungo circa 150 metri, il materiale trovato al suo interno avrebbe un inestimabile valore economico e storiografico . Nonostante non sia ancora stato comunicato cosa precisamente contenga sono già in molti a fantasticare quali meravigliose ricchezze i tedeschi avessero stipato al suo interno. Diversi storici si sono già messi alla ricerca della provenienza del treno, per individuare l'origine del carico.
Durante la Seconda Guerra mondiale, infatti, i nazisti prelevarono oltre 550 milioni di dollari in oro dai governi dei Paesi occupati. Quando capirono che la capitolazione era vicina i soldati della Wehrmacht tentarono di mettere al sicuro i bottini dall'avanzata sovietica, trasportandoli nel cuore della Germania. Molto di essi andarono perduti, in conti bancari secretati o nelle valigie di alcuni ufficiali. Alcuni però sono rimasti dispersi in zone desolate degli ex territori occupati. Come quelli ritrovati sul treno abbandonato.





24 ago 2015

Marò, il Tribunale di Amburgo respinge la richiesta italiana

Marò, il Tribunale di Amburgo respinge
 la richiesta italiana


Il verdetto del Tribunale del mare: deciderà l’Aja, ma Girone resta in India. L'agente del governo italiano Azzarello: «Siamo delusi». Il ministro Gentiloni: «Risultato utile».


Italia e India devono sospendere «le procedure in corso» sul caso dei due marò.
È questo il verdetto del Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo, che ha contestualmente respinto la richiesta italiana di far rimanere in patria Massimiliano Latorre e far rientrare dall'India Salvatore Girone.
IN ATTESA DELL'AJA. A decidere «nel merito» sul loro destino (o meglio: a decidere chi tra India e Italia abbia la giurisdizione per processare i due fucilieri di Marina) dovrà essere un giudice terzo, cioè la Corte internazionale dell’Aja, ancora in via di costituzione.
Nel frattempo, il Tribunale del mare ha considerato «non appropriato prescrivere misure provvisorie riguardo la situazione dei due marine italiani, poiché questo toccherebbe questioni legate appunto al merito del caso».
Il verdetto, in sostanza, non cambia per ora la situazione dei due marò: Salvatore Girone dovrà restare in India, mentre Massimiliano Latorre non potrà contare sulla permanenza in Italia al termine del periodo concessogli dalle autorità di Delhi per ragioni di salute.
AZZARELLO: «SIAMO DELUSI». I giudici di Amburgo hanno preso le loro decisioni a maggioranza (15 i voti a favore, 6 i contrari) e hanno ordinato alle parti di presentare, entro il 24 settembre 2015, un rapporto sulle misure cautelari che riguardano attualmente i due militari. «Il Tribunale ha oggi ordinato che l'India e l'Italia si astengano dall'esercizio di qualsiasi forma di giurisdizione sui due fucilieri di Marina, nell'attesa di una determinazione definitiva del caso da parte della Corte arbitrale, che è in via di costituzione», ha commentato da Amburgo l'agente del governo italiano, Francesco Azzarello. «Nel fare ciò, il Tribunale ha riconosciuto la piena legittimazione e competenza della Corte arbitrale sulla vicenda. Siamo comunque delusi che il Tribunale non abbia adottato nessuna misura sulla situazione di Latorre e Girone, ritenendo che della questione debba occuparsi la costituenda Corte arbitrale».
L'ITALIA RINNOVERÀ LE SUE RICHIESTE. Per tale ragione, ha detto ancora Azzarello, «l'Italia sta valutando di rinnovare le richieste relative alla condizione dei due fucilieri davanti alla Corte arbitrale, non appena essa sarà costituita. Siamo certi che l'India attuerà senza ritardo le misure oggi prescritte».
Il giudice Francesco Francioni, nominato ad hoc dall'Italia al Tribunale di Amburgo, è sembrato però più scettico. E nel valutare il verdetto si è chiesto in particolare in che modo possano essere efficaci tali misure «senza che vengano revocate, pro tempore, le misure di limitazione della libertà individuale dei due marò italiani».
DELRIO: «SPERAVAMO IN UNA SENTENZA DIVERSA». Anche il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha espresso il suo disappunto da Rimini, al Meeting di Comunione e Liberazione. «L'Italia sperava diversamente, avevamo chiesto altre cose, la sentenza non va nella direzione che avevamo richiesto», ha detto Delrio. «Il governo non può fare altro che prenderne atto, poi si decideranno ulteriori passi da parte del presidente del Consiglio e dei ministri competenti».
GENTILONI: «RISULTATO UTILE». Diversa la lettura fornita, sempre dal Meeting di Rimini, dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Secondo il titolare della Farnesina, la sentenza di Amburgo è «un risultato utile», perché «ha stabilito in forma definitiva il principio molto importante che non sarà la giustizia indiana a gestire la vicenda dei marò. Sarà l'arbitrato internazionale, come l'Italia aveva chiesto, a gestire questo caso. La decisione di oggi è una premessa positiva». Il ministro ha poi ribadito la versione sostenuta dal governo italiano, garantendo l'impegno dell'esecutivo per assicurare la libertà ai due fucilieri: «Sappiamo che l'Enrica Lexie era in acque internazionali e che i due marò svolgevano il loro compito di militari in rappresentanza dello Stato», ha detto Gentiloni.
Il giurista: «Fra un anno la prima udienza dell'Aja»
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, sullo sfondo i marò Latorre e Girone.
(© Imagoeconomica) Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, sullo sfondo i marò Latorre e Girone.
Roberto Virzo, docente di diritto internazionale all'Università del Sannio, prevede che il caso marò sia destinato a durare ancora a lungo. «Ragionevolmente credo che ci vorrà da un anno e mezzo a due anni per avere il pronunciamento dell'Aja. Nella sua prima ordinanza la corte fisserà la data entro cui le parti devono presentare le memorie e le date per udienze. Ritengo che ci vorrà almeno un anno per la prima udienza», ha spiegato Virzo.
«L'INDIA DOVRÀ CAMBIARE ATTEGGIAMENTO». In ogni caso, secondo il docente, adesso l'India sarà costretta a cambiare atteggiamento. «Non potrà più vantare in maniera certa, come pretendeva di fare, di avere giurisdizione sul caso. Sarà il tribunale dell'Aja a dire chi ha giurisdizione. Nel frattempo né l'Italia, né l'India, potranno avviare procedimenti. Teniamo conto che Delhi aveva già annunciato che il 26 agosto avrebbe fissato ulteriori date del processo. Ora è costretta a fermare tutto, perché l'ordinanza di Amburgo è obbligatoria, e nel frattempo le parti potranno continuare a negoziare».
MELONI: «IL GOVERNO SBAGLIA UN RIGORE A PORTA VUOTA». Non si fermano invece le critiche al governo. Il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, che della vicenda dei due fucilieri di Marina ha fatto una bandiera politica, ha parlato di «rigore sbagliato a porta vuota». A suo giudizio il governo Renzi, «dopo aver immotivatamente atteso mesi e mesi prima di ricorrere all'arbitrato internazionale, è riuscito nell'impossibile impresa di farsi respingere dal Tribunale del mare di Amburgo le legittime richieste dell'Italia sulla sospensione delle misure cautelari nei confronti dei marò Latorre e Girone. Era un rigore a porta vuota che solo questo esecutivo incompetente e superficiale poteva riuscire a sbagliare».
GASPARRI: «IL TRIBUNALE NON CI HA CONCESSO NULLA». Profonda delusione per il mancato accoglimento delle richieste sul rientro di Girone e la permanenza in Italia per motivi di salute di Latorre è stata espressa poi Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato. «Amburgo ha deciso di non decidere, rimandando tutto all'arbitrato internazionale e non ci ha concesso nulla. Chiediamo giustizia e invece abbiamo solo rinvii o, come in questo caso, un evidente scaricabarile, giacché nulla si è voluto stabilire rinviando il giudizio nel merito all'arbitrato dell'Aja. Resta la rabbia per l'incapacità degli ultimi governi italiani che hanno sottovalutato il dramma dei nostri fucilieri di Marina con un lassismo colpevole e non hanno saputo risolvere con determinazione la situazione. Le colpe politiche sono evidenti e note», attacca Gasparri.
da Lettera43.it

21 ago 2015

L'estate di chi non conosce crisi: lo scontrino da 16.350 euro - Guarda

L'estate di chi non conosce crisi: lo scontrino da 16.350 euro -  Guarda 




Una serata in compagnia in uno dei club più esclusivi di Porto Cervo passata a suondi brindisi e champagne non è un passatempo alla portata di tutti. 
A testimoniarlo, uno scontrino pubblicato da L'Unione Sarda in cui l'importo finale si avvicina allo stipendio annuo di un lavoratore medio in cui la voce più a buon mercato è una bottiglia d'acqua: costa 50 euro.

da Microsoft news.it

17 ago 2015

Gli amplificatori della paura

Gli amplificatori della paura

Di Ilvo Diamanti per Repubblica.it

VULNERABILI. Assediati dal mondo che incombe. Sopra di (e intorno a) noi. È il nostro ritratto, delineato, un giorno dopo l'altro, dalla Lega. E, anzitutto, dal leader, Matteo Salvini. Che, a Ponte di Legno, nel tradizionale raduno estivo dei militanti padani, ha "promesso" di bloccare l'Italia per alcuni giorni, il prossimo novembre.

In segno di protesta. Contro l'invasione dei migranti. Una questione evocata anche dal M5s. In particolare, dal portavoce e megafono, Beppe Grillo. Si cerca, in questo modo, di amplificare la "paura degli altri" che ci invadono da Sud. Magrebini e nord-africani: scavalcano i muri, pardon: i mari. A bordo di navicelle e barconi, guidati da pirati e briganti. E arrivano da noi, lasciando dietro di sé un numero innumerevole di morti. Annegati e abbandonati, senza sepoltura e con pochi rimpianti. Perché non possiamo e non dobbiamo rimpiangere chi se l'è cercata. Chi ha perfino pagato per intraprendere questa crociera dell'orrore. In fuga dalle guerre e dalla fame. E non possiamo rimpiangere chi non ha volto. Chi è senza biografia. E senza patria. (Altrimenti, perché lasciarla?). Se gran parte di questi disperati parte dalla Libia, comunque, noi che c'entriamo?

La Libia oggi è libera. Non c'è più il Tiranno. Anzi non c'è più nessun potere. Nessuna autorità. Non per nulla vi si è installato l'Is... Se i poveri ci invadono, noi ci dobbiamo difendere. Abbiamo impiegato decenni e decenni a conquistare il benessere. Dopo che i nostri avi  -  anche i miei  -  se ne sono andati altrove. Lontano. Oltre oceano. Dove ci trattavano con diffidenza. Per questo oggi è giusto contrastare l'invasione. I nuovi barbari. Ed è giusto difenderci dal mondo. Non solo dall'Africa. Anche dall'Europa. Che ci impone le sue regole, le sue politiche. Ma non è disposta a condividere i costi delle scelte "comunitarie". L'Euro(pa). Una moneta senza Stato. Un Marco mascherato. Sul quale incombe il profilo minaccioso di Schäuble. Accanto a quello, non meno inquietante, della Merkel. Viviamo tempi difficili. E indecifrabili. Dove si fatica a individuare il pericolo. A dargli un nome e un volto. Per questo la sfiducia cresce e si diffonde in modo rapido e profondo. Lo abbiamo già segnalato. Da gennaio ad oggi, il timore dell'immigrazione, in tema di sicurezza, è salito dal 33% al 42%, fra i cittadini (Sondaggio Demos, giugno 2015). Contemporaneamente, nella percezione sociale, si assiste al declino di ogni istituzione e di ogni potere. La fiducia nell'Unione Europea, in particolare, è ormai ridotta al 27%. Mentre la convinzione che "stare nell'Euro", per noi, sia vantaggioso è condivisa dall'11%. In meno di dieci anni, dunque, ci siamo trasformati nel popolo più euroscettico, mentre prima eravamo i più euro-entusiasti.

Il problema è che ci sentiamo indifesi. Senza autorità che ci proteggano. Senza ideologie che ci offrano certezze. Ma soprattutto, senza frontiere. Perché senza confini perdiamo identità. E l'identità serve a distinguere (ciascuno di) noi dagli altri. Serve a capire di chi ci possiamo fidare. A separare gli amici dai nemici. Senza confini: non riusciamo più a riconoscere gli altri e noi stessi. E la globalizzazione ha complicato tutto. Perché  -  per citare Giddens  -  ha "stressato" il rapporto spazio-temporale. La comunicazione globale, in particolare, ci fa sentire ancora più esposti, fragili. Interdipendenti dalle mille crisi  -  economiche, politiche, sociali  -  che, in ogni attimo, avvengono dovunque. Noi le percepiamo immediatamente. (Subito e senza mediazioni). E il nostro senso di impotenza si moltiplica. Figurarsi il flusso, quotidiano dei migranti. Seguito e amplificato, sui media, minuto per minuto, sbarco dopo sbarco, un morto dopo l'altro. La pietà? Quando non sfinisce nell'indifferenza (non ci possiamo far carico di tutti i problemi del mondo...), sconfina nell'ostilità. È un sentimento irrazionale. Materia di fede. Se ne occupino Papa Francesco e Monsignor Galantino. "Pietosi" di professione. Basta che poi non pretendano di rovesciare su di noi la loro Caritas irresponsabile.
Per questo  -  ci esortano Salvini, ma anche Grillo e altre grida di "all'armi"  -  dobbiamo reagire: contro ogni invasione. Che provenga dal Nord Africa, da Bruxelles o da Berlino. Prendiamo esempio dalla Gran Bretagna, disposta a bloccare il tunnel della Manica. Pur di arrestare l'invasione e difendere i propri "confini". La propria identità. Anche noi, sostiene Salvini, per tornare "padroni a casa nostra": presidiamo le frontiere. I mari del Sud. Allarghiamo le distinzioni e le distanze dall'Europa.

Ma, seguendo questo percorso logico e politico (non, per carità, politologico), potremmo spingerci perfino oltre. Oltre lo stesso Salvini, che vorrebbe conquistare il Sud e Roma, con la sua Lega Nazionale. Meglio, invece, rilanciare la Questione Meridionale. Per rammentare che l'Italia non esiste. È un'invenzione. Esistono, semmai, le Italie. La più affluente e sviluppata: il Nord. Pardon: la Padania. Perché dovrebbe pagare i costi "dei" Sud?  Noi, orfani di frontiere e confini, di bandiere e ideologie. Oggi non sappiamo più chi siamo. Molto meglio, allora, seguire l'esempio di Viktor Orbán. Un faro. Il premier dell'Ungheria, per fermare i profughi, ha avviato la costruzione di un muro. Lungo i confini con la Serbia. Per difenderci dal Mondo, allora, erigiamo anche noi  -  non uno, ma  -  molti muri. Lungo le coste del Sud. Anche in Italia. Per difenderci
dal "nostro" Sud. E visto che tutto è cominciato nel 1989, ricostruiamo il muro di Berlino. Neutralizzerà la Germania. E ci restituirà un mondo "finito". Diviso. Un mondo più sicuro. Prima di allora, però, avvertitemi. Preferisco emigrare.


16 ago 2015

La Resistenza è nata l'8 settembre e tutti la ricordino

La Resistenza è nata l'8 settembre e tutti la ricordino


Di Eugenio Scalfari su Repubblica.it
SPESSO mi vengono in mente strane associazioni di idee. Immagino che capiti a molti ed io di solito me le tengo per me, ma quelle di oggi desidero invece dirle: ho letto sui giornali che i lavori del Senato riprenderanno dopo la pausa estiva, l'8 settembre, sul tema — assai contrastato — della riforma costituzionale. Altro nessuno dice. Ebbene, sarà un caso, ma quella dell'8 settembre è una data fatidica nella storia moderna del nostro paese. Era il 1943 e il governo presieduto da Pietro Badoglio dette l'annuncio d'aver firmato l'armistizio con l'America e l'Inghilterra, aggiungendo che l'Italia si sarebbe opposta a chiunque si fosse schierato contro quella decisione. Di fatto (e di diritto) cambiavamo fronte, con un governo legittimo che controllava in quel momento soltanto i territori del Mezzogiorno dagli Abruzzi in giù; tutto il resto era nelle mani del governo di Salò presieduto da Mussolini e presidiato dall'Armata tedesca, dalle Ss naziste e dai fascisti.


In questa situazione accaddero due fatti rilevanti: l'esercito italiano si dissolse come neve al sole, lo Stato si sfasciò, la Patria con la P maiuscola si frantumò (per una trentina d'anni nessuno scrisse più la parola patria). In quegli stessi giorni cominciò la Resistenza nei territori occupati dai nazi-fascisti. Uno sfascio e una nascita. Questo doppio evento ha avuto un grande significato nella storia del nostro paese e venne annualmente celebrato al Quirinale, in Parlamento, all'Altare della Patria e alle Fosse Ardeatine. Ma anche quest'anno sarà così? Me lo auguro e per quanto riguarda il Quirinale ne sono più che sicuro.


Penso anche che ne parlerà la presidentessa della Camera (ancora chiusa) Laura Boldrini. Ma al Senato l'ordine del giorno prevede l'inizio della discussione d'un tema assai controverso che vede un solco profondo tra le varie forze politiche e all'interno del Pd. È probabile che il presidente Grasso ricordi l'8 settembre del '43 ma l'assemblea sarà comunque in tutt'altre faccende affaccendata. Non so se il regolamento parlamentare glielo consenta, ma auspico che Grasso dia la parola ai senatori che vorranno ricordare quell'avvenimento storico che è sempre estremamente attuale e poi tolga la seduta. Sarebbe un gesto estremamente apprezzabile anche se in palese contrasto con chi ha stabilito di cominciare proprio in quel giorno una querelle che dividerà profondamente gli animi anziché unificarli come il significato storico della Resistenza vorrebbe.
***
Gli altri temi di grande rilievo, alcuni di carattere internazionale, altri di carattere interno, sono: la Cina e la svalutazione della sua moneta, la Grecia e le decisioni finali dell'Eurogruppo convocato ieri a Bruxelles, la prospettiva sempre più urgente della nascita di un'autorità europea con una nuova governance, ampie cessioni di sovranità nazionali in economia e in politica. Per quanto riguarda i problemi interni campeggia quello del Mezzogiorno, del fisco e dell'occupazione ai quali altri se ne sono aggiunti: quello della Rai, quello della scuola, quelli della giustizia civile. Li ricordo perché è bene che siano tenuti presente, ma ovviamente cercherò di coglierne il significato con la massima brevità.


Il caso cinese non meritava l'allarme che per dieci giorni ha sconvolto i mercati di tutto il mondo. Più volte governi e Banche centrali dell'Asia, del Giappone, dell'Occidente avevano auspicato una svalutazione dello yuan che, per decisione del governo di Pechino, era stato fissato allo stesso tasso di cambio del dollaro. Un tasso artificiale e politico. Perché? Per incoraggiare gli investitori esteri a scegliere la Cina come loro mercato di espansione. A loro volta le esportazioni cinesi continuavano ad essere incoraggiate dai bassissimi costi di produzione e la moneta cinese comprava titoli pubblici americani in una misura addirittura preoccupante: con quelle riserve, quando l'avesse voluto, la Cina poteva comprare mezza America e mezza metà del mondo (come in parte ha fatto).


Ma ora svaluta la sua moneta. Perché? Perché le esportazioni sono fortemente diminuite, molte imprese private cinesi hanno ridotto il loro lavoro e l'occupazione. Di conseguenza i consumi ristagnano. Questa è la ragione della svalutazione dello yuan, oltre al desiderio di internazionalizzare la sua moneta negli organismi mondiali. Non ci sono dunque motivi di allarme. Tutto può accadere ma non è nelle previsioni.


Della Grecia c'è poco da dire. La trattativa si è alla fine chiusa positivamente anche se la Merkel ha alzato la voce: la Germania va al voto tra due anni e Angela deve fare la faccia feroce per mantenere il consenso della sua pubblica opinione. Gli altri lo sanno, a cominciare da Draghi, e questa è la partita la cui fine positiva è evidente.


Quanto all'Europa, il caso greco è stato provvidenziale per dimostrare la necessità di fare passi avanti verso lo Stato federale. Tra i più autorevoli sostenitori di questa tesi in Italia ci sono Romano Prodi e Guido Rossi. La Boldrini lo scrive esplicitamente sui giornali e ha l'intenzione di convocare i presidenti delle Camere di tutta Europa per una posizione comune. Sarebbe importante se ci riuscisse.
***
Dei tre temi che dominano la situazione italiana c'è da dire che non si stanno facendo grandi progressi. Sono entrati nell'agenda del governo è questo è già un apprezzabile risultato, ma non si è andati molto più in là. Le procedure sono lunghe, la semplificazione della pubblica amministrazione comporta anch'essa una procedura assai complessa; Aldo Moro ai tempi suoi sosteneva che fosse necessaria almeno una generazione per rifondare lo Stato, perché di questo in realtà si tratta. In tempi di avanzata tecnologia diciamo pure che ci vorranno tre anni. Il resto, le novità che annuncia il ministro Madia, sono giocattolini da mettere sotto l'albero di Natale.


Questo per quanto riguarda il Mezzogiorno. Il punto che realmente bisognerebbe portare avanti è quello di far nascere ed educare una nuova classe dirigente e politica. I partiti nel Sud sono riserve di caccia, emirati, lobby, "ascari" come Salvemini chiamava i sostenitori di Giolitti. Dopo più d'un secolo i tempi non sono affatto cambiati. La gente onesta e consapevole del Sud è sempre più tentata dall'astensione. Oppure dal votare per gli "sceriffi" e gli "sceicchi"; ma non sarà un bel risultato. Il resto, l'occupazione, il sostegno dei poveri, gli investimenti, l'andamento del reddito, sono, questi sì, obiettivi dove il governo è concretamente impegnato e gode anche del sostegno di Mario Draghi.


Qualche miglioramento c'è ma ancora impercettibile. Le cifre del Pil aumentano in maniera marginale, quelle dell'occupazione non sono ancora positive e i consumi non riescono a ripartire.
Questa è la situazione. In parte dipende dal governo ma anche dall'Europa. Speriamo che consenta quella famosa flessibilità che finora però è parola ma non fatto.


Della riforma costituzionale del Senato non ho alcuna intenzione di parlare. Quello che penso l'ho già detto nelle lettere che ci siamo scambiati recentemente con Giorgio Napolitano e, per quanto mi riguarda, non ho altro da aggiungere. La partita è in mano a Renzi e ai dissenzienti del Pd. Ma una cosa è certa: il premierato, come il nostro presidente del Consiglio lo intende, non è compatibile con la democrazia parlamentare. Che ognuno si regoli come meglio crede.


13 ago 2015

L' arte del prestigiatore non è per tutti



Roma, San Basilio, tre leoni nel campo rom: residenti allertati dai ruggiti notturni

Roma, San Basilio, tre leoni nel campo rom: residenti allertati dai ruggiti notturni



Erano giorni e giorni, almeno due settimane buone, che la signora Rachele (il nome è di fantasia) sentiva strani versi di animale. «Erano ruggiti, veri e propri ruggiti. Impossibile a credersi», ha raccontato. Già, sembrerebbe impossibile visto che la signora non vive in un cottage nella Savana, bensì in un quartiere periferico a forte densità abitativa come San Basilio. Eppure quei continui ruggiti avevano lasciato perplesse anche altre persone del quartiere. Fino a che non sono riusciti a identificarne la provenienza. Un’area pubblica, lungo via Casale di San Basilio, all’angolo con Via Filottrano, ridotta ad accampamento di fortuna di qualche rom, con tanto di transenne.

Quegli strani ruggiti arrivavano proprio da questo piazzale. Pochi metri più in là e spiccano i palazzoni. Paura, disagio, preoccupazione, per famiglia, bambini, cari. Da lì la corsa a chiamare la Polizia, per una verifica. Ed è così che è avvenuta la scoperta. Tre leoni sono rimasti “parcheggiati” per almeno quindici giorni (ma forse anche di più) in quest’area. Periferia estrema della Capitale che la street art ha cercato di riqualificare dal degrado negli ultimi mesi.Ma dove possono accadere storie «bizzarre» (per dirla con la Polizia forestale) come questa. Leoni di proprietà di un circo, lasciati dentro un container circense per giorni parcheggiato in un’area pubblica senza le dovute autorizzazioni, e senza controlli. In attesa di essere recuperati e ripartire oltre confine. A denunciare l’affair dei tre felini “ucraini” (così li chiamano ora gli agenti) è stata la Lav, la Lega anti vivisezione onlus, che due giorni fa aveva ricevuto la strana segnalazione della signora Rachele.

IL SOPRALLUOGO Ieri il caso è scoppiato, in un rincorrersi di segnalazioni, istanze, sopralluoghi e diffide. È stato il vice presidente della Lav Roberto Bennati ad inviare subito un’istanza al Corpo Forestale chiedendo un’ispezione d’urgenza per verificare la provenienza e la proprietà dei tre leoni, le condizioni di salute, lo stato di detenzione, le previste autorizzazioni prefettizie, nonché i certificati sanitari. E soprattutto perché mai ci fossero 3 leoni in un piazzale pubblico.........................



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IL Messaggero


Microsoft, 100 milioni dollari per il non profit

Microsoft, 100 milioni dollari per il non profit


Da MSN Notizie

In occasione dell'arrivo di Windows 10 Microsoft lancia l'iniziativa #UpgradeYourWorld, con cui supporterà 10 organizzazioni non profit internazionali e 100 locali per un anno con un investimento di 100 milioni di dollari in denaro e tecnologie, destinati alla promozione di alcuni progetti specifici e alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle loro attività. In particolare, il colosso di Redmond lavorerà a stretto contatto con le organizzazioni per sviluppare progetti che possano migliorare il mondo attraverso un mix di tecnologia, investimenti e campagne pensate per rendere le persone più consapevoli del proprio operato. Le organizzazioni non profit internazionali già aderenti all'iniziativa sono CARE, Code.org, Keep a Child Alive, Malala Fund, Pencils of Promise, Save the Children, Special Olympics, The Global Poverty Project e The Nature Conservancy; la decima sarà scelta dagli utenti di tutto il mondo coinvolti da Microsoft e dai suoi partner dal prossimo 29 luglio, data di rilascio di Windows 10. Inoltre, nel corso dell'anno i dipendenti Microsoft potranno scegliere una giornata di volontariato in favore dell'organizzazione non profit più vicina.


12 ago 2015

Da L' Unità.....Grillo salta a destra !


L’Europa ci restituisce oltre 12 mila immigrati: “Sono vostri irregolari entrati da noi”

L’Europa ci restituisce oltre 12 mila immigrati: “Sono vostri irregolari entrati da noi”

Le riammissioni dal 1° gennaio sono aumentate. Francia, Svizzera e Austria i Paesi più rigidi
GUIDO RUOTOLO per LA STAMPA.it
ROMA
Incrociano le dita. Si nascondono nelle toilette dei treni che varcano i confini nazionali. Di notte, battono i sentieri dei valichi. Di giorno si confondono tra i frontalieri. Svizzera, Francia, Slovenia: è una scena che si ripete tutti i giorni. Ma, dall’altra parte della «frontiera» che sempre Europa è, ci sono le forze di polizia che cercano le «prede», i trofei: i migranti irregolari che devono essere allontanati. A maggio, a giugno, la scogliera di Ventimiglia sembrava la “Croisette” di Cannes con telecamere e fotoreporter per immortalare i migranti che volevano proseguire la loro avventura nel vecchio continente. E di questi viaggi di speranza sono impressionanti i numeri dei migranti che dal primo gennaio al 31 luglio l’Italia ha dovuto riprendersi: 12.456. I Paesi confinanti ce ne volevano restituire ben 16.305. Evidentemente, abbiamo dimostrato che 4000 non erano arrivati dall’Italia. In ogni caso, numeri fotografano il problema: la grande mobilità interna all’Europa di decine di migliaia di migranti che passando dall’Italia cercano di raggiungere mete precise.
Va ricordato, viceversa, che migranti che dall’Italia sono stati riconsegnati ai Paesi confinanti sono stati 591. Dunque, secondo Parigi, 11.202 migranti identificati in Francia erano arrivati dall’Italia. Noi abbiamo contestato questi numeri riconoscendone, alla fine, solo 7758. Eritrei, etiopi, marocchini, afghani, tunisini, sudanesi. Tutti ritornati in Italia. Quando si parla di migranti in arrivo si scruta l’orizzonte. Si pensa alla Libia, al Canale di Sicilia, a Lampedusa. E invece c’è un secondo fronte, quello dei confini terrestri europei.
I NUOVI ARRIVI
I comunicati della sala operativa delle Capitanerie di porto in questi giorni sembrano bollettini di guerra: «1552 migranti tratti in salvo in 7 distinte operazioni di soccorso». Per Ferragosto, di questo passo, supereremo i 110.000 migranti soccorsi. Il 10% in più rispetto all’anno scorso. Nessuna invasione. Una parte di loro farà domanda di protezione umanitaria. Molti proveranno a disperdersi in Europa. Altri saranno rimpatriati, espulsi.
I richiedenti asilo saranno accolti nelle strutture delle comunità locali, nei Centri di accoglienza. La disponibilità di posti raggiunge i 120.000 migranti. E dovranno sottoporsi all’iter burocratico delle commissioni che esamineranno le loro posizioni. E se l’esito fosse negativo, i richiedenti avranno sempre la possibilità di appellarsi alla giustizia e ai suoi tempi (biblici). Nel frattempo, in molti proveranno a raggiungere i loro cari e amici nei Paesi dell’Europa del Centro-Nord.
GLI IRREGOLARI
È una Torre di Babele. Migranti che chiedono asilo politico. Migranti trafficanti o pusher che finiscono in carcere. Disperati per motivi economici che attraversano il Canale di Sicilia e vengono espulsi. E poi quelli che trasformano il loro provvedimento di espulsione in carta straccia. E quelli ancora che entrano in Italia dall’Europa e vengono riaccompagnati in Francia o in Slovenia. E viceversa. Ma al di là dei richiedenti asilo, si può capire la dimensione del popolo dei migranti che non ha il diritto di rimanere in Italia solo attraverso alcuni indicatori. Circa 18.000 sono stati fermati ed espulsi dal primo gennaio agli inizi di agosto. I rimpatriati sono stati 8497, rimpatriati anche con i voli charter. Quelli che non hanno «ottemperato» al provvedimento del questore di lasciare l’Italia sono stati invece 9571.
TEMPI LUNGHI PER I RIMPATRI
Perché i provvedimenti di espulsione non sono stati eseguiti? La cancellazione del reato di clandestinità non c’entra, è il numero esiguo dei Cie, i centri di identificazione ed espulsione, a complicare le cose. In realtà è un non problema visto che il numero di «irreperibili» non è così imponente. Però il tempo per l’espulsione è lungo. Occorre essere certi dell’identità e della nazionalità. La procedura di identificazione attraverso il coinvolgimento delle rappresentanze diplomatiche e consolari dei Paesi di provenienza ha bisogno di tempo. I migranti vengono trattenuti nei Cie, che sono strutture protette, sorvegliate. Dall’anno scorso, il tempo di permanenza nei Cie non può superare i tre mesi. Ma non è tanto questo il problema. È che i posti disponibili sono molto ridotti: oggi sono soltanto 539, nel 2012 arrivavano anche a 1813.


Addio Movimento Grillo vara il partito xenofobo e di destra

Addio Movimento Grillo vara il partito xenofobo e di destra

Il comico scippa alla Lega il tema stranieri e scomunica Buccarella che firmò l’emendamento che aboliva il reato di immigrazione clandestina

In un batti e ribatti di zitto-tu-che-nonsai-di-cosa-parli Grillo sconfessa la sua base. La base Cinquestelle prende tempo ma non si fa sconfessare dal fondatore. La Lega insiste nelle sue invettive contro tutti e tutto e Calderoli arriva ad attaccare il Vaticano dopo che il governatore Zaia provoca la Cei e quindi la curia veneta e dice: aprite agli immigrati i vostri seminari che restano chiusi. Forza Italia si smarca dalla linea del Carroccio, definisce «sterili le polemiche con il Papa» e ricorda a Salvini che il loro «comune nemico dovrebbe essere il governo e non certo la Chiesa». I continui sbarchi fanno diventare di burro alleanze politiche che l’emergenza immigrazione taglia con la lama facendo fettine di patti e strategie vere e presunte. A destra. Perchè a sinistra, nel Pd e oltre, almeno su questo, c’è e resta una comune visione del problema: l’immigrazione è un problema che però va affrontato e gestito nella consapevolezza della sua ineluttabilità e possibilmente con il massimo coinvolgimento dell’Europa.


Il leader 5 Stelle ha annusato, non da oggi, che il nodo immigrazione è buono per cercare facili consensi. Gli stessi che ha tirato su la Lega con l’abilissimo Salvini a forza di ruspe e fantomatici muri alzati in mare. E in vista della campagna elettorale 2016 – quando in primavera andranno al voto le più grande città Torino, Milano, Bologna, Napoli, Cagliari sempre che non si aggiunga anche Roma – prova a mettere le mani sul dossier che più di tutti è in grado di spostare facilmente consensi. E dire che nel 2013, nella campagna elettorale, tenne lontano la questione dal programma sapendo quanto avrebbe potuto dividere anche nel giovane movimento. «Se ci schieriamo sull’immigrazione prendiamo voti con percentuali da prefisso telefonico» disse Grillo. Tre anni dopo la questione è ineludibile perchè il dossier è in prima fila sui tavoli dei sindaci e su quelli del governo. Lasciarlo tutto alla Lega sarebbe imperdonabile. Ma il Movimento si spappola. La sequenza degli ultimi giorni è chiarissima: il monito di Papa Francesco («non accogliere i profughi è un atto di guerra»); il post del giorno dopo di Bertola, consigliere comunale M5S di Torino, con proposte di giro di vite su permessi e sorveglianza più stretta dei profughi; Salvini nell’inatteso ruolo dell’inseguitore («Grillo ci copia»); l’affondo della Cei e di monsignor Galantino («Basta con questi quattro piazzisti che non sanno cosa dicono»).


Dopo tre giorni di affondi, il senatore Cinque stelle Maurizio Buccarella, membro della Commissione Giustizia e, soprattutto, autore dell’emendamento che il 18 dicembre 2014 abolì il reato di immigrazione clandestina (reato che ancora vive perchè il governo non ha mai scritto la delega per l’abolizione) replica al collega di movimento Bertola e lo consiglia di tacere. Perchè «non conosce a fondo la materia». Per riparare alla mancanza, gli suggerisce il documento che sintetizza la politica del movimento in materia di immigrazione e politiche di accoglimento: accoglienza diffusa gestita dai sindaci e farla finita con Cara e Cie altri centri; permessi di soggiorno temporanei per consentire alla persone di circolare nello spazio Schengen; accorciare al massimo i tempi delle procedure per il rilascio dei permessi. Insomma, inclusione e non certo giri di vite nè muraglie di navi in mare. Un presunto protagonismo che Grillo ha immediatamente gelato e sconfessato ricordando a Buccarella di stare praticamente al suo posto. «Va ricordato al cittadino Buccarella – scrive il leader M5S – che nel Movimento non esistono gerarchie, tipiche invece dei partiti. Non c’è differenza fra un portavoce consigliere comunale e un portavoce senatore». Poi l’ex comico rivendica il fatto che la loro posizione è frutto di «un approccio pragmatico, lontano da sciacalli (così li aveva definiti Orfini, ndr) , commenti da bar, salvinate e boldrinate». Buccarella, «per il bene del Movimento e di tutti i compagni di viaggio» preferisce non replicare e non fare dichiarazioni. Fino a sera, quando si affida anche lui al blog. Come fa il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, uno che da tempo prende le misure a Grillo. «Non ho certezze -scrive il sindaco – so però che quando ci sono di mezzo esseri umani bisogna essere seri e non usare slogan». La base pentastellata discute e si divide. Scorrendo i circa novanta commenti sembra prevalere la linea dell’accoglienza. E Grillo sembra finire sotto accusa. Aldo chiede che si torni a votare. Era già successo nel 2014 ai tempi dell’abolizione del reato di clandestinità e vinse il partito dell’abrogazione. «Se sarà necessario anche questa volta torneremo alla consultazione della base» dice Buccarella.


Ma Grillo, che pure annuncia il ritiro politico e il ritorno in tv, ha ottenuto quello che voleva: intestarsi il dibattito sull’immigrazione che non è più un’esclusiva Lega. Lo ha messo sul tavolo e in agenda per il dibattito estivo visto che quello sulle riforme rischia di essere troppo tecnico e con scarso appeal. Gli sbarchi, invece, saranno il pane quotidiano delle prossime settimane. Se il Movimento sbanda, il leader pentastellato sta però abilmente negli ultimi giorni occupando la scena politica come mosse impreviste. Ha accettato di votare con Sel Carlo Freccero nel cda Rai. Ha rilasciato ben due interviste, una al Corriere della Sera e ieri sera a La7 quando ha attaccato il Capo dello Stato. «Mattarella? Non so neppure chi sia» ha detto ai microfoni di In Onda. «Ho sperato tanto che battesse un pugno sul tavolo con tutti questi decreti che con una parola capovolgono il senso originario. Invece nulla». E su questo è arrivato prima Grillo del Carroccio.
Da http://www.unita.tv


11 ago 2015

Rossi: “Senato, chi critica la riforma rilegga Berlinguer”

Rossi: “Senato, chi critica la riforma rilegga Berlinguer”

Enrico Rossi ricorda il monocameralismo auspicato già dallo storico segretario Pci. “Chi vuole bloccare l’iter punta a far saltare il tavolo”
Ha appena finito la sua passeggiata sul Monte Piana, nel Massiccio delle Dolomiti di Sesto, nel luogo in cui tra il 1915 e il 1917 italiani e austroungarici si massacrarono in una lunghissima guerra di posizionamento. «Qui si sta perdendo di vista la realtà», commenta il presidente della Toscana, Enrico Rossi. La realtà è l’avanzata di Grillo e Salvini nei sondaggi, dice, «è ora che la sinistra e il Pd comincino a occuparsi di questa ondata xenofoba e che riallaccino i rapporti con i territori invece di dividersi al proprio interno».


Presidente, a proposito di guerre, partiamo dalle ultime notizie sul Pd. Le riforme sono la battaglia finale?


«Trovo che si stia scatenando una guerra inutile. Spero sia come i temporali agostani, passeggera, ma sono inaccettabili questi toni da ultima spiaggia sulle Riforme quando in realtà si vuole parlare al proprio interno. Così si rischia di inasprire inutilmente un clima già piuttosto teso».


Sulla sua pagina facebook lei porta ad esempio Berlinguer che indicava nel monocameralismo e nella drastica riduzione dei parlamentari, la via da seguire. Un messaggio alla minoranza?


«A chi oggi torna a chiedere il Senato elettivo dico: andate a rileggervi Berlinguer. Il dibattito sul monocameralismo alberga nella sinistra da lungo tempo, legittimamente, per rispondere ad una esigenza di funzionamento delle istituzioni. Se nel Pd vogliamo aprire una discussione sulla democrazia facciamolo, ma collochiamo il dibattito all’interno dei grandi cambiamenti economici e sociali. Parliamo dell’Europa e di un governo eletto democraticamente dai cittadini europei. Wolfgang Schäuble ha proposto un comitato tecnico, naturalmente controllato dalla Germania, per accelerare l’unità d’Europa. La sinistra non ha nulla da dire? Il problema di democrazia è lì, dove dobbiamo costruire gli Stati uniti d’Europa, controbilanciando il potere economico con quello politico».


Quindi è un dibattito superato quello della minoranza sul Senato elettivo?


«Gianfranco Bertolini, che è stato presidente della Toscana diceva che monocameralismo e Senato dei territori sono l’unico modo per portare i territori nel cuore dello Stato».


Per Gotor e Mucchetti Italicum e Senato non elettivo sono inconciliabili. Esagerano?


«Trovo bizzarro che questa argomentazione venga posta da un Parlamento che è nominato grazie al Porcellum, compreso Bersani. Inoltre nessuno dovrebbe dimenticare che mentre la Riforma costituzionale prevede un iter particolare, la legge elettorale è una legge ordinaria. Sono due cose diverse. E mi faccia dire una cosa, a proposito di Mucchetti: ha sostenuto che in questo modo ci sarebbe un Senato di mezze cartucce. Come si permette? Dunque, mi faccia capire, un consigliere regionale eletto dai cittadini è una mezza calzetta e un senatore nominato è un illuminato?».


La minoranza respinge anche l’accusa di voler dare un colpo al governo. Sostiene che riforma e governo sono cose distinte.


«Il governo deve andare avanti e risolvere i problemi del Paese, ma questa riforma è una parte centrale della missione stessa dell’esecutivo. Mi sembra evidente che chi blocca questa riforma punta a mandare all’aria il tavolo. Un tema, invece, mi sembra quello posto dal ministro Martina sulla revisione del titolo V, necessario a mio avviso, per evitare rigurgiti centralisti che possono essere pericolosi. Si potrebbe trovare un maggiori equilibrio, ad esempio, sulle competenze tra governo e territori».


Secondo lei c’è un rischio scissione nel Pd?


«Spero di no. Preferirei vedere il mio partito impegnato sui grandi temi che abbiamo di fronte. Come affrontiamo questa ondata di xenofobia e di destra che ci sta spazzando via? Il duo GrilloSalvini, a cui ha risposto bene il segretario della Cei, Galantino, definendoli dei piazzisti da quattro soldi, hanno un grande consenso. Vogliamo chiederci perché? Forse perché siamo poco presenti sul territorio, abbiamo abbandonato i quartieri, i lavoratori… È nell’insicurezza, nelle difficoltà e nell’incertezza della vita di ogni giorno che cresce la xenofobia. Parto da un sondaggio: il 70% degli italiani è d’accordo con Grillo e Salvini su molte questioni. Stiamo dando battaglia culturale come partito? Stiamo costruendo alleanze territoriali con la Chiesa, i giovani, i sindacati? Qui si gioca l’egemonia culturale del Paese».


Sta dicendo che il Pd sta perdendo contatto con la realtà?


«Con tutto il rispetto per il dibattito sull’articolo 2 ritengo che si debba dare battaglia politica sul territorio contro questa ondata di destra. Chi vuole buttare giù Renzi sappia che il nostro popolo lo ha votato alle primarie perché voleva archiviare una vecchia classe dirigente. Una larga parte delal nostra gente pensa che Renzi possa governare bene il Paese e dirigere il partito e inoltre vuole lealtà».

@mariazegarelli per L' Unità.it
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11 agosto 2015




Cuperlo replica a Staino: Non sono di gomma, la critica lascia il segno

Cuperlo replica a Staino: Non sono di gomma, la critica lascia il segno
Lucio Di Marzo

La critica era arrivata, forte, la scorsa domenica. Una lettera aperta del vignettista Sergio Staino che al compagno Cuperlo imputava di rischiare di mandare a morte la sinistra, chiedendo che di costruire un'alternativa a Renzi, ma di farlo senza distruggere il Partito Democratico.
La risposta, altrettanto sentita, la pubblica ancora l'Unità, con un Cuperlo che parla di un linguaggio e una asprezza di giudizio che lasciano il segno e replica a quel non vi sopporta più nessuno di Staino, sostenendo di non volere tornare indietro.

Fino dal giorno dopo la vittoria di Renzi non ci siamo tirati fuori, scrive Cuperlo, che rivendica la scelta di stare nel nuovo con un punto di vista e la coerenza di una sinistra anch'essa da ripensare. Difende anche le prese di posizioni sulle riforme, che in altri tempi e fatte dai nostri avversari avremmo definito strappi irricevibili. E pure le affermazioni che la minoranza Dem fece sulla legge elettorale: Non si vota ponendo la fiducia.
Cuperlo riconosce però anche alcuni limiti della propria posizione. Come non essere riusciti a raccontare e far vivere un'altra idea di democrazia, economia, diritti. Quella che dovrebbe orientare la bussola di una sinistra in Europa e oltre i suoi confini.

Il deputato Dem ha in mente un'alternativa al Partito della nazione renziano. E la esplicita così: Ricostruire il campo largo di un centrosinistra civico, dove il Pd non basta a se stesso e che per questo diventa perno di una coalizione con altri. Come per una fase fece l’Ulivo.