Così l’inquinamento danneggia il nostro cuore
Di DANIELE BANFI per La Stampa.it
Le
polveri sottili fanno innalzare i livelli di infiammazione aumentando
il rischio infarto.
Che
le polveri sottili facciano male all’apparato respiratorio lo
sappiamo da tempo. Ciò che invece meno conosciamo é che i danni,
soprattutto quelli più immediati, avvengono a carico del sistema
cardiovascolare già sin dalla tenera età. Attenzione però a trarre
conclusioni affrettate: degli oltre 68 mila decessi in più avvenuti
quest’anno -se confrontati con il 2014- non è possibile affermare
che siano dovuti solamente all’inquinamento.
Le
polveri sottili fanno male anche al cuore
In
queste ultime settimane, complice un clima “impazzito”
caratterizzato dall’assenza di piogge, l’inquinamento atmosferico
ha raggiunto livelli preoccupanti. A spaventare sono le quantità di
polveri sottili, quelle minuscole particelle nanoscopiche presenti
nell’aria capaci di penetrare all’interno delle cellule
danneggiandole. Anche se i polmoni sono la prima struttura ad essere
colpita, sempre più numerosi studi indicano che il vero danno
avviene innanzitutto a livello cardiovascolare.
Tracce
di inquinamento anche nel sangue degli adolescenti
All’ultimo
convegno ESC svoltosi a Londra - l’annuale appuntamento della
European Society of Cardiology - sono stati presentati i dati di una
ricerca che ha mostrato inequivocabilmente che le polveri sottili
cominciano già a fare danni a partire dalla tenera età. Lo studio
ha comparato la salute cardiovascolare di un gruppo di ragazzi
residenti a Cracovia e Lublino. La scelta delle due città non è
casuale: nella prima i livelli di inquinamento atmosferico risultano
doppi rispetto alla seconda. Dalle analisi è emerso in particolare
che negli abitanti di Cracovia i livelli di proteina C reattiva
risultavano nettamente maggiori rispetto a quelli dei giovani di
Lublino. Un dato importante poiché il dosaggio di questa proteina
serve per stabilire il grado di infiammazione. Più è alto è più
il corpo è sotto stress e il rischio infarto e ictus aumenta. Ma le
novità non finiscono qui perché altri studi presentati hanno
dimostrato che all’aumentare delle polveri sottili è associato un
aumento nel numero di ricoveri ospedalieri, soprattutto in chi soffre
di scompenso cardiaco.
Aumento
dei decessi: le variabili in gioco sono molte
Ma
siamo davvero sicuri che l’aumento delle morti di quest’anno -le
proiezioni indicano nel nostro Paese un +68 mila rispetto al 2015-
sia dovuto all’inquinamento atmosferico? La relazione tra polveri
sottili e rischio di infarti, ictus e neoplasie non è di certo una
novità. I dati però vanno analizzati con cura perché le variabili
in gioco che portano al decesso sono molte e non si possono
ricondurre in maniera semplicistica all’inquinamento atmosferico.
Un esempio? L’aumentato numero di morti è avvenuto maggiormente
nei mesi invernali (gennaio-febbraio-marzo) e nel torrido luglio.
Nello scorso inverno si è registrato un drastico calo nell’adesione
alla vaccinazione influenzale. E se fosse questa una delle possibili
cause? E se fosse stata l’eccezionale ondata di caldo estivo ad
aumentare i decessi nel mese di luglio?
Dove
intervenire?
Risposte
certe al momento non ce ne sono perché nella scienza, per stabilire
una precisa relazione, ci vogliono dati solidi e tempo. Che
l’inquinamento sia un problema serio è un dato di fatto ma fare di
tutta l’erba un fascio è profondamente sbagliato. L’analisi dei
dati è fondamentale per capire dove e come intervenire. Attribuire
all’inquinamento l’aumentato numero di decessi nel 2015 non solo
è sbagliato scientificamente ma non porta a nessun passo avanti
nella comprensione dei problemi e nella progettazione di possibili
soluzioni.
Twitter
@danielebanfi83
Nessun commento:
Posta un commento