IL RICERCATORE ITALIANO PIU’ CITATO
Ecco le 6 regole per diventare grandi scienziati
Alberto
Mantovani, milanese, insegna patologia generale all’Humanitas
University ed è direttore scientifico dell’Istituto clinico
Humanitas. La sua attività di ricerca si è incentrata sui
meccanismi di difesa immunologica e, in particolare, sui sistemi più
primitivi (immunità innata). È il ricercatore italiano più citato
nella letteratura scientifica internazionale. Lo scorso 11 ottobre ha
ricevuto il premio «Milstein», il più importante riconoscimento
internazionale per la ricerca sulle citochine e sugli interferoni,
proteine da cui dipende il coordinamento fisiologico del sistema
immunitario. Questi sono i suoi consigli agli studenti per diventare
grandi scienziati
di Alberto Mantovani per
IL Corriere Della SeraSalute.it
1.La
lettera al Corriere
«Caro
giovane studente, traggo spunto dalla mia esperienza per condividere
con te qualche riflessione che mi auguro ti possa essere utile nel
tuo percorso di sviluppo personale e professionale. Innanzitutto,
però, una premessa doverosa: sono un medico ed un immunologo, ho
dedicato vita e carriera alla ricerca in questo settore. La mia
lettera, dunque, va inevitabilmente letta con questo limite di
prospettiva».
Questo
il testo introduttivo seguito dai sei consigli del professore.
2.Devi
sempre seguire le tue passioni
«Ho
il privilegio di fare un lavoro che è anche una delle passioni della
mia vita: la mia famiglia, l’Immunologia e la Medicina, la
montagna, il calcio, l’opera lirica. È un privilegio non da tutti,
che va vissuto senza limiti. Significa essere preparati a lavorare
tanto, anche nel tempo libero: non ti peserà. Di regola vado in
vacanza, in spiaggia o in un rifugio per fare alpinismo, portando da
leggere articoli scientifici. Conosco tanti scienziati - il cui
apporto è stato riconosciuto anche con il Nobel - ma nessuno che
abbia dato contributi importanti senza lavorare duramente».
Alberto
Mantovani con la sua equipe
3.Vivi
in dimensione internazionale
«Nella
Scienza i confini nazionali non esistono. Per questo è
indispensabile crescere in un ambiente internazionale, abituarsi a
leggere, scrivere, confrontarsi e studiare in inglese, la lingua
della scienza, in un contesto aperto che favorisca gli scambi
culturali. Con questi presupposti è nata l’esperienza di Humanitas
University. In concreto, significa anche trascorrere una parte del
proprio percorso formativo e professionale all’estero. Nel mio
caso, in Inghilterra e negli stati Uniti».
L’Istituto
Humanitas (foto Day Studio Agency - SM)
4.Sii
sempre umile e collaborativo
«Premio
Nobel, professore, dottore, tecnico, sono solo titoli. Quel che conta
è lo spessore delle persone. L’avanzamento della Scienza ha una
componente inevitabile di competizione ed un’altra, altrettanto
necessaria, di spirito di squadra. Un esempio fra tanti: unire le mie
competenze con quelle di Elisabetta Dejana, biologa vascolare oggi in
IFOM, ci ha permesso di scoprire la riprogrammazione genica
dell’endotelio vascolare, in competizione con giganti come Harvard.
Senza l’interazione con colleghi di tutto il mondo oltre che con
miei tecnici e i tanti giovani che si sono formati nel mio
laboratorio, non avrei dato alcun contributo».
5.Raccogli
le sfide e ascolta gli altri
«Non
aver paura di rischiare e di mettere in discussione i paradigmi
correnti. Quando, in Inghilterra, il progetto cui lavoravo con Peter
Alexander e Bob Evans non funzionava, sviluppai un progetto mio,
diverso. Mi lasciarono libero di proseguire e al momento della
pubblicazione dello studio non vollero comparire tra gli autori,
lasciando a me il merito. Questo lavoro controcorrente ha posto le
basi per il “rinascimento” dell’importanza del legame tra
infiammazione e cancro. Quel momento ha segnato la mia carriera
scientifica e mi ha dato un grande insegnamento: l’importanza della
correttezza».
6.Impara
dai pazienti: sono il centro di tutto
«Per
il bene dei pazienti, nel rispetto delle loro sofferenze e delle loro
famiglie, trasmetti messaggi corretti e non innescare false
aspettative. Le cronache sono piene di pseudo-cure miracolose. Dare
speranza è doveroso, ma la vera speranza consiste nella ricerca
medica rigorosa, al di fuori della quale si alimentano solo
illusioni».
7.Condividi
sempre idee e risultati
«Per
fare ricerca utilizzerai e contribuirai a sviluppare tecnologie
altamente sofisticate e costose: non dimenticare, però, che il
diritto alla salute è di tutti, anche dei più poveri. Una delle
frontiere della scienza è condividere: idee, dati, risultati, ma
anche i mezzi di tutela della salute».
E
la letteraa si conclude:
«Buona
fortuna, quindi. Ti auguro di trovare, come è accaduto a me - in
particolare con il National Cancer Institute e AIRC - agenzie di
sostegno che favoriscono l’indipendenza dei giovani. E ti auguro di
scegliere istituzioni altamente qualificate che ti accolgano e ti
lascino fiorire come meriti».
IL Corriere Della Sera.IT
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