A Imola vincono solo Grillo e Casaleggio, i giovani non contano
Dalla
kermesse emerge un Movimento Cinquestelle che non riesce a
confrontarsi con il mondo reale e rifiuta ogni forma di democrazia
interna: Di Maio e gli altri servono solo per l’immagine
Dalla
kermesse emerge un Movimento Cinquestelle che non riesce a
confrontarsi con il mondo reale e rifiuta ogni forma di democrazia
interna: Di Maio e gli altri servono solo per l’immagine
“Il
Movimento 5 Stelle al governo”, recitava lo slogan della kermesse
di Imola: ma i pochi che il governo (locale) lo esercitano davvero
hanno dovuto riunirsi semiclandestinamente in un bar, al di fuori
dell’autodromo, e soltanto dopo aver subissato di messaggi Luigi Di
Maio, che del Movimento è il responsabile Enti locali. Ai sindaci
cinquestelle, infatti, la Casaleggio Associati ha vietato il palco
centrale; e l’incontro ufficiale previsto dal programma era andato
deserto perché convocato sabato alle 10 di mattina, quando il
meeting ancora doveva iniziare e a Imola non c’era nessuno.
In
questa contraddizione c’è tutto il senso politico della kermesse,
e il suo limite più vistoso: da una parte c’è la propaganda, che
giustamente fa cadere l’accento sulla purezza identitaria del
Movimento, sulla sua alterità radicale al sistema dei partiti,
sull’intransigenza delle proposte e delle posizioni, sulla
“democrazia diretta” del web; dall’altra c’è il mondo reale,
pieno di contraddizioni e di ambiguità, dove si richiedono
pragmatismo, realismo, duttilità, e dove le persone, come ha
osservato Pizzarotti, “esistono in carne e ossa, non solo
virtualmente”.
Il
sindaco di Parma ha evitato per un soffio l’espulsione, l’anno
scorso, perché ha scelto di affrontare i problemi della sua città
con gli strumenti della politica anziché con gli occhiali
dell’ideologia; la stessa cosa più recentemente è capitata a
Federico Piccitto, sindaco di Ragusa, colpevole di aver detto sì
alle trivellazioni (“una scelta obbligata”); a Livorno i
consiglieri comunali hanno bocciato il bilancio presentato dal
sindaco Nogarin. La scelta di oscurarli nasce da qui: come se il
Movimento, a giudizio della Casaleggio Associati, non fosse ancora in
grado di misurarsi con la realtà e le sue contraddizioni.
Il
grande sconfitto di Imola, Di Maio, da politico consumato qual è ha
fatto buon viso a cattivo gioco. Non ha sollevato nessuna polemica
pubblica, ha disciplinatamente svolto l’intervento previsto dal
palco, ha silenziosamente incontrato nove sindaci – al Bar Renzo,
con il blues che usciva dagli altoparlanti e i giornalisti assiepati
fuori – ha mediato e ha ricucito, ha promesso incontri a livello
locale (ma non il “meet-up nazionale sui programmi” invocato da
Pizzarotti). Sconfitto, dunque, ma pienamente in campo: è lui, oggi
anche più di ieri, il punto di riferimento di tutti coloro che hanno
capito una semplice verità: se il M5S vuol davvero fare il salto di
qualità e proporsi come forza di governo, deve scendere dal cielo
delle utopie e dei fondamentalismi per misurarsi con la realtà.
Impresa
complessa, e difficile. “Se tu ogni volta te ne esci con parole
eccessive sui giornali come faccio a ricucire con su?”, avrebbe
detto Di Maio a Pizzarotti secondo le ricostruzioni dei giornali.
Dove per “su” s’intende la Casaleggio Associati, la rocca
inviolabile e impenetrabile che è insieme il cuore e il cervello (e
la cassaforte) del Movimento. Il dissenso pubblico non è ammesso –
è questa la vera colpa di Pizzarotti – e la discussione può
avanzare soltanto per linee interne, allusioni, segnali criptici che
la nuova generazione dei Di Maio, dei Di Battista e dei Fico si
scambia allusivamente per evitare rappresaglie. C’è da chiedersi
quanto a lungo questo modello possa funzionare, e se un giorno,
divenuti abbastanza forti, i giovani prenderanno il potere nel
Movimento, o se invece sarà la platea degli attivisti, largamente
schierati sulla linea dell’intransigenza, a bloccare ogni possibile
evoluzione.
Il
problema della democrazia interna è in questo senso cruciale. Il M5S
ha conquistato nove milioni di voti, ma a decidere sono – e sempre
saranno, secondo le parole più volte ripetute da Casaleggio – i
150.000 iscritti. La piattaforma che consente agli iscritti di
intervenire e, quando necessario, votare è proprietà privata della
Casaleggio Associati, e nessuno, neppure i parlamentari del
Movimento, può controllare o verificare alcunché. E’ dunque nel
circuito chiuso fra la leadership (Casaleggio e Grillo) e la platea
dei militanti che si esaurisce ogni processo decisionale: di fatto ne
sono esclusi tanto i parlamentari, i sindaci e i consiglieri comunali
e regionali, quanto i simpatizzanti e, ancor più, gli elettori.
Che
Grillo e Casaleggio non intendino mollare la presa, al di là delle
battute sul simbolo, risulta evidente da molte dichiarazioni raccolte
a Imola: “Siete dei miracolati. Fino a due anni fa non guadagnavate
un cazzo, ora quello che non guadagna più sono io” (Grillo); “Non
passiamo il testimone a nessuno” (Casaleggio); “Nel Movimento ci
sono decine di persone pronte: perché dobbiamo candidare le persone
attraverso la tv?” (Grillo) – e pensare che Grillo è prima di
tutto un personaggio televisivo, e che la selezione del candidato
sindaco di Roma è passata per quattro dure ore di training
televisivo: sembra abbia vinto Virginia Raggi, per la rabbia di
Marcello De Vito, che grazie all’appello alle regole
era già riuscito a stoppare Di Battista e che ora rischia di restare
a bocca asciutta.
L’equilibrio
sancito a Imola prevede dunque un doppio livello: al vertice resta la
coppia dei fondatori, sostanzialmente inamovibile almeno fino a che
tutte le decisioni saranno nelle mani degli attivisti registrati sul
blog della Casaleggio Associati; più in basso, e ad uso dei media,
ci sono i giovani parlamentari che si sono fatti le ossa in questi
due anni: i loro volti sono assai più rassicuranti e meno divisivi
di quelli di Grillo e di Casaleggio, disegnano un’immagine meno
aggressiva e violenta del Movimento, all’insulto preferiscono
l’esposizione puntigliosa dei disegni di legge – ma, per ora,
contano poco o niente.
Scrivi
la tua opinione su Unità.tv

Nessun commento:
Posta un commento