Diritto romano
Di
Massimo Gramellini Vice Direttore de LA STAMPA.it
Immaginate
cosa starà pensando il capo della Mobile di Roma a proposito dei
fratelli rom che hanno falciato nove passanti uccidendone una. Cinque
giorni per trovarli e appena due per liberarli, ecco cosa starà
pensando. Già scarcerato Samuel, il maggiorenne, perché le
testimonianze autorevolissime degli altri familiari concordano
nell’addossare tutte le responsabilità sul minorenne, destinato a
pene più lievi. Davvero strano l’equipaggio di quell’auto, a cui
il giudice attribuisce tanta credibilità. Un diciassettenne senza
patente al volante di una vettura senza assicurazione che al posto di
blocco si fa prendere dal panico e schiaccia il pedale
dell’acceleratore credendo si tratti del freno: e non per un
attimo, ma per un chilometro intero. La moglie, minorenne come lui,
che si prodiga per addestrarlo a un uso corretto della pedaliera. Un
padre malato di cuore, forse, che vive in una roulotte infestata dai
topi eppure possiede un ingorgo di macchine. Infine Samuel, questo
bravo ragazzo che si guarda bene dal soccorrere gli investiti e
rimane alla macchia cinque giorni, ma solo per non lasciare il
fratellino in balia dei propri fantasmi. E’ una favola ingegnosa,
alla quale sembrano credere soltanto quelli che lo hanno rimesso in
libertà.
Chi
ha applicato la legge col paraocchi è consapevole che a Roma c’è
un quartiere blindato, dove i fascisti di Casa Pound soffiano
sull’animo risentito degli abitanti? I fomentatori di odio
ringrazieranno per il pacco dono di una liberazione immediata che si
fa beffe del senso comune e delle forme elementari di prudenza. Se
esiste un sistema legale per fomentare il razzismo, questa decisione
lo ha brevettato.
Nessun commento:
Posta un commento