12 lug 2015

Grecia, scontro Schäuble-Draghi

Grecia, scontro Schäuble-Draghi

Il tedesco chiude a ogni possibilità di accordo con i greci: la palla passa a Merkel
TONIA MASTROBUONI
INVIATA A BRUXELLES per LA STAMPA.IT
Le voci di corridoio avevano pronosticato una fine della riunione nel cuore della notte, alle due o le tre. Poco dopo la mezzanotte, invece, l’annuncio: ci si riaggiorna alle undici di stamane. Niente conferenza stampa, solo dichiarazioni all’uscita dell’Eurogruppo. E voci. La prima, Jeroem Dijsselbloem avrebbe interrotto la riunione perché il clima si stava surriscaldando tra due protagonisti della trattativa sulla Grecia. Mentre il presidente della Bce, Mario Draghi, stava spiegando un dettaglio sul debito ellenico, Wolfgang Schäuble lo avrebbe interrotto sibilando «non sono stupido». Gelo, poi la mossa di Dijsselbloem per stemperare la tensione: «riaggiorniamoci a domani». Liberi tutti. 
 
La strada è di nuovo in salita, per Alexis Tsipras. La posizione del ministro delle Finanze tedesco non è mai stata così dura. Da mesi Schäuble è ormai convinto che l’Eurozona sarebbe più forte senza l’eterno problema greco. Una fonte presenta alla riunione riassume: «il ministro delle Finanze ellenico Tsakalotos ha detto di sì a quasi tutte le nostre richieste, ma l’impressione è che si sarebbe potuto tagliare una gamba, e per il tedesco non sarebbe stato abbastanza». Il guardiano dei conti è arrivato alla riunione con una granata esplosa anche sui media internazionali a metà del pomeriggio di ieri. Una paginetta anticipata ad arte dalla versione domenicale del quotidiano di riferimento dei conservatori Faz che riportava due scenari sulla Grecia: il primo con «miglioramento» e una «rapida» implementazione delle misure, accompagnato dalla richiesta di trasferire 50 miliardi di beni in un fondo di garanzia, per poi venderli e abbattere il debito. Il secondo scenario, un’uscita dall’euro di «almeno» cinque anni accompagnata da una ristrutturazione del debito. 
 
Secondo una fonte presente all’incontro, Schäuble ha presentato la paginetta, il «position paper» degli uomini del suo ministero, solo nella prima parte, accennando ai 50 miliardi, ma non la seconda, quella che include una «Grexit» a tempo. Reazioni dai colleghi? «Zero», secondo la fonte. Il tedesco avrebbe presentato anche un quadro terrificante dei conti greci: il governo Tsipras avrebbe creato nel caos negoziale degli ultimi sei mesi 40 miliardi di fabbisogno finanziario in più; l’economia è di nuovo in profonda recessione, il debito ormai insostenibile. Berlino vuole sforzi ulteriori, rispetto a quelli proposti da Atene. 
 
Il ministro delle Finanze, tuttavia, pur essendo più estremista dei suoi colleghi, non è solo, nella diffidenza a riaprire un negoziato con Atene. Con lui ci sono i «soliti» olandesi, finlandesi, austriaci, alcuni Paesi est europei, ma anche il Portogallo. La ministra delle Finanze Albuquerque avrebbe sbottato, ad un certo punto, che i greci «stanno chiedendo un terzo pacchetto che da solo vale quanto tutto il piano di salvataggio nostro», secondo i calcoli più recenti circa 74 miliardi di euro. «Vogliamo garanzie», avrebbe aggiunto. 
 
È sempre più evidente che Schäuble ha ormai chiuso la porta a qualsiasi possibilità di salvare Atene. Possibile che l’Eurogruppo di oggi si chiuda senza un accordo. L’ultima speranza, perché la Grecia possa ricevere nuovi aiuti, è Angela Merkel. Oggi pomeriggio la cancelliera arriva per una riunione dei capi di Stato e di governo dell’area euro, il Consiglio europeo è stato disdetto stamane. Tra i due la tensione è alle stelle da tempo, sul dossier greco. Merkel vorrebbe trovare una soluzione, nonostante il partito le si stia rivoltando contro.  
 
La strategia di Schäuble, al più tardi da ieri, è chiara: scaricare sulla cancelliera la responsabilità dell’eventuale salvataggio greco. Il partito conservatore è in rivolta, molti parlamentari cristianodemocratici minacciano di non votare il pacchetto. E dai sondaggi sta emergendo anche una maggioranza dei tedeschi a favore di una Grexit. Tanto che ultimamente anche il partner di governo, il vicecancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel, si è distinto per toni ultimativi sulla Grecia. Nel suo partito, però, la maggioranza è ancora a favore di una soluzione positiva.  
 
L’eventuale riapertura delle trattative, che secondo i pronostici potrebbe intanto chiedere ad Atene di approvare un pacchetto di riforme, prima di concedere un solo euro, avverrebbe in una situazione quasi disperata, per i greci. Le banche sono chiuse da due settimane e al collasso; secondo varie fonti possono ancora resistere, questa settimana, ma è chiaro che le banche non riapriranno <per un bel po’ di tempo>. In ogni caso, se si riaprisse ufficialmente il negoziato, in teoria la Bce potrebbe aiutare con liquidità di emergenza.  
 
Anche la situazione politica in Grecia non è facile, dettaglio che non facilita il negoziato con i tedeschi, ossessionati dalla stabilità politica: Tsipras ha perso la sua maggioranza, nel voto di venerdì notte che gli ha dato il mandato per rinegoziare con i creditori. Ieri a Tsakalotos è stata espressa durante l’Eurogruppo la preoccupazione che le riforme possano incagliarsi in Parlamento, lui avrebbe risposto: «non abbiamo mai approvato nulla con una maggioranza ampia come quella di venerdì». Vero, ma il mandato non sarebbe passato, senza i voti dell’opposizione. Le voci ora parlano di «maggioranze diverse» per il tour de force delle riforme di Tsipras, che includano una fetta dell’opposizione e si liberino dell’ala più radicale del partito. 


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